Si, io farò così e faccio propaganda in questo senso: in Toscana, dove vivo, molti sono d’accordo, dopo l’esplosione della nuova Tangentopoli, finanziaria e manifatturiera.
Proverò quindi a elencare le ragioni della scelta:
1) la Legalità al primo posto: glielo rimproverano come il suo mantra. (Lo fa anche Susanna Turco sull’ultimo numero dell’Espresso)
Ma Ingroia ha ragione!...Solo stabilendo per legge la confisca dei beni acquisiti illegalmente, sia dai mafiosi sia dai corrotti che dagli evasori fiscali ( 400 miliardi di euro), saremo in grado di mettere in atto quelle politiche a favore del lavoro, col reddito minimo garantito ai disoccupati, per le quali occorrono capitali. ( per es. il piano generale di riassetto idrogeologico del territorio, la ricostruzione delle scuole e degli ospedali obsoleti ecc.) Questo per cominciare a ridurre la disoccupazione.
Maroni da Ministro degli Interni ha confiscato beni alla Criminalità organizzata per 25 milioni di euro: ma ha detto che quello è stato solo un primo passo. E ora che la Ndrangheta è arrivata al Nord, in Lombardia, il motore della economia del paese, bisogna assolutamente continuare.
Perfino Veltroni ha ricordato, nel suo ultimo articolo su Repubblica, la priorità assoluta della lotta alla mafia, ai corrotti e agli evasori, visto che miliardi di euro ricavati dai profitti della droga sono stati riciclati in pizzerie, ristoranti, supermercati, negozi di abbigliamento: e questo succhia al paese miliardi di prodotto interno lordo.)
Perché Bersani non ha risposto a Ingroia quando gli ha proposto un incontro? Eppure le sue proposte sono vitali per il nostro paese!...
2) Lo voto perché vuole abolire completamente la legge Fornero sulle pensioni, (a 67 anni) estesa anche a quelle dei dipendenti pubblici, che ha generato 350.000 esodati, (rimasti senza stipendio e senza pensione) Il Pd vuole solo correggerla.
3) Voto Ingroia perché cancella completamente la spesa per gli F35, che invece il PD vuole solo ridurre ( 35 miliardi di euro) Di che avviare a soluzione il problema degli esodati!...
4) Voto Ingroia perché non solo vuole fare una legge sul conflitto di interessi ma anche cancellare completamente la legge Gasparri sulle telecomunicazioni, e farne una nuova. Indispensabile per salvare l’art. 21 della Costituzione. ( Il Pd potrebbe consentire, se non se ne occupa Gentiloni)
5) Ingroia vuole un’altra politica industriale eco-compatibile, e per questo ha fatto propria la proposta di Bonelli per lo sviluppo della green-economy, non solo per le imprese che producono pale eoliche e pannelli solari, ma anche per i trasporti pubblici, i treni regionali che possano facilitare la vita ai pendolari e ai turisti)
Al riguardo per quanto riguarda Finmeccanica, invece di farle produrre armamenti. come ha voluto finora Orsi, favorito dalla Lega, privilegiare invece, come vuole Pansa, le industrie dei trasporti e dell’ energia.
6) In materia di etica e diritti civili è favorevole al matrimonio tra coppie omosessuali e a favore dell’adozione. (cfr. Obama negli Usa, Hollande in Francia, Cameron in G.B.)
Il Pd è solo per una legalizzazione delle coppie di fatto, per i diritti civili di assistenza, di eredità ecc.)
7) è per il Centro-sinistra perché in Lombardia vota Ambrosoli, consapevole che è il solo modo per impedire che Bersani sia costretto ad allearsi con Monti (una vera tragedia per tutti) Grazie al voto disgiunto della Borletti Buitoni e di Oscar Giannino, questo sarà possibile.
Speriamo nelle tradizioni della borghesia lombarda.
8) Voto Ingroia perché è contro la politica dell’austerità, che col Fiscal Compact nella Costituzione ci condanna per 20 anni a manovre intollerabili in tempi di crisi.
Gli danno ragione, Olhi Rehn, Hollande, che ha dichiarato il 2013 una data impossibile per la parità del bilancio, data la crisi, e a leggere sull’Espresso una intervista al ministro delle finanze tedesco Schauble, appare ora convinto che l’austerity ammazza lo sviluppo, e si dice favorevole a una nuova Europa Federale, con un vero bilancio e delle misure comuni in materia bancaria e fiscale.(revisionando tutti i trattati). Meglio tardi che mai. Ha visto Bersani ed è d’accordo con lui.
9 Voto Ingroia perché ha detto di trovare inaccettabile che lo Ior voglia eludere i controlli anti riciclaggio sui capitali di origine sospetta, da parte delle banche italiane e di Banca Italia.
Per quanto riguarda i rapporti con il Vaticano e la politica di trasparenza dello Ior si fa presente che il segretario di stato Tarcisio Bertone ha modificato radicalmente la legge voluta dal Papa Benedetto, favorevole alla linea dell’anticiriclaggio voluta in Europa, con ispezioni autonome della Banca d’Italia. Infatti
a) Ha sostenuto che le ispezioni debbano essere autorizzate dal Vaticano, negando loro il diritto all’autonomia.
b) ha negato la tracciabilità dei flussi finanziari dallo Ior all’estero, e i nomi degli intestatari dei conti correnti fino al 2011.
3) ha fatto transitare estero su estero, sui conti di Deutche bank o di J.P. Morgan, senza passare dalle banche italiane anche il miliardo di euro che i nostri cittadini versano per l’8 per mille alla Chiesa. E se sono misti a capitali sporchi?
( Si ricorda che Ettore Gotti Tedeschi si era dimesso perché contrario a queste modifiche radicali da parte di Bertone, e favorevole alla legge voluta dal papa per la trasparenza.)
Solo ora è stato nominato un altro banchiere, il tedesco Von Freyberg, a capo dello IOR, voluto fortemente dal Papa.
Quindi è a lui che il capo del prossimo governo italiano dovrà chiedere il rispetto di una nuova eventuale legge, proposta da Ingroia : un testo unico anti-riciclaggio, per impedire che le tangenti ottenute dalle Imprese con la corruzione vadano all’estero, anche tramite lo Ior, un paradiso fiscale nel centro di Roma, come pure vada all’estero il miliardo incassato dalla Santa Sede grazie all’8 per mille.
Pensiamo che Ingroia se sarà eletto in Parlamento, come appare dalle piazze e dai cittadini che incontra, potrà meglio di Monti, aiutare il centro-sinistra a realizzare una nuova normativa al riguardo. Queste sono riforme veramente utili.
E se il centro-sinistra sarà d’accordo con le sue proposte di legge, il paese potrebbe veramente cambiare. E anche i 5 stelluti eletti in Parlamento potrebbero schierarsi a suo favore, qualunque cosa Grillo ne pensi.
***
II°)
Al Senato dico no a votare Grillo, innanzitutto perché, invece di parlare, urla. ( E tanti hanno urlato in Italia prima di lui, soprattutto Bossi, negli anni Novanta, mentre personalmente preferisco la parola calma e ragionante).
E poi gli dico no, per i suoi 7 tipi di ambiguità.
a) Vuole uscire dall’euro e dall’Europa, esattamente come Berlusconi. (mentre noi lottiamo per un’altra Europa federale, con un bilancio più vasto, e poteri bancari, fiscali e politici più forti, come gli USA)
b) Dice che la mafia non esiste, e i grillini eletti danno in Sicilia i soldi dei rimborsi elettorali alle PMI, senza informarsi se sono mafiose o no.
c) Non vuole magistrati in politica, e ne ha paura perché gli hanno intentato 80 processi. Un corto circuito con Berlusconi, molto pericoloso, una marcia comune contro i palazzi di giustizia.
d) Sposa la protesta e la rivolta sociale contro gli abusi della casta Ma sono i magistrati che finora sono riusciti a portarla alla sbarra. E se dice di essere contro l’illegalità, perché non accetta il programma della confisca dei beni illegalmente acquisiti, dei mafiosi, dei corrotti e degli evasori fiscali , come sostiene Ingroia, negandogli una possibile alleanza, almeno su questo punto? Teme per la sorte delle proprie ricchezze accumulate? Ma lui non è mafioso, corrotto ecc. Gli chiedo: è per caso un evasore o le tasse le ha sempre pagate?
e) Raccoglie voti a destra e a sinistra: e allora non avremo alla fine un Parlamento confuso, consociativo, secondo le nobili tradizioni italiane, da Agostino Depretis fino al Giulio Andreotti della solidarietà nazionale, per arrivare alla mggioranza composita del Governo Monti?
Se è vero che porterà a votare gli indecisi, bisognerà vedere poi se potrà assicurare una guida coerente alle persone perbene che saranno elette in Parlamento nella lista a 5 stelle.. Dai loro CV non sembrano giuridicamente molto qualificate per operare correttamente sul piano legislativo.. Come farebbero a governare un paese allo sfascio?
Grillo è autoritario e non accetta critiche dai suoi seguaci. Penso che non possa essere una guida coerente, anche se non si candida. Ma guai se la lista dovesse stravincere e riportare un premio di maggioranza.
Sarebbe veramente preoccupante.Si dovrebbe subito tornare alle urne.
Torni al teatro: e verremo ad applaudirlo tutti.
Conclusione:
Al Senato voterò Vendola, perché non promette favole, ma affigge tutti i risultati economici e politici realizzati come Governatore della Puglia:
a) E‘ la seconda regione d’Italia, dopo la Lombardia, per il prodotto interno lordo (Lo ha detto perfino Monti, a lui contrario, durante la tappa pugliese della sua campagna elettorale.)
b) Ha realizzato un piano energetico fondato sulle rinnovabili (pale eoliche e pannelli fotovoltaici), gettando le basi per una green economy) per il quale è stato premiato a Berlino.
c) Ha incentivato la ricerca e l’innovazione detassando le imprese impegnate in tal senso
d) ha riparato l’Acquedotto pugliese, che prima era un colabrodo, favorendo lo sviluppo di un’economia agricola biologica
e)E’ favorevole alla Tav Napoli-Bari, cruciale per lo sviluppo di tutta un’area fin qui esclusa (passando per Avellino e Benevento), ma non l’accetta in Val di Susa, dove il traforo delle montagne, piene di amianto, potrebbe nuocere alla salute dei cittadini.
f) ha investito soldi regionali nella scuola, nella formazione professionale e nel diritto allo studio con borse per i meno abbienti: la scuola, stravolta dai tagli della Gelmini e del Governo Monti, essenziale per poter trovare e ritrovare lavoro, per tutelare gli insegnanti che le dedicano la vita.
g) Vuole che Finmeccanica operi su un piano civile (energia e trasporti) e non esclusivamente su quello militare (con gli elicotteri Agusta).
h) Si batte per il matrimonio gay, chiedendo ai cattolici di non volerlo privare di un diritto alla felicità di cui loro già godono.
Ha sbagliato quando nel 1998 ha silurato, insieme a Bertinotti, il governo Prodi, facendolo cadere per un solo voto negativo? Si, forse: ma ricordiamo che la principale responsabilità del fatto si deve ascrivere all’allora Governatore di Bankitalia, Fazio, il quale mise tutti gli ostacoli possibili al governo per le misure sociali che R.C. riteneva indispensabili per il suo elettorato. Al riguardo avevo scritto un articolo: Fazio fazioso!, pubblicato anche sull’Espresso.
In ogni caso Vendola ha già dichiarato che potrebbe ravvedersi in futuro votando Prodi alla Presidenza della Repubblica, cosa che anche io personalmente auspico.
lunedì 18 febbraio 2013
domenica 10 febbraio 2013
70 esimo anniversario della battaglia di Stalingrado
Quando ero a
Mosca come lettrice d’italiano all’Università, avevo avuto una
conversazione con Tanja Sciaumian,
nipote di un bolscevico ucciso nel 1920 dall’armata bianca a Bakù, la cui
famiglia era poi stata perseguitata dalla polizia di Stalin.
-
Si sapeva che gli errori vistosi di Baffone
come l’assassimio del maresciallo
Tuchacevski nel 1937 e
dell’agente del Komintern Sorge in Giappone nel 1939, gli avevano impedito di predisporre i
necessari strumenti di difesa del territorio.
Stalin si sentiva garantito dal
famoso Patto di acciaio, stipulato da Molotov e da Von Ribbentropp, che aveva permesso all’Urss di impadronirsi
di Estonia, Lettonia e Lituania e di
attaccare la Finlandia ,
ma non aveva capito che non avrebbe affatto impedito
a Hitler di scatenare il suo
vero piano: l’attacco all’Urss e l’avanzata dell’esercito tedesco fino al
Volga, con la distruzione delle
fabbriche di trattori, della centrale elettrica di Stalingrado e centinaia di migliaia di morti.
Lo Stato c'era,
- dicevo io - ma dov'era la Rivoluzione ? Tania si era messa a ridere.
-
A pensarci bene
invece qualcosa era cambiato,
rispetto all'era tsarista: tutti i cittadini sovietici erano stati
sollecitati a diventare dei
"Vasia", dei Giuda-delatori, per facilitare il compito dei
poliziotti. Un sistema ultra-perfezionato di sorveglianza sui “nemici del
popolo”. E a questo gli tsar non erano
arrivati.
Invece il sistema delle false confessioni sotto
tortura era già stato inventato dalla Terza Sezione della polizia
tzarista.. Era Strelnikov, lo
specialista, e nel ’37 venne messo in atto con le famose purghe
contro i nemici del popolo, soprattutto alla fine di quell ’anno.
-
“ La città che porta il mio nome non deve
cadere”
Fu questa la parola d’ordine proclamata da
Stalin all’inizio dell’assedio di Stalingrado, e non solo l’armata rossa ma
tutto il popolo avevano combattuto eroicamente nella difesa della città, per tener fede a
questo slogan, fra l’estate del 1942 e
il febbraio del ’43.
E proprio
nell’estate del ’42 mio padre ci
aveva portato in vacanza a Giaveno, in Piemonte, a poca distanza da un luogo
dove Benedetto Croce e la sua famiglia erano in villegiatura. Don Benedetto
stava scrivendo un saggio contro il marxismo, ma disse a mio padre, andato da lui
in visita, che per ora non
l’avrebbe pubblicato.
” I sovietici
stavano combattendo troppo bene a Stalingrado per fermare gli
orrori nazisti!”
Non solo Don Benedetto ma tutto il mondo occidentale democratico era
stato in ammirazione a fronte degli eroici sforzi bellici dell’Armata Rossa, al momento dell’invasione
tedesca in tutta Europa, e così migliaia di militanti antifascisti. E
l’offensiva finale con l’accerchiamento
delle divisioni tedesche a nord e a sud della città avrebbe invertito le sorti del conflitto a
favore dei russi e degli occidentali.
Il solo a
non condividere l’esaltazione di Stalin era uno scrittore russo ebreo, corrispondente militare a Stalingrado,
Vassili Grossmna.
***
Nel 1965, quando ero a Mosca, non ero ancora al corrente del suo grande libro, “Vita e destino”,davvero
singolare. Non circolava, nemmeno in samizdat,
perché i manoscritti erano stati
confiscati dal KGB nel 1962.
Scritto prima del Dott. Zivago, durante e dopo
la sua pubblicazione in Italia, era stato
considerato molto più pericoloso del romanzo di Pasternak. Se la rivista Novyj Mir ne aveva rifiutato la
pubblicazione, Zivago non era però mai stato sequestrato. Invece la rivista Znamia, alla quale Grossman aveva
spedito il suo manoscritto, aveva addirittura
avvertito la polizia, segnalando la necessità
urgente di una confisca, per impedire che il testo, estremamente
pericoloso, fosse dato in lettura a
parenti o amici. (La stessa sorte sarebbe toccata a”L’arcipelago del gulag” di
Solzenytzin, nel 1973
Eppure
Grossmann, autore di un romanzo sulla
storia di un operaio,” Stepan Kolttchougine”,
non aveva mai dato ragioni di preoccupazione ai poteri burocratici di
controllo culturale. Era infatti perfettamente conforme alle regole del
realismo socialista, tanto da essere sponsorizzato da Gorki, (1936-41),
Grande ammiratore di Tolstoj, Grossman voleva scrivere una grande
opera, sull’esempio di Guerra e pace, un
affresco della società sovietica, attraverso la storia di una famiglia e delle
sue ramificazioni.
Nel 1952 aveva pubblicato il primo volume “ Per
una giusta causa”, e subito dopo si era messo a scrivere il secondo: “Vita e
destino”.
Il suo
romanzo, scritto con nomi inventati, non da documentario, non avrebbe mai
potuto essere pubblicato: così gli aveva detto un personaggio del Comitato
Centrale, consigliandogli di consegnare tutti i manoscritti alla polizia,
inviata per la perquisizione. Questo nonostante il disgelo e il XX°
Congresso dove Nikita Krustciov aveva denunciato i crimini di Stalin.
Grossman sarebbe purtroppo morto di cancro nel 1963, addolorato per il
sequestro del suo libro maggiore. Ma aveva per fortuna scritto un altro testo “Tutto passa”, in cui
aveva ripreso gli stessi temi di “Vita e Destino”.
***
Perché il libro era stato avversato come un pericolo?
Fra il
1949 e il 1953 Grossman era un ebreo in
crisi: aveva assistito allo scatenamento
di una vigorosa campagna anti-semita e all’arresto di alcuni ebrei, bolsceviki convinti, una campagna che si era
conclusa nel 1953 con il famoso processo ai medici “avvelenatori”, i camici bianchi.
Era stato anche
giornalista militare, prima a Stalingrado, durante l’assedio, e poi aveva seguito l’Armata rossa fino in
Germania, al campo di concentramento di Treblinka, e ne era rimasto sconvolto.
Nel suo romanzo c’erano ampie tracce del
suo lavoro di reporter di guerra, e perfino un capitolo in cui immaginava la
morte di ebrei a Treblinka, con i loro bambini, nelle camere a gas, “per fare
la doccia”…
Era
rimasto colpito dalla similitudine della realtà concentrazionaria, in Germania e in
Russia, e aveva deciso di ripensare alla storia del proprio paese dopo la Rivoluzione , alla luce
sinistra del lager della Treblinka
e dei gulag della Kolyma, dove c’erano
lagers di sterminio, sia pure senza
camera a gas. Era ossessionato da una
domanda: perché l’Avvenire radioso
socialista aveva avuto gli stessi esiti del demoniaco Walalla?
Grossman sapeva che a Stalingrado l’esercito tedesco era stato
vincitore sul Volga, e le SS avevano
addirittura potuto organizzare sui territori occupati dei lagers con i prigionieri di guerra,
ma Baffone aveva poi
potuto ascrivere a sé stesso il merito patriottico della resistenza
nella città assediata e della vittoria finale, grazie all’offensiva.
Finiti i sogni dell’Internazionale! Era venuto il momento di uccidere gli
invasori tedeschi, e difendere la
patria, per il socialismo in un solo
paese.
A Stalingrado, i due regimi, nazista e
stalinista, apparentemente antagonisti, finivano per specchiare l’uno nell’altro molte somiglianze: la catastrofe sarebbe
stata certamente per i vinti. Basta
leggere le lettere laceranti dei militari tedeschi alle loro famiglie, mai
pervenute, rimaste chiuse negli archivi
di stato nazisti a Berlino est, e
pubblicate solo dopo la caduta del Muro.
Ma sarebbe stata anche una catastrofe per i russi vincitori,
perché, .dopo aver consolidato nei
gulags, lo sfruttamento dei
detenuti, (contadini, operai, intellettuali
e bolsceviki oppositori), utilizzandoli
gratuitamente per i lavori pesanti
(estrazione mineraria, di oro, carbone e petrolio, costruzione di
infrastrutture ecc.), Stalin, proprio nel decimo anniversario della vittoria a
Stalingrado, nel 1952-53, si sarebbe
lanciato nella sua campagna anti-semita.
”Il lavoro rende liberi”, diceva un cartello ad
Auschvitz, e alla Kolyma il lavoro si perfezionava con lo stachanovismo
produttivo, cioè con lo schiavismo convinto dei detenuti, in
omaggio glorioso al compagno Stalin.
***
Molto significativo nel romanzo un dialogo fra
due comunisti prigionieri in una miniera di carbone, Abartciuk e Magar: il
primo pensa che il suo arresto sia stato un errore, un dettaglio, che non
avrebbe mai potuto inficiare il grande progetto di palingenesi sociale di
Stalin e del Partito, nei quali continuava a credere, mentre il suo ex-maestro
Magar nutre al riguardo profondi dubbi. E’
invecchiato, molto malato e si trova all’ospedale del lager, accanto a
un altro detenuto, già morto.
“Noi la libertà l’abbiamo schiacciata, e senza
libertà la rivoluzione proletaria non esiste. I comunisti si sono creati degli
idoli, sono diventati nazionalisti, se la sono presa con i contadini e con la classe operaia e finiranno come la Lega
dei Centurioni neri, con i pogroms!..”.
- Tu stai delirando – gli risponde l’altro-
Smettila!
- No, non deliro. E se non possiamo vivere da
rivoluzionari, meglio morire! –
L’indomani Abartciuk porta su uno slittino un
bidone di latte per il suo amico. L’infermiera, guardandolo gli dice: - Non
potrà più berlo il latte. Stanotte si è impiccato.- ( cap. 40,
pag. 178-79, ed francese (Juillard, l’Age d’homme” 1980)
***
2)
Sorprendente poi la conversazione fra Liss,
il capo delle SS responsabile del lager approntato in Ucraina,
rappresentante di Himler, ministro degli Interni a Berlino, e il
detenuto bolscevico Mastovskoj.
Liss,
tedesco di Riga, parlava bene russo e non aveva bisogno di interpreti. Si era
fatto portare in ufficio il bolscevico
per interrogarlo, ma invece delle domande, con eventuali torture, si era
lanciato in strane affermazioni:
“Noi siamo
un gioco di specchi: quando Ezov, capo della polizia sovietica, nel ’37 ha
messo nel lager come nemici del popolo i
comunisti tedeschi scappati dalla Germania, ha anticipato quello che avrebbe
poi fatto la Ghestapo nei nostri lager. Ci sono sulla terra due grandi rivoluzionari: Hitler e Stalin, ed è
nella Notte dei grandi coltelli che Stalin
ha trovato l’esempio per le
grandi purghe del ’37. E anche le leggi
razziali contro gli Ebrei, che voi tanto deplorate, presto ci saranno anche da
voi: sono molto colpito dal vostro odio per la giudeità.”
Il bolscevico taceva, ma pensava che
Liss stesse dicendo il vero.
E il capo SS continuava:” Il nazionalismo è
la sola vera forza nel XX° secolo, l’anima del nostro tempo: e voi, con il
Socialismo in un solo paese avete realizzato la suprema espressione del nazionalismo”.
( ibidem, p.378)
***
Anche
Varlam Shalamov avrebbe raccontato la vita nei gulags
sovietici, nei suoi Racconti della
Kolyma, cominciati nel 1954, descrivendo
il funzionamento della Carriola, al giacimento Partizan nella miniera d’oro.
( I
racconti della Kolyma, Einaudi, Torino, 1999, II° vol. pp.1138-1155 )
Aveva
scritto il racconto dopo aver letto una lettera al Compagno Stalin del
movimento stachanovista della Kolyma, dove i firmatari, entusiasti della sua propaganda, raccontavano come avevano
quintuplicato la produzione del prezioso metallo. ( ibidem, nota, p.1155)
Shalamov
era un militante trozkista, che aveva manifestato contro Stalin fin dal 1927,
era stato più volte internato nei campi, estraendo anche carbone, e solo nel 1956 era stato
riabilitato.
Aveva
cominciato a collaborare con la rivista Moskvà e poi con la Znamia, dove
vennero publicate le prime poesie. che
poi sarebbero apparsi in
vari volumi negli anni successivi.
Ma “I racconti della Kolyma sarebbero stati pubblicati
in russo a Londra nel 1978, e poi anche
a Parigi, nel 1980, con un’introduzione di Siniavsky, mentre sarebbero apparsi a Mosca solo nel 1991. nove anni dopo la sua morte (1982)
Dopo le
grandi purghe del '37, gli arrestati in base all'articolo 58 della
Costituzione, con l'accusa di Trotskismo e Zinovievismo, venivano addetti alla Carriola, che, nel 1938, in assenza di bulldozer e di escavatrici meccaniche, giunte solo più tardi, durante la guerra, doveva garantire il
funzionamento dell'estrazione dell'oro
nella miniera. Estrazione gratuita, naturalmente, com lo era quella del
carbone, o del petrolio. Bisognava spingere la carriola fino in cima. I
criminali comuni ne erano esentati.
Erano soltanto i
"social-traditori" politici a farla funzionare. E morivano come
mosche, da lei schiacciati, perché, affamati e deperiti, non avevano la forza di trascinarla col corpo
fino alla piattaforma in alto. ) (Op.cit. , II° volume, p.760, e poi “La Carriola”, II° vol. p.1138 - 1154).
Due
testimonianze di vita vissuta: Grossmann e Shalamov racccontavano, meglio di un libro di storia,
quello che era accaduto nel paese.
Il Termidoro staliniano, la fine della Rivoluzione, sulla pelle dei russi.
Col suo libro, pubblicato in Francia solo nel
1980, Grossmann era arrivato alle stesse conclusioni del cineasta ebreo di Leningrado, Schtorm, nel suo documentario
“ Il Fascismo consueto”, che avevo visto a Mosca, insieme a Tania
Sciaumiàn, nel 1960, durante il mio
primo soggiorno, quando ero borsista
ufficiale del Ministero degli esteri, per continuare le ricerche della mia tesi
di laurea.
Anche li
le immagini mostravano la
somiglianza effettiva dei 2 regimi: le
parate, le delazioni, le pratiche
poliziesche con gli arresti notturni. Era
la stessa violazione dei diritti
umani, sociali e civili, e il pubblico
del cinema commentava: “A eto kak u nas!” E questo proprio come da noi…
Molto
interessante quello che aveva affermato
nel cap. 49 del libro:
“Ci sono
due forze nell’animo umano, lo spririto di sottomissione, che spinge ad
accettare pedissequamente qualsiasi realtà (era quello che avevano dimostrato
gli ebrei, scavando la propria fossa, in attesa di essere uccisi, il momento
sospirato della liberazione, ma anche di
molti sovietici, al tempo delle purghe).
“Ma
esiste anche lo spirito della libertà, che spinge alla rivolta, come è accaduto
nel ghetto di Varsavia, nel campo di Treblinka,
come pure a Berlino, nel 1953, dopo la morte di Stalin, con la
ribellione degli operai per salari
migliori e per la libertà di sciopero, e
a Budapest, nel 1956. L’aspirazione della natura umana alla libertà è invincibile: può essere schiacciata, ma non
annientata. Questa è la luce del nostro tempo, la luce dell’avvenire” ( op.cit.
cap. 49, p.200).
***
L'8 settembre del 1965 quando io sono tornata in Italia, gli scrittori
Daniel e Sinjavski dovevano essere arrestati. Alla stazione un amico mi aveva portato il
giornale che aveva pubblicato un racconto di Daniel “ le mani”.
Cominciava
il regno di Leonid Breznjev !...
- Kak budem
sejcias zit? Come vivremo ora ? diceva il famoso intervistatore di Radio Erevan, protagonista di tutte le
migliori storielle sovietiche.
"Po
Brezniemu “.rispondeva l'intervistato.
Come Brima"- Con un gioco di parole: alla maniera di Breznjev...E Brima che il dissenso dilagasse come un fiume in
piena in tutto il paese, sarebbe passato ancora un quarto di secolo.
L'Empire doveva veramente "éclater",
solo sotto il peso delle rivolte
nazionalistiche: come un castello di carte. Dovevano pensarci gli Ukrajni, gli
Armeni, i Georgiani, gli Uzbechi, i
Kirghisi, gli Estoni, i Lettoni, i Lituani, a
sollevare i Russi della Moscovia dal fardello eccessivo
delle cure dell'impero.
Ma la
democrazia sarebbe stata veramente
possibile?
Le
vicende di Putin, ex agente del KGB
che è stato eletto 2 volte come Presidente, hanno finora
dimostrato il contrario: se i giornalisti che difendono la libertà di informazione e alcuni
rappresentanti delle Associazioni per i diritti umani vengono fatti
regolarmente fuori, la democrazia non
può considerarsi esaurita con
il ricorso alle urne. La strada
in Russia è ancora molto lunga. E così pure in Ukraina e in Bjelorussia.
E per
celebrare degnamente il settantesimo anniversario della vittoria di
Stalingrado, bisogna rileggere “Vita e destino”, il libro sequestrato dal KGB.
lunedì 4 febbraio 2013
Colonialismo, guerra in Mali, asimettria del confronto
1) Le risorse del sottosuolo e gli interessi energetici internazionali.
La prima cosa da notare all’origine della decisione di andare in guerra nel Mali da parte di Hollande, è l’estrema necessità di tutelare i giacimenti di gas e petrolio nel Sud dell’Algeria, a In Amenas, e a Touademi, fra la Mauritania e l’Algeria, nonché quelli di uranio nel Niger e nel Nord del Mali, vitali per le centrali nucleari in Francia.
Il Governo italiano ha dato un supporto ai francesi, 3 droni e gli istruttori militari per l’esercito africano, perché possa combattere gli Al khaedisti: l’Eni, interessata alle attività estrattive, ha certamente dovuto suonare le trombe per sollecitare la nostra solidarietà.
Molto grave per gli interessi energetici occidentali l’episodio del sequestro di ostaggi a In Amenas, da parte dei Firmatari del sangue, uno dei gruppi jihadisti più determinati e selvaggi, guidati dal Guercio, Moktar Ben Moktar, chiamato così per aver perduto un occhio quando era al seguito di Ben Laden in Afganistan, all’età di 19 anni.
L’intervento-blitz da parte dell’esercito algerino è stato brutale ed efficace:sono morti 123 terroristi e 11 ostaggi.
Non si poteva fare altrimenti, ha detto Hollande, anche perché un altro gruppo, “I difensori della sciaria”aveva collaborato all’azione, avendo a sua disposizione armi modernissime, (tra cui additittura dei missili) appartenute ai seguaci di Gheddafi, in Libia: se ne era impadronito scontrandosi con i lealisti di Bengasi.
Grazie al bliz algerino sono state per fortuna ricuperate.
Ma in Algeria ci sono altri jihadisti, provenienti dall’Afganistan fin dal 2006: capitanati da Drukdel, che si nasconde fra i monti della Kabilia. (la sua fonte di finanziamento è la droga). Mentre nel Sud, c’è un altro gruppo, guidato da Abu Sahid che fa soldi con i sequestri di persona ( cfr. il caso Cicala)
Poiché i francesi hanno liberato Gao, che era la loro roccaforte,importante perché sulla strada verso i giacimenti petroliferi di Duenza, e sono arrivati a Timbuctù, la città più importante del paese sul piano culturale, ora i ribelli scappano nel deserto, riservandosi probabilmente delle azioni di guerriglia terroristica in futuro.
Una famosa storica canzone francese dice:
Malbrough s’en va-t-en guerre
miridon, miridon, mirodaine
Malbrough s’en va –t- en guerre
Et ne sait quand reviendra.
I giornalisti stranieri non hanno diritto di accedere alle zone dei combattimenti, per motivi di sicurezza,- dicono i francesi- Così vengono pubblicati solo i comunicati ufficiali dall’esercito. Nessuno è lì per raccontare i probabili danni collaterali che gli attacchi dell’aviazione hanno prodotto sui civili del Mali.
Tuttavia è il caso di ricordare che il fanatismo religioso nei paesi dell’Africa occidentale è alimentato anche da profonde ragioni di ingiustizia sociale, di mancanza di sicurezza, e, sul piano finanziario, da un imponente traffico di droga. (60 tonnellate di cocaina negli ultimi 10 anni)
. Lo ricorda un articolo di Kofy Annan, ex segretario generale dell Onu, originario del Ghana.
C’è una grave crisi economica, e i giovani sono completamente senza lavoro, esercito e polizia sono mal pagati, quindi corruttibili e non efficaci nella protezione dei cittadini.
L’industria petrolifera e tutte le attività estrattive minerarie hanno creato grandi disparità nei redditi, fra minoranze elitarie che si sono molto arricchite, e la stragrande maggioranza della popolazione, rimasta poverissima.
Pertanto sono urgentissime riforme per creare lavoro nella costruzione di infrastrutture, per incentivare l’agricoltura,e promuovere la scuola e la formazione professionale: obiettivo, sottrarre la manodopera al fanatismo jihadista.
L’Europa dovrebbe promuovere quindi non solo interventi militari per la difesa dei propri interessi, ma un’attiva cooperazione economico- sociale, per collaborare al contrasto del narco-traffico e al futuro benessere generale delle popolazioni, in Africa e in Nord-Africa.
***
L’Europa avrebbe già potuto intervenire per esempio, sulla questione dei Tuaregs, sui nomadi del deserto, che sono divisi in jihadisti “Difensori della Fede” (Ansar Dine), favorevoli alla sharia, e laici intellettuali.
L’invasione di Ansar Dine ha provocato la fuga di centinaia di persone da Timbuctù, imponendo il silenzio alle musiche e alle canzoni. I Tuaregs laici, musicisti famosi, che hanno organizzato a Londra e a Parigi importantissimi concerti di blues africani, grazie allla bande più celebre, i Tinariwen, premiati per il loro ultimo album, Tassili, con un Grammy Award nel 2011.
Avevano reclamizzato la loro musica nel famosissimo Festival del deserto, frequentato da migliaia di musicofili occidentali, a Timbuctù, ora appena liberata.
Una famosa cantante, Fadimata, è l’ambasciatrice nel mondo della musica Tuareg, e sostiene che i difensori della Sharia sono contrari alla libertà delle donne, nel vestiario, nelle canzoni, nelle danze, e vogliono distruggere a Timbuctù anche i musei e le biblioteche, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Conclusione:
la guerra contro il terrore islamico è asimettrica, dura da 20 anni, quando è cominciata in Algeria, nel ’93, e non è stata risolta con la morte di Ben Laden. Continua con attentati kamikaze in Pakistan, (l’ultimo è di ieri),in Turchia, in Algeria e in Egitto. Non si sa quando finirà.
Pertanto è necessaria non solo una risposta militarmente repressiva, ma una ampia cooperazione economico-sociale, con la scuola, il lavoro, l’educazione, e un contrasto al traffico di droga, loro principale fonte finanziaria.
E’ l’Europa che è chiamata a rispondere perché ne è ormai direttamente minacciata.
La prima cosa da notare all’origine della decisione di andare in guerra nel Mali da parte di Hollande, è l’estrema necessità di tutelare i giacimenti di gas e petrolio nel Sud dell’Algeria, a In Amenas, e a Touademi, fra la Mauritania e l’Algeria, nonché quelli di uranio nel Niger e nel Nord del Mali, vitali per le centrali nucleari in Francia.
Il Governo italiano ha dato un supporto ai francesi, 3 droni e gli istruttori militari per l’esercito africano, perché possa combattere gli Al khaedisti: l’Eni, interessata alle attività estrattive, ha certamente dovuto suonare le trombe per sollecitare la nostra solidarietà.
Molto grave per gli interessi energetici occidentali l’episodio del sequestro di ostaggi a In Amenas, da parte dei Firmatari del sangue, uno dei gruppi jihadisti più determinati e selvaggi, guidati dal Guercio, Moktar Ben Moktar, chiamato così per aver perduto un occhio quando era al seguito di Ben Laden in Afganistan, all’età di 19 anni.
L’intervento-blitz da parte dell’esercito algerino è stato brutale ed efficace:sono morti 123 terroristi e 11 ostaggi.
Non si poteva fare altrimenti, ha detto Hollande, anche perché un altro gruppo, “I difensori della sciaria”aveva collaborato all’azione, avendo a sua disposizione armi modernissime, (tra cui additittura dei missili) appartenute ai seguaci di Gheddafi, in Libia: se ne era impadronito scontrandosi con i lealisti di Bengasi.
Grazie al bliz algerino sono state per fortuna ricuperate.
Ma in Algeria ci sono altri jihadisti, provenienti dall’Afganistan fin dal 2006: capitanati da Drukdel, che si nasconde fra i monti della Kabilia. (la sua fonte di finanziamento è la droga). Mentre nel Sud, c’è un altro gruppo, guidato da Abu Sahid che fa soldi con i sequestri di persona ( cfr. il caso Cicala)
Poiché i francesi hanno liberato Gao, che era la loro roccaforte,importante perché sulla strada verso i giacimenti petroliferi di Duenza, e sono arrivati a Timbuctù, la città più importante del paese sul piano culturale, ora i ribelli scappano nel deserto, riservandosi probabilmente delle azioni di guerriglia terroristica in futuro.
Una famosa storica canzone francese dice:
Malbrough s’en va-t-en guerre
miridon, miridon, mirodaine
Malbrough s’en va –t- en guerre
Et ne sait quand reviendra.
I giornalisti stranieri non hanno diritto di accedere alle zone dei combattimenti, per motivi di sicurezza,- dicono i francesi- Così vengono pubblicati solo i comunicati ufficiali dall’esercito. Nessuno è lì per raccontare i probabili danni collaterali che gli attacchi dell’aviazione hanno prodotto sui civili del Mali.
Tuttavia è il caso di ricordare che il fanatismo religioso nei paesi dell’Africa occidentale è alimentato anche da profonde ragioni di ingiustizia sociale, di mancanza di sicurezza, e, sul piano finanziario, da un imponente traffico di droga. (60 tonnellate di cocaina negli ultimi 10 anni)
. Lo ricorda un articolo di Kofy Annan, ex segretario generale dell Onu, originario del Ghana.
C’è una grave crisi economica, e i giovani sono completamente senza lavoro, esercito e polizia sono mal pagati, quindi corruttibili e non efficaci nella protezione dei cittadini.
L’industria petrolifera e tutte le attività estrattive minerarie hanno creato grandi disparità nei redditi, fra minoranze elitarie che si sono molto arricchite, e la stragrande maggioranza della popolazione, rimasta poverissima.
Pertanto sono urgentissime riforme per creare lavoro nella costruzione di infrastrutture, per incentivare l’agricoltura,e promuovere la scuola e la formazione professionale: obiettivo, sottrarre la manodopera al fanatismo jihadista.
L’Europa dovrebbe promuovere quindi non solo interventi militari per la difesa dei propri interessi, ma un’attiva cooperazione economico- sociale, per collaborare al contrasto del narco-traffico e al futuro benessere generale delle popolazioni, in Africa e in Nord-Africa.
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L’Europa avrebbe già potuto intervenire per esempio, sulla questione dei Tuaregs, sui nomadi del deserto, che sono divisi in jihadisti “Difensori della Fede” (Ansar Dine), favorevoli alla sharia, e laici intellettuali.
L’invasione di Ansar Dine ha provocato la fuga di centinaia di persone da Timbuctù, imponendo il silenzio alle musiche e alle canzoni. I Tuaregs laici, musicisti famosi, che hanno organizzato a Londra e a Parigi importantissimi concerti di blues africani, grazie allla bande più celebre, i Tinariwen, premiati per il loro ultimo album, Tassili, con un Grammy Award nel 2011.
Avevano reclamizzato la loro musica nel famosissimo Festival del deserto, frequentato da migliaia di musicofili occidentali, a Timbuctù, ora appena liberata.
Una famosa cantante, Fadimata, è l’ambasciatrice nel mondo della musica Tuareg, e sostiene che i difensori della Sharia sono contrari alla libertà delle donne, nel vestiario, nelle canzoni, nelle danze, e vogliono distruggere a Timbuctù anche i musei e le biblioteche, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Conclusione:
la guerra contro il terrore islamico è asimettrica, dura da 20 anni, quando è cominciata in Algeria, nel ’93, e non è stata risolta con la morte di Ben Laden. Continua con attentati kamikaze in Pakistan, (l’ultimo è di ieri),in Turchia, in Algeria e in Egitto. Non si sa quando finirà.
Pertanto è necessaria non solo una risposta militarmente repressiva, ma una ampia cooperazione economico-sociale, con la scuola, il lavoro, l’educazione, e un contrasto al traffico di droga, loro principale fonte finanziaria.
E’ l’Europa che è chiamata a rispondere perché ne è ormai direttamente minacciata.
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