Beppe: vai a farti una bella nuotata, che è meglio!..
Ho detto ad alcuni amici che avrei votato Rivoluzione Civile di Ingroia alla Camera, e sollecitavo il Pd ad escludere dalle liste gli impresentabili,
Lo ha fatto e quindi per battere Monti e la destra mi pare sia necessario consolidare la forza della coalizione progressista al Senato.
Ma non mi piace il rifiuto di Bersani di rispondere agli appelli di Ingroia. Ci ha ripensato sulla patrimoniale: bisogna solo rimodulare l’IMU, che è già una tassa sul patrimonio immobiliare. Vendola parla invece di tassa sulle rendite finanziarie.
Ingroia ha le idee ancora più chiare: vuole confiscare i patrimoni acquisiti illegalmente, e ora che per il coltissimo galantuomo Dell’Utri sono stati chiesti 7 anni di carcere, anche per aver riciclato capitali mafiosi nel ’74, assicurando al Cavaliere le risorse necessarie per costruire Milano 2, mi pare giusta l’idea che per sanare il deficit di bilancio e avere le risorse per gli investimenti, occorrono alcune misure veramente radicali.
Non è un caso che Berlusconi tema profondamente Ingroia e abbia ripreso a sparare su tutta la magistratura.
Certo la legge sul conflitto di interessi proposta da Bersani, dopo tanti anni, sarebbe una soluzione positiva. Ma dipende da come è concepita. (sempre che non se ne occupi Gentiloni). Quindi staremmo più tranquilli se in Parlamento ci fossero anche Ingroia ed altri della sua lista.
Due di questi miei amici mi avevano risposto che al Senato bisognava votare Grillo.
Parlando con franchezza mi pare che dopo le sue battute sull’euro e sull’Europa, dopo quella macista sul punto G, e ora, dulcis in fundo, quella sullo Stato con le palle e la necessità di eliminare i sindacati, vecchissimi, secondo lui, oltre ai partiti, gli direi:
Beppe! Eri più simpatico quando difendevi l’auto elettrica smart, e criticavi la Fiatper averla accantonata, quando parlavi degli imbrogli alla Parmalat, quando raccoglievi 350.000 firme per il Parlamento pulito, per varare una legge di ispirazione popolare. Che è successo ora? Perché queste scivolate fascistoidi? Non vuoi parlare con nessuno, continui a monologare come un matto, convinto di aver sempre ragione… Non starai invecchiando male anche tu?
Hai fatto in 2 giorni sul web le tue liste, con nomi di illustri sconosciuti, senza discutere con nessuno…Mentre magari sarebbe stato utile sceglierli prima e presentarli, col loro CV, e con le loro competenze. Per esempio il mio editore, Fiorenzo Fraioli.
Siamo in guerra, caro Beppe! La situazione si fa molto brutta sull’altra riva del Mediterraneo, e in Parlamento abbiamo bisogno di gente seria.
Rivoluzione civile è più convincente di te: ed è meglio avere in Parlamento gente della società civile, come Franco la Torre, figlio di Pio,ucciso dalla mafia, come i 2 operai della Fiom, contro Marchionne, Giovanni Favia, che viene dalle tue fila. Ma ci saranno anche dei partiti politici, come IDV di Di Pietro che ha fatto opposizione alle contro-riforme di Monti, come Ferrero, che sull’Europa sa di che cosa parla, (non quella del PPE, ma un’altra progressista, che potrebbe vincere per le elezioni del 2014.)
Noi non vogliamo in Parlamento gli illustri sconosciuti da te scelti. Non sappiamo chi sono e non li conosceremo mai perché non andranno in televisione ad esporre il tuo programma. Hai risposto no al dialogo, con Di Pietro, con Ingroia ecc…
Ho votato per la lista a 5 stelle, nel 2009, a Ostia, perché il Pd a livello locale faceva le stesse cose della destra, edificando grazie al piano regolatore, sui terreni agricoli. Ma ora non mi convinci affatto.
Torna a fare teatro, e piantala con le tue bischerate!
2) La guerra in Mali e il nuovo fondamentalismo della terza Al Khaeda
I jihadisti si sono presi le armi sottraendole ai partigiani di Gheddafi in Libia. Del resto l’eroe del bunga-bunga lo aveva annunciato agli occidentali: facendo la guerra a me, che finora li ho tenuti a freno, ve li ritroverete tutti addosso a voi. E così è.
A) La guerra in Mali è giusta: ha detto Bersani. Non potevamo lasciare solo Hollande.
Del resto il governo Monti non manderà piloti italiani , ma solo droni, che però non avendo ancora la capacità di distinguere fra civili e guerriglieri terroristi, faranno di tutta l’erba un fascio… E non ci ritroveremo noi con qualche attentato, magari a San Pietro, per vendetta, dopo la guerra?
b) I jihadisti sono religiosamente fanatici, ma avendo convinto anche gli uomini blù del deserto, i nomadi Tuareg, affamati di terra, pongono un problema serio, rilevato da Prodi, giunto in Mali come delegato delle Nazioni Unite.
“ Sono preoccupato - ha detto. impossibile rinunciare alle armi, in questa situazione, ma il vero problema che ci troveremo di fronte, dopo la guerra, è la cooperazione economico- sociale per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, con risorse per il lavoro e per la scuola, (possibilmente non coranica, aggiungo io.)
That is the problem!...No justice, no peace!
Molto grave quanto è accaduto nel luogo dove si estrae gas, nell’Algeria del Sud: da quel giacimento dipendono i rifornimenti di vari paesi, tra cui il nostro. Al Khaeda ha preparato da mesi la sua incursione, aiutata da complicità locali. La Francia ha chiesto al governo algerino di reagire, e dopo il blitz delle forze di sicurezza c’è stato un bagmo di sangue: sono morti 123 terroristi, 11 ostaggi, tra cui un americano, e 5 inglesi, mentre altri e alcuni lavoratori si sono salvati nascondendosi. In quelle condizioni- ha detto Hollande- non c’era altra scelta possibile. Comunque grazie al blitz congiunto franco-algerino è stato possibile ricuperare l’ingente quantità di armi a disposizione dei fondamentalisti dopo il conflitto libico. E Questo eviterà guai futuri.
Ma per capire meglio la situazione, mi pare necessario ripercorrere un po’ di storia del paese.
Il terrorismo islamico era cominciato proprio li, in Algeria, dopo le elezioni del 1993, che avevano dato la maggioranza agli islamici, ma che erano state poi annullate successivamente.
Tutto era avvenuto ben 5 anni prima del crollo delle Tween Towers, nel 2001. Migliaia di morti per anni, ma non c’era stata l’indignazione planetaria come dopo l’ 11 settembre.
Ne avevo discusso con una grande giornalista algerina, Horrya, venuta a Aix en Provence con alcuni colleghi della televisione e con alcune scrittrici, come Salimà Ghezali, autrice di “ Les amnts de Sherazade, minacciate e quindi fuggite in esilio, per partecipare a un convegno organizzato dal Centro Culturale di Aix.
Horrya: una donna, rimasta al suo posto alla televisione di Algeri, per resistere e testimoniare. Il paese aveva bisogno di lei.
Alta, di bel portamento, colorito olivastro, occhialetti da intellettuale. Una capigliatura nerissima, a nuvola intorno al volto, faceva pensare a Angela Davis.
Parlava con una voce calda e persuasiva, per presentare il suo documentario. Carismatica.
Aveva intervistato una donna, un ex- militante del C.N.L. alla quale i francesi avevano ucciso il marito al tempo della resistenza, e alla quale gli islamisti avevano ora ucciso il figlio. Una donna semplice, quella, una delle tante che piangevano i figli sgozzati dalla furia fondamentalista. L’aveva filmata per una trasmissione alla televisione di Algeri.
Horrya aveva ricevuto a Washington il premio americano per il reportage più coraggioso, e ora lo presentava ai francesi.
Grazie al denaro del premio le era stato possibile affrontare le spese degli studi di sua figlia Maya, all’Accademia di Belle Arti ad Avignone.
Gli islamisti l’avevano minacciata di morte e allora che almeno Maya non vivesse quegli orrori, e stesse al sicuro.
Provassi a immaginare - diceva Horrya - il suo terrore nella notte, quando asserragliata in casa, tratteneva il respiro, al minimo rumore , anche quello del vento fra i rami, mentre i vicini, protettori pietosi della sua incolumità, erano li, in vedetta, pronti ad avvistare qualunque movimento sospetto. -
- E la polizia? -
- Latitante.-
Voleva ora solo passare due giorni con lei, in intimità, dimenticare anche se solo per poco, il dramma della separazione.
Ero felice di averle mie ospiti, a Marsiglia.
Le guardavo sorridere l’una all’altra felici, anche se nuvole di tristezza traversavano il loro sguardo: presto sarebbero state di nuovo lontane, scagliate l’una e l’altra in un oceano di difficoltà.
***
Che cosa era accaduto nel paese del sole perché la notte potesse scendere così definitiva e implacabile sugli animi? I folli guerrieri di Dio.
La risposta non era metafisica: Horrya lo sapeva.
I massacri era orchestrati e mirati: non c’era nessun mistero. L’esercito era dietro le quinte, complice di quegli atti di barbarie.
Sarebbero durati fino a che gli algerini non si fossero piegati ai diktat della Banca mondiale, alle esigenze del Fondo monetario internazionale, fino a che non fosse stata distrutta l’ultima briciola di protezione sociale, attuata dal partito unico, negli anni ‘60-‘70.
Conformandosi ai diktat del F.M.I per la liberalizzazione totale del mercato, l’Algeria era divenuta una barca con falle che non erano state riparate. E gli uomini a bordo erano senza giubbotto di salvataggio, malgrado fossero in un mare in tempesta.
Ora la musica era cambiata. Non potevano più essere degli assistiti. –
- Les Algériens devaient se prendre en charge. Esprit d’entreprise, e d’auto-entre prise!...-
Il paese, però malgrado il socialismo universale, voluto dal partito unico, era rimasto largamente analfabeta e molto arcaico, soprattutto nelle regioni interne. -diceva Horrya. La scuola funzionava soprattutto per la media e alta borghesia: gli altri avevano dovuto arrangiarsi.
I bambini entravano a scuola a sei anni. Soffrivano di varie malattie, impossibili da curare, ed erano senza copertura sociale.
Chi seguiva, seguiva, e chi no andava a lavorare. E allora la scelta era se vivere nelle bidonvilles, alla periferia delle città, alla giornata, o emigrare -
- Lo avevo visto l’asilo infantile, a Costantina - le dicevo - quando nel ‘73 avevo accompagnato il mio ex- marito in missione, per conto dell’Unesco: un deposito sudicio e triste di piccoli cenci umani che una donna, esaurita dal suo stesso urlo, sorvegliava, inesperta. -
Quei bimbi, privi di giochi, di risorse educative e culturali, erano cresciuti nell’indigenza e nell’ingiustizia, manipolabili, in rivolta col mondo, esposti a tutti i venti.
- Ora sgozzavano, su ordinazione, forse prezzolati: comunque in nome di Allah, per conquistare il paradiso, almeno dopo la morte, visto che sulla terra c’era solo l’inferno. -
Vivificato dalla brezza marina, il paese si era evoluto, sulla costa, pur nelle durezze della colonizzazione. Arabi, ebrei e cristiani avevano un tempo convissuto in armonia, in città come Orano. Il tenore di vita era molto migliore.
Ma nelle regioni interne dove la terra si dissecca in sabbia e roccia, gli animi, senza linfa, pietrificavano: arcaici, primitivi come la terra, alla ricerca di un’ipotetica giustizia sociale, fin li incompiuta.
I problemi di Horrya erano molti, anche al lavoro. Non piaceva affatto il suo coraggio. Anomalo.
Non credeva nella politica del perdono di Bouteflika: era un escamotage, per non mettere a nudo il vero volto degli assassini, che agivano, all’ombra della divisa.
- E allora perché non uscire dal paese? Non aveva corso già abbastanza rischi? Vivere aspettando di essere sgozzata? - le dicevo.
Con un’altra rete di relazioni avrebbe potuto lavorare altrove. Testimoniare era importante.
Non voleva partecipare al Forum della donna nel Mediterraneo, che doveva aver luogo in settembre a Rodi? Aliki Moschis Gauguet cercava nomi di realizzatrici algerine, coraggiose, creative.
Li aveva chiesti all’Unesco, dove lavorava temporaneamente Sarah, mia figlia -.
Horrya era tornata quindi al lavoro, rasserenata. Ancora una prospettiva di un incontro internazionale. Ma ad Algeri i suoi capi-ufficio, forse per invidia, avevano prontamente intercettato l’invito, e risposto negativamente.
- Non poteva andare a Rodi , a rappresentare la donna algerine. Era persona non grata. -.
Rauca di disperazione. la voce di Horrya, per telefono.
Non c’era tempo da perdere. Avevo mandato via e-mail le sue coordinate ad Aliki, perché le facesse arrivare direttamente a domicilio, il biglietto d’aereo e un visto europeo per 3 mesi.
- Tu es adulte, et vaccinée depuis longtemps: si tu veux, vas-y - dicevano ironicamente i funzionari della televisione algerina, alla sua richiesta di congedo.
E solo alla vigilia del congresso aveva finalmente potuto partire. Ma non le perdonarono mai il suo intervento al Forum: non si poteva criticare così apertamente il Presidente Bouteflika. La sua testimonianza dinanzi ad un’assemblea internazionale scorticava l’immagine del paese all’estero.
Ma anche l’attrice Isabelle Adjany, di origine algerina, aveva rifiutato di sedere accanto a lui, in una cena all’’Eliseo, organizzata in suo onore. Assente: un vuoto ben visibile, a tavola, a provare il dissenso. L’avevano intervistata. Perché?
- Non avallare in un’occasione mondana, una linea politica: Bouteflikà? Sette tipi di ambiguità.-
Maya era in clinica ora, per essere operata. Horrya, rifugiata politica, era in Francia per starle accanto.
Il permesso di soggiorno le era stato accordato e prolungato a un anno. Finalmente vicine: madre e figlia. Più forti, insieme, vivono e lavorano ambedue in Francia.
Questa è la realtà che gli interessi per i giacimenti di gas e petrolio hanno a lungo occultato in Occidente.
La cooperazione economico-sociale è quindi essenziale per risolvere i problemi del fondamentalismo islamico in Algeria, nel Sahel, in Mali, e in tutta l’Africa.
Prodi ha detto la cosa giusta. No justice, no peace!...