L’agenda che Renzi vuole dettare al Governo non è chiara , o è fortemente omissiva. La lacuna maggiore risulta essere quella economico-fiscale e sociale
a) ( equa ripartizione delle imposte, patrimoniale, Taxe Tobin, )
b) Lavoro e pensioni
c) Evasione, elusione fiscale e corruzione.
Il progetto di tagliare i costi della politica di cui si parla da anni
( via il finanziamento pubblico dei partiti, la riduzione del numero dei parlamentari e dei loro compensi fornirebbero all’erario alcune centinaia di milioni di euro.
Basteranno a coprire i 30 miliardi che fin dal 2014 dovremo tirar fuori per il fiscal compact per 20 anni, ogni anno? Certamente no!
1) E molte critiche sono state formulate sulla legge per l’abolizione del finanziamento ai partiti, che Letta vorrebbe trasformare in decreto, e sottoporlo alle Camere entro N atale,
2) L’errore più grave mi sembra essere il tetto massimo che i cittadini dovranno rispettare per le loro donazioni private 300.000 euro !
Una cifra ragguardevole . Chi potrà permettersi di pagarla, finanzierà il partito che si impegnerà a salvaguardare i suoi interessi ( e sarà un partito di destra), mentre i cittadini che daranno il 2 per mille saranno i più deboli sul piano economico e li daranno ai partiti di centro-sinistra.
La proposta di Letta appare come una piccola truffa a nostro svantaggio. Per funzionare con equità il tetto non avrebbe dovuto sorpassare i 10.000 euro
3) Le altre riforme istituzionali per ridurre i costi della politica ( il numero dei parlamentari e i loro compensi) sul piano economico sono briciole a fronte degli impegni presi col Fiscal Compact come pure il cambiamento del Senato in Camera delle autonomie.
4) Semmai quello che costa molto sono le strutture istituzionali ( Regioni, Provincie e Comuni, con il loro esercito di funzionari e di impiegati,) ma poi Quirinale, Palazzo Chigi, Consulta, Csm, Dirigenti PA nominati, Consigli di Amministrazione, incarichi della Pubblica amministrazione a consulenti esterni, fondazioni Pubbliche e partecipate, auto blu…. La UIL li ha quantificati a 23 miliardi di euro. Ad ogni contribuente 757 euro l’anno.
Colpisce invece il silenzio assoluto di Renzi e dei renziani-renziane sulle misure fiscali necessarie.
a) La patrimoniale
b) La Tobin tax per colpire le esportazioni di capitali all’estero, nei paradisi fiscali a colpi di click. Non solo Antigua, ma anche la Svizzera e soprattutto Londra)
c) La diminuzione dell’Irpef sui redditi medio-bassi deli lavoratori e dei pensionati ( fino a 30.000 euro l’anno) che ora è al 23% ( servirebbe per stimolare consumi e domanda interna)
d) La diminuzione di Irap e Ires sulle piccole e medi imprese, se assumeranno personale
e La diminuzione delle bollette di luce, gas, e acqua) per far rifiatare le imprese e le famiglie.
Filippo Taddei economista di 40 anni consulente di Renzi ha cominciato a dire qualcosa: “Ci stiamo lavorando”
Ma il silenzio più grave nei discorsi programmatici di Renzi e quello sulla grande evasione-elusione fiscale, quantificata a 130 miliardi (ma altri dicono 180) .
Finora Monti aveva prodotto dei blitz del GdF a Cortina, a San Remo , o nei piccoli esercizi commerciali sugli scontrini: briciole, naturalmente, che non erano nemmeno piaciute.
Ma invece si tratta di confiscare beni mobili e immobili ai grossi evasori fiscali, ai corrotti e ai corruttori, e soprattutto ai mafiosi, e ai colletti bianchi a loro vicini.
La Mafia è tornata a minacciare pesantemente: la crisi colpisce gravemente chi viveva bene col pizzo, con l’usura, e con le estorsioni. Recentemente alcuni PM di Palermo hanno fatto arrestare dei familiari di Matteo Messina Denaro (sorella e nipote), con altre 30 persone, sulla base di pesanti intercettazioni. Il Boss Matteo, super protetto da gente che ha sempre tutelato la sua trentennale latitanza, ha anche lui bisogno di soldi, ed era la famiglia a procurarglieli. Sono molto inferociti i mafiosi anche per le misure di sequestro di beni che sono aumentate con regolarità, anche se non nella misura veramente necessaria.
***
Ma hanno colpito le intercettazioni delle conversazioni fra Riina e un mafioso detenuto pugliese contro il p.m Di Matteo: le minacce stragiste sono diventate una possibilità: ( lo ha detto anche Alfano, ma a Cancellieri non risultano!...) Avrebbero aspettato il PM sulla strada per Milano dove si svolge il processo per la trattativa Stato-mafia, per fare esplodere il veicolo, in occasione della testimonianza del pentito Brusca, al quale il magistrato avrebbe potuto rivolgere altre incalzanti domande, sul ruolo di Mancino nella trattativa.
( Un problema che aveva suscitato la reazione del Capo dello Stato, che aveva denunciato alla Consulta il fatto che la Procura di Palermo non aveva distrutto immediatamente le intercettazioni della telefonata fra lui e Mancino, ma aveva aspettato , come vuole la legge, che a deciderlo fosse il GUP, il giudice terzo.
Di fronte alle minacce di Riina la proposta del Ministro Alfano era stata quindi di offrire un Tank blindatissimo,il Lince, con il quale Di Matteo avrebbe dovuto girare nelle vie di Palermo, fino ad accompagnarlo a Milano, rifiutato però dall’interessato.
Domanda mia: perché non è stata organizzata una video-conferenza per consentire al PM di interrogare a Milano il teste in totale sicurezza? Tanto Alfano che Cancellieri si sono persi in un bicchier d’acqua, forse per non irritare il Quirinale che sull’argomento è già stato ed è ancora molto sensibile.
Da un’intervista di Travaglio al PM Di Matteo di oggi, 18 dicembre, si deduce che la minaccia mafiosa è da collegarsi anche con una minaccia istituzionale, espressa da una lettera a lui diretta inviatagli il 26 marzo 2013 da un uomo d’onore trapanese ,( non, meglio identificato,) che lo avvertiva della sua prossima eliminazione, “una decisione chiesta dagli amici romani di Matteo” ( Messina Denaro,) avallata anche in carcere da Totò Riina, tramite il figlio” Chi sono gli amici romani?
Forse una parola nuova potrà darla Vito Roberto Palazzolo, tesoriere di Riina, estradato con molta fatica dalla Tailandia, e arrestato: dovrebbe sapere molte cose sulle stragi del ’93, sugli uomini delle Istituzioni in contatto con la Cosca. . Collaborerà?
Tutta la nostra stima e solidarietà al magistrato, che fa solo il suo dovere poiché, proseguendo l’azione di Ingroia, vuole identificare nel processo della trattativa Stato- mafia chi ha manovrato gli imputati di strage, chi li ha diretti, ed ha concorso con loro nei crimini contestati”
II°
Se non mi sbaglio Antonio Ingroia, Procuratore vice a Palermo, quando è passato alla fondazione del movimento Rivoluzione Civile aveva proposto nel suo programma per le elezioni di febbraio un’azione sistematica di confisca dei beni mobili e immobili di corrotti e corruttori, di evasori ed elusori fiscali. e soprattutto dei mafiosi, di area nera e grigia.
Non a caso ha perso le elezioni: nessuno aveva accettato questa alleanza, né il PD, e guarda caso nemmeno Grillo si era detto favorevole: continuano a insistere sul finanziamento pubblico ai partiti, sulle riforme istituzionali e altre pinzillacchere, ma si guardano bene dall’adottare l’azione incisiva proposta da Ingroia per risolvere la grave crisi economico-sociale, per far fronte ai problemi del debito pubblico, di recente accresciuto, oltre i 2000 miliardi di euro.
Grillo: così fan proprio tutti? Anche tu evadi i tuoi capitali, insieme a Casaleggio? Renzi: vuoi innovare o no?
Nel 2014 Beppe continuerà a blaterare, da tolemaico della lira, contro l’euro e contro l’Europa, trovandosi accanto a Salvini, della Lega… e ad altri euro-scettici sparsi per tutto il Continente…
Tutto, fuorché le cose finanziariamente risolutive per risolvere la situazione economica, sul piano sociale e della legalità quelle che, come dice M.Travaglio, sarebbero la prova del Nove.
mercoledì 18 dicembre 2013
giovedì 12 dicembre 2013
Lettera a Renzi (dopo la vittoria alle primarie)
Sono stata contenta della grande partecipazione, secondo me dovuta al nobile gesto di Prodi, di andare a votare malgrado avesse detto che non lo avrebbe fatto. Un gran signore, che ha a cuore l’interesse del paese.
Che cosa non mi convince della tua candidatura’ l’ho già scritto sul blog (Mamma Li Renzi e e le Renziane)
Non mi convince il tuo blairismo, nemmeno tanto mascherato, quando inserisci fra le 7 candidate donne della tua segreteria il nome di Elena Boschi, avvocato civilista di 32 anni, che hai nominato nel CDA di Publiaqua in Toscana, e che da manager fa gli interessi della società privata che gestisce i servizi idrici della Regione Toscana, con le bollette più care d’Italia (250 euro l’anno a utente)). E’ un vero pericolo pubblico per noi cittadini, molto oberati da tutte le bollette, elettriche, acquatiche, e dei rifiuti.
Mi pare invece più convincente e simpatica Alessia Rovani, responsabile dei problemi della giustizia. Speriamo che ti aiuti e che vada bene.
b) Nella tua conferenza stampa hai detto che non vuoi cancellare la sinistra ma solo una classe dirigente di sinistra che in 20 anni non ha combinato nulla né per il PD né per il paese. Nessuna risposta concreta. Senonché constatiamo che alcuni della vecchia classe dirigente ti hanno appoggiato
( Veltroni, Fassino, Franceschini) proprio perché non erano di sinistra.
Se non vuoi cancellare la sinistra, come ora affermi dopo le tue prime posizioni liberiste, ti conviene esaminare alcune delle posizioni di Cuperlo, che appaiono convincenti ed accettabili, rispondenti alle nostre domande. :
1) La tassa sull’Imu dei proprietari di case di lusso va pagata, ( come del resto si fa in tutti i paesi d’Europa) Con quel denaro il Governo potrebbe provvedere a risolvere altri problemi.( come indicizzare sull’inflazione accresciuta le pensioni di 2089 euro lorde)
2) Bisogna tassare chi possiede e non chi produce e lavora: , per poter diminuire l’Irpef dai redditi medio-bassi, e quelli dei pensionati ( 30.000 euro l’anno)
Quindi una bella patrimoniale sui redditi alti e sulle rendite sarebbe auspicabile, perché il problema degli esodati è lungi dall’essere stato risolto, ed è la peggiore conseguenza della contro-riforma Fornero.
Tassare le pensioni d’oro appare il minimo dell’equità.
3) Abbiamo 130 miliardi di evasione fiscale ( certificati dall’Agenzia delle entrate) : con i soldi che ricupereremo da questo scandaloso furto all’erario saremo in grado di stimolare la produzione e la crescita, facendo crescere la domanda interna di coloro che le tasse le hanno sempre pagate, e che torneranno ai loro consumi di una volta. (alimentazione, vestiario, viaggi, vacanze, cure termali.) .
4) Investire nella scuola, nella ricerca e nella formazione professionale potrebbe far diminuire la disoccupazione giovanile, con i contratti di apprendistato, come pure sarebbero utili investimenti nella cultura e nel patrimonio artistico per stimolare il turismo.
5) Le industrie hanno de localizzato e continuano a farlo, perché le banche non le finanziano: tassare fortemente le banche, dopo che hanno ricevuto ingenti somme di denaro dalla BCE all’1% , guadagnando con rari prestiti a un tasso molto maggiore. Bisogna agevolare fiscalmente le imprese per farle restare in Italia e creare lavoro, togliendo loro l’Irap e l’Ires se assumono personale.
6) I tuoi collaboratori finanzieri dicono che i sindacati hanno tutelato chi aveva un contratto a tempo indeterminato e non i precari.
Allora anche Landini della Fiom dice che bisogna trattare, creare un tavola per rinegoziare il tutto, per tutelare con la pensione e col reddito minimo i precari che perdono il lavoro, e gli autonomi con partite IVA.
Bisogna prendere il denaro dalla cassa depositi e prestiti.
7) L’Europa e l’Euro:
Nel 1914 in vista delle elezioni del maggio bisogna cambiare le cose in modo radicale, cominciando a diminuire dal 3% al 2, 5%, il rapporto deficit-pil decretato a Maastricht, e rinegoziando tutti i trattati compreso il fiscal compact, inserito precipitosamente in Costituzione.
Cuperlo e la sinistra vogliono un’Europa politica e sociale, non del rigore e dell’austerità. Dovremo farlo capire alla Grossa Coalizione tedesca. L’Europa della moneta, nata male perché la BCE non può stamparla, e che è sopravalutata rispetto al dollaro, a vantaggio dell’industria tedesca, facendo aumentare a valanga le masse degli euro-scettici anche i nostri imprenditori e fra gli artigiani.
Tu Renzi che d’Europa capisci poco dovresti leggere, insieme alla responsabile del settore nella tua segreteria, il libro di Cohn Bendit ,che vuole un’Europa federale, cominciando con un’Unione bancaria e la sorveglianza della BCE su tutte le banche europee, responsabili della crisi, un’Unione fiscale, con regole valide in tutti i paesi dell’Unione, un Ministero del Tesoro che regoli un bilancio unico, al 23% del Pil, del continente, in grado di far fronte ai problemi di deficit dei paesi del Sud Europa.Occorre solidarietà, come negli Stati Uniti.
E’ necessario un piano economico-sociale per combattere la disoccupazione giovanile, il perno di tutta la crisi. Bisogna sostenere Letta e il Governo fino al semestre di Presidenza italiana nella seconda metà del 2014, quando potremo ricominciare ad esigere il cambiamento, insieme ad altri paesi del Sud-Europa.
Con un impegno chiaro e sottoscritto con Alfano, visto che Forza Italia è all’opposizione.
8)
Ùna legge elettorale da fare a tambur battente, prima delle motivazioni della sentenza della Consulta:che sostenga il bipolarismo maggioritario
A) Che sia quella dei sindaci, col doppio turno, e con premio di maggioranza ridotto
B) Con la possibilità delle preferenze per scegliere il candidato migliore.
9) Riforme costituzionali possibili: trasformare .il Senato in Camera delle autonomie, con una sola Camera per legiferare.
10) Ridurre il numero di parlamentari della metà, come pure i loro compensi.
11) Riprendere la linea dell’Ulivo di Prodi: andare alle elezioni politiche nella primavera del 2015, con le primarie di coalizione, un anno dopo le elezioni europee, dopo aver rimesso le cose a posto sul continente. Bisogna battere energicamente gli euro-scettici, in continuo aumento in tutta la U.E, e trasformare l’Europa di una moneta sballata in un’Europa della crescita , dell’occupazione e dell’equità sociale.
13)
Bisogna ridurre le spese militari che sono davvero eccessive, con gli F 35 ed altro, perché con le ultime manifestazioni dei Forconi, si è visto che molti poliziotti con il loro modesto stipendio rischiano la vita e la salute , non ce la fanno ad arrivare a fine mese, e solidarizzano con la protesta. .Dobbiamo assicurare loro condizioni migliori se vogliamo che continuino ad operare in difesa dei cittadini e delle istituzioni.
Conclusione:
Siamo in una situazione che somiglia sempre di più a quella della crisi negli anni Trenta, che fece cadere Weimar: le manifestazioni sono infiltrate dalla destra ( Forza Nuova è li, come Alba Dorada in Grecia, Le Pen in Francia, e altrove… Potrebbero conquistare voti per il Parlamento)
Tra i Forconi si è visto che la fiducia nell’ottenere risposte da questo Parlamento è veramente a livello zero: anche per chi ha votato per Grillo
E non danno fiducia a Letta.
Caro Renzi sei un eroe della comunicazione
Vincere, vincere, vincere…
E vinceremo in cielo in terra e in mar….
Eccoti segretario del PD, Una poltrona usata come sul trampolino per palazzo Chigi?
.
Mi chiedo ( e francamente non lo so) se sarai altrettanto lucido, efficiente e paziente per dare tempo al tempo, se continuerai a occuparti di Firenze e del bacino dell’Arno, ( il che mi pare onestamente difficile date le nuove incombenze) , e soprattutto se sarai capace di cominciare a far funzionare veramente la sinistra, comunicando le cose giuste e dando quelle risposte che finora non è stata capace di dare.
Il Governo deve essere sollecitato al massimo, perché la stabilità cessi di essere un alibi
.Oggi Letta ha ottenuto la fiducia, e ha dichiarato di non voler restare a palazzo Chigi a tutti i costi. Bisognerà che faccia le cose sopraelencate, altrimenti è meglio farlo andare a casa.
Tu sei rimasto l’ultima zattera di salvataggio, l’ultima speranza. Non so se a ragione o a torto: Speriamo che tu sappia rinunciare ai i tuoi interessi per fare quelli del paese. Non abbiamo capito se vuoi andare subito alle elezioni, seguendo i desideri di Grillo e di Berlusconi, o se saprai aspettare per fare le cose giuste in Italia e soprattutto con l’Europa.
Fai scendere dai tacchi leopardati a 10 cms Elena Boschi, e falla mettere nelle scarpe e nei panni dei cittadini massacrati da tasse, bollette, e pinzillacchere.
Che cosa non mi convince della tua candidatura’ l’ho già scritto sul blog (Mamma Li Renzi e e le Renziane)
Non mi convince il tuo blairismo, nemmeno tanto mascherato, quando inserisci fra le 7 candidate donne della tua segreteria il nome di Elena Boschi, avvocato civilista di 32 anni, che hai nominato nel CDA di Publiaqua in Toscana, e che da manager fa gli interessi della società privata che gestisce i servizi idrici della Regione Toscana, con le bollette più care d’Italia (250 euro l’anno a utente)). E’ un vero pericolo pubblico per noi cittadini, molto oberati da tutte le bollette, elettriche, acquatiche, e dei rifiuti.
Mi pare invece più convincente e simpatica Alessia Rovani, responsabile dei problemi della giustizia. Speriamo che ti aiuti e che vada bene.
b) Nella tua conferenza stampa hai detto che non vuoi cancellare la sinistra ma solo una classe dirigente di sinistra che in 20 anni non ha combinato nulla né per il PD né per il paese. Nessuna risposta concreta. Senonché constatiamo che alcuni della vecchia classe dirigente ti hanno appoggiato
( Veltroni, Fassino, Franceschini) proprio perché non erano di sinistra.
Se non vuoi cancellare la sinistra, come ora affermi dopo le tue prime posizioni liberiste, ti conviene esaminare alcune delle posizioni di Cuperlo, che appaiono convincenti ed accettabili, rispondenti alle nostre domande. :
1) La tassa sull’Imu dei proprietari di case di lusso va pagata, ( come del resto si fa in tutti i paesi d’Europa) Con quel denaro il Governo potrebbe provvedere a risolvere altri problemi.( come indicizzare sull’inflazione accresciuta le pensioni di 2089 euro lorde)
2) Bisogna tassare chi possiede e non chi produce e lavora: , per poter diminuire l’Irpef dai redditi medio-bassi, e quelli dei pensionati ( 30.000 euro l’anno)
Quindi una bella patrimoniale sui redditi alti e sulle rendite sarebbe auspicabile, perché il problema degli esodati è lungi dall’essere stato risolto, ed è la peggiore conseguenza della contro-riforma Fornero.
Tassare le pensioni d’oro appare il minimo dell’equità.
3) Abbiamo 130 miliardi di evasione fiscale ( certificati dall’Agenzia delle entrate) : con i soldi che ricupereremo da questo scandaloso furto all’erario saremo in grado di stimolare la produzione e la crescita, facendo crescere la domanda interna di coloro che le tasse le hanno sempre pagate, e che torneranno ai loro consumi di una volta. (alimentazione, vestiario, viaggi, vacanze, cure termali.) .
4) Investire nella scuola, nella ricerca e nella formazione professionale potrebbe far diminuire la disoccupazione giovanile, con i contratti di apprendistato, come pure sarebbero utili investimenti nella cultura e nel patrimonio artistico per stimolare il turismo.
5) Le industrie hanno de localizzato e continuano a farlo, perché le banche non le finanziano: tassare fortemente le banche, dopo che hanno ricevuto ingenti somme di denaro dalla BCE all’1% , guadagnando con rari prestiti a un tasso molto maggiore. Bisogna agevolare fiscalmente le imprese per farle restare in Italia e creare lavoro, togliendo loro l’Irap e l’Ires se assumono personale.
6) I tuoi collaboratori finanzieri dicono che i sindacati hanno tutelato chi aveva un contratto a tempo indeterminato e non i precari.
Allora anche Landini della Fiom dice che bisogna trattare, creare un tavola per rinegoziare il tutto, per tutelare con la pensione e col reddito minimo i precari che perdono il lavoro, e gli autonomi con partite IVA.
Bisogna prendere il denaro dalla cassa depositi e prestiti.
7) L’Europa e l’Euro:
Nel 1914 in vista delle elezioni del maggio bisogna cambiare le cose in modo radicale, cominciando a diminuire dal 3% al 2, 5%, il rapporto deficit-pil decretato a Maastricht, e rinegoziando tutti i trattati compreso il fiscal compact, inserito precipitosamente in Costituzione.
Cuperlo e la sinistra vogliono un’Europa politica e sociale, non del rigore e dell’austerità. Dovremo farlo capire alla Grossa Coalizione tedesca. L’Europa della moneta, nata male perché la BCE non può stamparla, e che è sopravalutata rispetto al dollaro, a vantaggio dell’industria tedesca, facendo aumentare a valanga le masse degli euro-scettici anche i nostri imprenditori e fra gli artigiani.
Tu Renzi che d’Europa capisci poco dovresti leggere, insieme alla responsabile del settore nella tua segreteria, il libro di Cohn Bendit ,che vuole un’Europa federale, cominciando con un’Unione bancaria e la sorveglianza della BCE su tutte le banche europee, responsabili della crisi, un’Unione fiscale, con regole valide in tutti i paesi dell’Unione, un Ministero del Tesoro che regoli un bilancio unico, al 23% del Pil, del continente, in grado di far fronte ai problemi di deficit dei paesi del Sud Europa.Occorre solidarietà, come negli Stati Uniti.
E’ necessario un piano economico-sociale per combattere la disoccupazione giovanile, il perno di tutta la crisi. Bisogna sostenere Letta e il Governo fino al semestre di Presidenza italiana nella seconda metà del 2014, quando potremo ricominciare ad esigere il cambiamento, insieme ad altri paesi del Sud-Europa.
Con un impegno chiaro e sottoscritto con Alfano, visto che Forza Italia è all’opposizione.
8)
Ùna legge elettorale da fare a tambur battente, prima delle motivazioni della sentenza della Consulta:che sostenga il bipolarismo maggioritario
A) Che sia quella dei sindaci, col doppio turno, e con premio di maggioranza ridotto
B) Con la possibilità delle preferenze per scegliere il candidato migliore.
9) Riforme costituzionali possibili: trasformare .il Senato in Camera delle autonomie, con una sola Camera per legiferare.
10) Ridurre il numero di parlamentari della metà, come pure i loro compensi.
11) Riprendere la linea dell’Ulivo di Prodi: andare alle elezioni politiche nella primavera del 2015, con le primarie di coalizione, un anno dopo le elezioni europee, dopo aver rimesso le cose a posto sul continente. Bisogna battere energicamente gli euro-scettici, in continuo aumento in tutta la U.E, e trasformare l’Europa di una moneta sballata in un’Europa della crescita , dell’occupazione e dell’equità sociale.
13)
Bisogna ridurre le spese militari che sono davvero eccessive, con gli F 35 ed altro, perché con le ultime manifestazioni dei Forconi, si è visto che molti poliziotti con il loro modesto stipendio rischiano la vita e la salute , non ce la fanno ad arrivare a fine mese, e solidarizzano con la protesta. .Dobbiamo assicurare loro condizioni migliori se vogliamo che continuino ad operare in difesa dei cittadini e delle istituzioni.
Conclusione:
Siamo in una situazione che somiglia sempre di più a quella della crisi negli anni Trenta, che fece cadere Weimar: le manifestazioni sono infiltrate dalla destra ( Forza Nuova è li, come Alba Dorada in Grecia, Le Pen in Francia, e altrove… Potrebbero conquistare voti per il Parlamento)
Tra i Forconi si è visto che la fiducia nell’ottenere risposte da questo Parlamento è veramente a livello zero: anche per chi ha votato per Grillo
E non danno fiducia a Letta.
Caro Renzi sei un eroe della comunicazione
Vincere, vincere, vincere…
E vinceremo in cielo in terra e in mar….
Eccoti segretario del PD, Una poltrona usata come sul trampolino per palazzo Chigi?
.
Mi chiedo ( e francamente non lo so) se sarai altrettanto lucido, efficiente e paziente per dare tempo al tempo, se continuerai a occuparti di Firenze e del bacino dell’Arno, ( il che mi pare onestamente difficile date le nuove incombenze) , e soprattutto se sarai capace di cominciare a far funzionare veramente la sinistra, comunicando le cose giuste e dando quelle risposte che finora non è stata capace di dare.
Il Governo deve essere sollecitato al massimo, perché la stabilità cessi di essere un alibi
.Oggi Letta ha ottenuto la fiducia, e ha dichiarato di non voler restare a palazzo Chigi a tutti i costi. Bisognerà che faccia le cose sopraelencate, altrimenti è meglio farlo andare a casa.
Tu sei rimasto l’ultima zattera di salvataggio, l’ultima speranza. Non so se a ragione o a torto: Speriamo che tu sappia rinunciare ai i tuoi interessi per fare quelli del paese. Non abbiamo capito se vuoi andare subito alle elezioni, seguendo i desideri di Grillo e di Berlusconi, o se saprai aspettare per fare le cose giuste in Italia e soprattutto con l’Europa.
Fai scendere dai tacchi leopardati a 10 cms Elena Boschi, e falla mettere nelle scarpe e nei panni dei cittadini massacrati da tasse, bollette, e pinzillacchere.
mercoledì 4 dicembre 2013
A proposito di JFK. Lettera aperta a Furio Colombo
Caro Colombo, ho letto con molto interesse il libro pubblicato dall’Espresso nel 50° anniversario della scomparsa di Kennedy.
Un eccellente antologia di articoli, preceduta dalla tua commossa introduzione. Eri un sodale, a Boston, e ti eri dato da fare per far convergere su di lui i voti della comunità italiana che lì risiedeva.
In quel periodo ero all’Università di Berkeley, grazie a una borsa Fulbright, ottenuta grazie al suggerimento di Franco Venturi,
per poter continuare i miei studi di storia e di letteratura russa nel dipartimento diretto di Slavic Studies diretto da Grossman.
Concordo con te su un punto importante: il radicale cambiamento generazionale che aveva accompagnato la sua candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti, e l’ altissima adesione al mito della Nuova Frontiera che il Presidente aveva indicato nel suo discorso della Convention democratica a Los Angeles il 15 luglio del 1960.
Tu indichi una data precisa nel divorzio che successivamente si era manifestato rispetto alle strategie del Presidente: l’infausta guerra del Vietnam, iniziata nel 1963, poco prima del suo assassinio.
In realtà Kennedy non aveva mai accondisceso all’invio di truppe combattenti americane, come gli chiedevano i membri della staff governativa ( Mc Namara, ministro della Difesa, il gen. Taylor, e Bundy, consigliere per la Sicurezza) : si era limitato solo a inviare 16.000 consiglieri militari, e un mese prima di morire ne aveva già richiamati 1000. Pare che lui e il fratello Bob fossero già stati in Vietnam da ragazzi, nel 1951 , e fossero rimasti impressionati dai postumi della sconfitta coloniale subita dalla Francia in quel paese. Lo scrisse Bob Kennedy nelle sue memorie.
Ma una volta scomparso Kennedy , il suo successore Lyndon Johnson si era invece affrettato , dopo la sua elezione nel 1964, a inviare 500. 000 militari e la guerra cominciò provocando l’allontanamento spirituale di migliaia di suoi sostenitori, e la morte di migliaia di americani.
Come dice il suo biografo Clark, se JFK fosse vissuto la storia sarebbe andata molto diversamente. Non ci sarebbe stata la guerra.
Io credo però che il vero divorzio da Kennedy sia iniziato molto prima, già nell’aprile del 1961, dopo la fatale spedizione voluta dalla Cia alla Baia dei Porci per riconquistare Cuba. Soprattutto fra i giovani europei che si aspettavano molto dalla sua elezione per un vero cambiamento, anche perché Fidel Castro, con la sua rivoluzione a Cuba contro il fascista Fulgenzio Battista, era già un mito da noi.
Gli Stati Uniti nel 1959 erano stati favorevoli alla rivoluzione e al primo governo democratico di Fidel, ma quando successivamente aveva proceduto a nazionalizzare le immense piantagioni di canna da zucchero, i bordelli di lusso e gli hotel americani come l’Avana Hilton, non furono più d’accordo: i loro interessi economici erano stati lesi.
Quindi Eisenhower aveva lasciato in eredità all’amministrazione Kennedy un memorandum, il cui slogan era “Non possiamo vivere con Castro”.
Elaborato in collaborazione con la CIA, diretta da Allen Dulles, esso forniva informazioni non veritiere sul paese, ed erano stati organizzati soprattutto in Guatemala 7 campi di addestramento dei profughi cubani, soprattutto rappresentati dai seguaci di Fulgenzio Battista, che avevano tutelato gli interessi coloniali degli Stati Uniti.
E lo storico Schlesinger, illustre collaboratore di Kennedy, aveva redatto per il Presidente un panphlet anti castrista, in cui si sposavano le posizioni estreme e ottuse della destra repubblicana, a sostegno degli interessi economico-coloniali Usa. Cuba a sue passi dagli States era troppo comoda.
Ora fra i fuorusciti cubani c’erano anche esponenti della borghesia democratica, guidata da Manuel Ray , un ingegnere che era stato ministro dei lavori pubblici nel primo governo di Castro, ma che non aveva condiviso la politica di riforme sociali a favore dei contadini poveri cubani, né le nazionalizzazione delle proprietà americane, come pure il successivo orientamento del governo in senso marxista e filo-sovietico.
Negli Stati Uniti si era quindi sviluppato un profondo orientamento anti-castrista, anche perché la Cia affermava che con una spedizione militare nel Nord dell’isola, gli oppositori di Castro si sarebbero ribellati al regime, e che quindi la vittoria sarebbe stata facile.
Kennedy aveva però negato al Pentagono l’invio massiccio di forze dell’aviazione, dell’esercito e della marina, limitando lo sbarco solo a una piccola parte delle truppe: per non compromettere gli Stati Uniti nel caso di un fallimento dell’operazione, sperando che questo sarebbe bastato a far scoppiare una rivolta nel paese.
In realtà la Cia di Allen Dulles non aveva affatto informato del progetto di blitz militare i fuorusciti democratici e Josè Cardona che li guidava, e quindi loro , messi addirittura in isolamento, non avevano potuto coadiuvare sul piano clandestino il successo dello sbarco.
Quindi i 350 ribelli seguaci di Battista erano stati facilmente annientati dalle forze delle milizie e dell’esercito cubano, equipaggiato con efficaci armi automatiche fornite dai russi.
***
Il problema doveva tornare a presentarsi l’anno successivo, nell’ottobre del 1962, quando le navi sovietiche si stavano dirigendo verso il porto dell’Avana con un carico di missili a medio-gittata, in grado di portare testate atomiche. Kennedy, sbagliando, pensava avessero solo una capacità difensiva. ma aveva imposto il blocco navale del porto, un’azione unilaterale americana, decisa senza l’Onu. C’era infatti la destra repubblicana, guidata da Barry Goldwater favorevole alle tesi dei militari oltranzisti come il gen, Walter, che esigevano una risposta immediata ed efficace per cogliere di sorpresa i russi.
Kennedy e suo fratello Bob volevano invece condurre l’azione sul piano diplomatico, costringendo i russi a dire la verità all’Assemblea generale dell’Onu, escludendo però categoricamente l’uso della forza, che avrebbe potuto generare un conflitto atomico. Era andato a New York con un discorso calmo, legalistico, ma con un preciso ultimatum sia a Mosca che all’Avana . Le navi americane dovevano controllare il contenuto trasportato da quelle sovietiche, e poiché gli aerei americani avevano fotografato le rampe sulle quali erano stati sistemati i missili russi sul territorio cubano, esse dovevano essere smantellate e i missili tornare nell’Urss.
***
2) Ecco ora il racconto di quella giornata il 22 ottobre 1962, nel capitolo del mio libro “ Memorie di un’eretica”, vissuta da studentessa sul campus universitario di Berkeley.
Nuvole nere si addensavano all'orizzonte internazionale.
Una sera sentii uno strano concerto nell'aria: le campane della chiesa del campus suonavano un carillon, sull' aria della Marsigliese(?!.)
Era strano. Scesi in strada, e vidi una folla di studenti dirigersi al centro del campus, tutti ad ascoltare il discorso alla nazione di Kennedy. Era il 22 ottobre 1962.
In quei tempi Fidel era già un mito, per tutta la sinistra, e non solo italiana. La cacciata di Fulgenzio Batista da Cuba, grazie alla guerriglia, iniziata sulla Sierra Nevada nel sud dell’isola, gli aveva assicurato la simpatia di Hemingway, antico combattente anti-fascista, e della sinistra europea. Tutto aveva contribuito a renderlo leggendario.
All'inizio gli americani lo vedevano con molto favore. Poi, quelli che avevano investito nel paese, si erano accorti che i loro interessi erano gravemente minacciati: tutto era stato rapidamente nazionalizzato (le case da gioco, i bordelli di lusso, le piantagioni di canna da zucchero, i grandi alberghi . L’Havana Hilton si chiamava ora l’’Havana libre”)
Peccato: Cuba era una bella colonia americana, e molto comoda, a un passo dagli States!... Gli esuli andavano quindi organizzando la loro opposizione da Miami, in Florida, aiutati dai ricchi investitori americani.
Fidel, per proteggere le sue nazionalizzazioni, si era avvicinato all'Urss. Era quindi disfunzionale per la sicurezza degli Stati Uniti: cominciava ad essere veramente pericoloso.
La sera, all'International House di Berkeley venne organizzato un dibattito, a cui parteciparono americani e stranieri. Toni gravi e discorsi preoccupati.
Io ripensavo alla Marsigliese. Era Fidel che sbarcava a Miami o erano gli americani che erano già andati a Cuba, fin dall’anno prima?
Non erano forse stati proprio i marines, les enfants de la patrie, con il loro sbarco alla Baia dei Porci, nell’aprile del 1961? Era stato un tentativo di riconquistare l’isola, sul piano militare, ma era fallito. Ora invece il problema erano i missili sovietici a media gittata, chiesti da Fidel all’Urss, puntati contro la base americana di Guantanamo. Mai come allora il paese era stato in pericolo.
Certo era un rischio calcolato sul filo del rasoio. Un baratto: il ritiro dei missili contro Cuba Libre. Questa doveva essere la spiegazione ufficiale, più tardi, per giustificare quella mossa da poker (che tra l’altro sarebbe costata proprio a Krustciov la perdita del potere, due anni dopo): infatti intanto si rischiava una possibile guerra atomica, e la piccola Cuba sarebbe scomparsa nel nulla con conseguenze imprevedibili per il pianeta.
Il mio pensiero andava a Fidel.
Chiesi la parola, e, con la voce rotta dall’emozione, dissi tutto quello che l'America aveva rappresentato per l'Europa e per noi italiani nella lotta contro il nazi-fascismo. Raccontai la mia emozione il giorno della liberazione di Roma, il 4 giugno 1944, quando il soldato negro, issato su una jeep, aveva gridato:'Viva l'Italia”, in Via Sabotino, in festa. E poi quanto fossero vitali per il mio avvenire le borse che il senatore Fullbright per il viaggio e l'Università per il soggiorno mi avevano generosamente offerto, per poter continuare a studiare. Ma un attacco a Cuba, un piccolo paese che aveva lottato contro il fascismo, come noi italiani, un attacco dall'America,"the so called Country of freedom", no, non era accettabile. Era David contro Golia.
In tutta coscienza avrei rinunciato ai miei vantaggi, e sarei partita di nuovo, sia pure con la morte nel cuore. -
Non so se fosse stata la Marsigliese a incoraggiarmi a questo discorso tribunizio . Fatto sta che il successo fu travolgente. Gli applausi piovvero frenetici, e non solo dagli studenti stranieri. Dovevo scoprire, quella sera, che Berkeley era un campus "rosso" (!) L'American Left era tutta li, al dibattito. Fragole e sangue. Cosi si sarebbe intitolato un celebre film sul primo movimento di contestazione studentesca, che sarebbe scoppiato l'anno seguente proprio a Berkeley, in anteprima assoluta mondiale.
Qualcuno venne a congratularsi. Così conobbi Norman, uno studente di diritto ebreo, di origine polacca. Intanto una cinepresa filmava il dibattito. Credevo fossero gli studenti, ma mi sbagliavo.
Nel frattempo tutta l'isola di Cuba si era mobilitata.
I fratelli Kennedy avevano bloccsto il porto dell’Avana, per impedire alle navi russe di apportare i loro missili.
Ora però dovevano lottare contro i loro esagitati militari, impazienti di attaccare, e conducevano il loro negoziato con molta pazienza, alle Nazioni Unite, mettendo in serio imbarazzo il Ministro degli esteri Gromyko. Bisognava indurre i russi a ritirare i missili, e a distruggere le rampe su cui alcuni erano già stati installati. Per fortuna Krustciov, molto responsabilmente aveva subito accettato la proposta americana. Avrebbero fatto come lui voleva. La risposta di Kennedy fu molto positiva: Krustciov aveva reagito come un uomo di stato. Gli aveva offerto una buona proposta in cambio: Cuba libre. Il compromesso riuscì.
Brindammo tutti insieme, la sera dopo: Viva Kennedy e Viva Fidel!....
***
La mia gioia doveva essere di breve durata. Nella cassetta della posta trovai una lettera. Era una convocazione dell'F.B.I. nel loro ufficio, a S.Francisco. Che diavolo potevano volere da me?
Non sapevo che in quel tempo era diretta dal terribile Edgar Hoover, che aveva indagato perfino sul Presidente Franklin D. Rooswelt. Un controllore coi fiocchi. E inoltre in quel momento c’era un’ondata di anti-castrismo molto violenta, in tutti gli Stati Uniti. Il mio intervento aveva suscitato sospetti.
Ne parlai con Norman. Era di famiglia israelita, emigrata in America dall'Europa centrale. Aveva appena fatto il servizio militare e studiava legge. Si mise a ridere.
- Si, facevano sempre cosi, anche nell'esercito. Controlli di routine. Dovevano essere stati loro a filmare il dibattito.
- Il suo consiglio?
- Mettere un vestito elegante, andare a San Francisco, recitare la parte di ragazza un po' svampita, e soprattutto dire tutta la verità, niente altro che la verità. -
- Come nei processi dei films ? Ma non avevo la Bibbia su cui giurare!...
***
Il tipo che mi doveva interrogare non mi aspettava cosi' presto. Quella notte doveva essere stata una hard day-night. Aveva la barba lunga, le gambe sul tavolo, leggeva le notizie su un giornale locale. La stanza era tutta in una nuvola di fumo.
Quando entrai, accompagnata da una segretaria, si ricompose, imbarazzato. Per darsi un contegno mi offrì una sigaretta, che rifiutai con un sorriso.
- Grazie. Non fumo.-
Mi guardò incuriosito. Forse le spie le immaginava diverse.
- Can i help-you? - dissi gentilmente, non senza ironia. (Per l'orso ci voleva un po di miele.)
Sul mio conto c'era già un bel dossier di informazioni. Le riepilogò. Sapeva tutto:
- che ero stata tra i firmatari di un documento anti- sovietico nel '56.
- Che il mio nome figurava nelle liste universitarie "Rinasciàta" (Rinascita). Di sinistra.
- Che ero stata nell’ Urss, con una borsa ufficiale del Ministero degli Esteri italiano.
- Che avevo fatto anche discorsi alla radio, a Kiev, e che una mia intervista era apparsa su un giornale della città.
- Bene...Nient'altro?
- No...Confermavo?
- Confermavo, certo! Tutto pubblico, alla luce del sole. E allora?
Venne al dunque.
- Ero ancora iscritta al partito Comunista?
- No, me ne ero andata nell'ottobre del ’56, dopo l’intervento sovietico in Ungheria.
Poi la domanda chiave:
- Do you believe in private property?
Trattenni a fatica la voglia di scoppiare a ridere. La domanda era surreale. (E ora come faccio senza la Bibbia, su cui giurare?)
Il mio amore per il cinema mi venne per fortuna in soccorso. Avevo appena visto un fantastico film con Montgomery Clift, che raccontava come il governo americano all’epoca di Rooswelt, avesse confiscato negli anni Trenta le terre del Tennessee River per la costruzione di una diga, indispensabile a dare energia elettrica alla regione e creare lavoro.
Si vedeva l'immenso dolore dei piccoli proprietari che non volevano partire, attaccati alla terra. Glielo raccontai, forzando i toni melodrammatici...
- E allora, come facevo io a credere nella proprietà privata, se, anche negli Stati Uniti c'erano stati casi del genere, quando era in gioco l'interesse della comunità? E poi, le tasse? Era quello il modo con il quale rispettavano la proprietà privata?-
Capii di aver toccato un punto cruciale. Quello era proprio un argomento dolente. Per tutti. Il pover uomo era strabiliato.
- Ma insomma, - mi fece esasperato, - Do you believe that every thing must be nationalised?
E io, rassicurante:
-Nooo!...Non tutto. For instance, i miei orecchini, no.
Scoppiò in una bella risata, rasserenato. Ci salutammo cordialmente, ma gli dissi:
- Avevo una borsa dell'Università di California, una tesi da scrivere, e non avevo tempo da perdere. Se proprio aveva bisogno di altre precisazioni poteva venire lui a Berkeley. Gli avrei offerto un eccellente cup of italian coffee.
Altrimenti, mi sarei rivolta (sia pure con poche e forse infondate speranze) al Consolato d'Italia a San Francisco, per molestie. Lo dissi ridendo. Ma lui capì a volo. E grane con i diplomatici non ne voleva.
Quindi mi lasciarono in pace.”
***
Sul piano mondiale la Presidenza di Kennedy aveva avuto una conseguenza importantissima, una vera svolta nelle relazioni internazionali rispetto al periodo della guerra fredda: un trattato con l’Urss per lo stop agli esperimenti nucleari in terra e in acqua, con ispezioni reciproche e controllo degli armamenti,
Sul piano interno aveva gettato le basi del progetto per i diritti civili, che sarebbe stato realizzato dal Lyndon Johnson dopo la sua scomparsa.
Ma quali furono le conseguenze del suo assassinio nei vari paesi?
1) Cuba: grazie al compromesso la rivoluzione era sopravvissuta.
Ma l’alleanza con i sovietici non era stata affatto positiva: il paese passò da una forma di colonialismo ad un’altra perché:
I sovietici imposero la coltivazione della canna da zucchero, che compravano a prezzi stracciati, impedendo la coltivazione di altri prodotti agricoli che avrebbero consentito a Cuba una maggiore autonomia sul piano alimentare, molto importante a causa dell’embargo commerciale americano.
Inoltre imposero al governo l’acquisto a carissimo prezzo dei loro trattori, costruiti per terre di pianura, inadatti al terreno collinoso dell’isola. ( Ma per fortuna una cooperativa emiliana, Giovannoni e Giovannardi propose trattori più efficaci al governo, alla barba dell’embargo americano)
Cominciò anche un sistema di sorveglianza poliziesca dei dissidenti, che determinò la loro fuga dal paese : nessuna libertà di associazione e di stampa, e tanto meno il diritto di sciopero.
Senza contare il sistema sovietico nella distribuzione commerciale, che per la popolazione comportava lunghe code e carenza di prodotti.
2) Italia
Gli stessi ricchissimi petrolieri texani, di estrema destra, appartenenti alle Sette Sorelle, che avevano organizzato l’attentato all’aereo di Mattei, colpevole di aver contrastato i loro interessi nei paesi fornitori di petrolio nel terzo mondo, quando era a capo dell’Eni, decisero di far fuori Kennedy. Stevenson lo aveva scongiurato di non andare a Dallas, dove c’era contro di lui un fiume di odio. Volevano punirlo perché era stato per stipulare un accordo con Mattei, per sabotare i loro interessi, proprio alla vigilia dell’attentato sull’aereo? Punirlo per la politica da lui sostenuta in favore dei paesi poveri del Terzo mondo?
Il governo di centro-sinistra , voluto da Fanfani si appoggiava sulla figura dell’imprenditore energetico Mattei, come lo zoccolo duro per intraprendere un radicale percorso riformatore.
Dopo la sua scomparsa i governi di centro sinistra, capeggiati da Aldo Moro, (1963-68) dovettero annacquare i loro progetti, essendo venuta a mancare la figura principale.
Quindi il 2 dicembre ’69 cominciò la strategia della tensione, con il massacro di Piazza Fontana a Milano, che doveva sfociare nel ’72 nel governo di destra presieduto da Leone, con Andreotti al Ministero della difesa.
3) Paesi dell’America Latina:
In Bolivia nel ’67 venne ucciso Che Guevara: aveva capito che Cuba, senza il sostegno di altri latino-americani non avrebbe mai potuto farcela sul piano economico.
Nel 1973, in Cile l’esperimento del governo social-comunista di Salvatore Allende, che avrebbe potuto costituire un esempio anche per l’Italia, fu sgominato dal golpe di centro-destra di Augusto Pinochet: la dc cilena era passata ai fascisti. Allende venne ucciso.
Si è poi scoperto che Andreotti e Strauss, ministri della difesa italiano e tedesco avevano finanziato lo sciopero dei trasportatori in Cile, all’origine del golpe.
A nulla valse poi il progetto berlingueriano del Compromesso storico, disegnato insieme ad Aldo Moro, per impedire che i democristiani si alleassero con i fascisti in Italia.
Moro venne rapito e ucciso nel marzo 1978 , perché Nixon e il suo segretario di Stato Kissinger non avevano proprio capito l’abile disegno di Moro: le convergenze parallele, nel momento in cui l’Urss, era tornata su posizione staliniste. Moro venne rapito e poi ucciso per questa ragione.
Tra le BR c’erano infiltrati dei servizi segreti, come Moretti.
4) Anche per l’Urss, la scomparsa di Kennedy fu nefasta perché segnò la solitudine di Krustciov, che nell’ottobre 1964 doveva essere deposto, dopo aver fatto rientrare dai gulag molti zeks, prigionieri .
La linea di denuncia dei crimini di Stalin da lui perseguita nel 1956 col XX° Congresso e continuata anche col XXI°, non poteva affermarsi in un paese nel quale la società civile si era troppo compromessa attraverso un robusto sistema di delazioni politiche, e di appropriazione di appartamenti, posti di lavoro ecc. con la politica repressiva di Stalin e di Beria.
Nei processi i delatori, smascherati dalle vittime tornate dai gulags, erano presi da crisi cardiache, e gli stalinisti ancora presenti nel partito finirono per rivoltarsi . Il loro leader era il prudente Breznjev.
Quando io giunsi a Mosca nel gennaio 1965 con un incarico ufficiale di lettrice d’italiano all’Università, mi raccontarono subito una barzelletta.
“ Perché era caduto Krustciov? -
-Beh, A causa delle tre K. Krisis agricola, Kuba, e Kuskina Mat” cioè madre Mignotta, (o figli di puttana) , che Nikita Serghievitc scagliava in pieno Soviet Supremo contro gli stalinisti.
Il gioco di azzardo dei missili spediti a Cuba aveva effettivamente messo il mondo sull’orlo di un conflitto nucleare. E molti comunisti sovietici avevano disapprovato, e incoraggiato quindi la vittoria di Leonid Breznjev.
Secondo un’altra barzelletta poi un giornalista di Radio Erevan, che intervistando un funzionario del PCUS gli chiedeva:
- Ditemi, compagno, - come vivremo ora?
E quello rispondeva: Po Brezniemu . Alla maniera di Breznjev… .
( facendo un gioco di parole con Po- Prezniemu, come prima).
Quindi: Come Brima!...
E un tremendo periodo di ritorno al passato sarebbe durato 15 anni, fino alla perestroika di Gorbaciov, e fino alla caduta del muro di Berlino
Un eccellente antologia di articoli, preceduta dalla tua commossa introduzione. Eri un sodale, a Boston, e ti eri dato da fare per far convergere su di lui i voti della comunità italiana che lì risiedeva.
In quel periodo ero all’Università di Berkeley, grazie a una borsa Fulbright, ottenuta grazie al suggerimento di Franco Venturi,
per poter continuare i miei studi di storia e di letteratura russa nel dipartimento diretto di Slavic Studies diretto da Grossman.
Concordo con te su un punto importante: il radicale cambiamento generazionale che aveva accompagnato la sua candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti, e l’ altissima adesione al mito della Nuova Frontiera che il Presidente aveva indicato nel suo discorso della Convention democratica a Los Angeles il 15 luglio del 1960.
Tu indichi una data precisa nel divorzio che successivamente si era manifestato rispetto alle strategie del Presidente: l’infausta guerra del Vietnam, iniziata nel 1963, poco prima del suo assassinio.
In realtà Kennedy non aveva mai accondisceso all’invio di truppe combattenti americane, come gli chiedevano i membri della staff governativa ( Mc Namara, ministro della Difesa, il gen. Taylor, e Bundy, consigliere per la Sicurezza) : si era limitato solo a inviare 16.000 consiglieri militari, e un mese prima di morire ne aveva già richiamati 1000. Pare che lui e il fratello Bob fossero già stati in Vietnam da ragazzi, nel 1951 , e fossero rimasti impressionati dai postumi della sconfitta coloniale subita dalla Francia in quel paese. Lo scrisse Bob Kennedy nelle sue memorie.
Ma una volta scomparso Kennedy , il suo successore Lyndon Johnson si era invece affrettato , dopo la sua elezione nel 1964, a inviare 500. 000 militari e la guerra cominciò provocando l’allontanamento spirituale di migliaia di suoi sostenitori, e la morte di migliaia di americani.
Come dice il suo biografo Clark, se JFK fosse vissuto la storia sarebbe andata molto diversamente. Non ci sarebbe stata la guerra.
Io credo però che il vero divorzio da Kennedy sia iniziato molto prima, già nell’aprile del 1961, dopo la fatale spedizione voluta dalla Cia alla Baia dei Porci per riconquistare Cuba. Soprattutto fra i giovani europei che si aspettavano molto dalla sua elezione per un vero cambiamento, anche perché Fidel Castro, con la sua rivoluzione a Cuba contro il fascista Fulgenzio Battista, era già un mito da noi.
Gli Stati Uniti nel 1959 erano stati favorevoli alla rivoluzione e al primo governo democratico di Fidel, ma quando successivamente aveva proceduto a nazionalizzare le immense piantagioni di canna da zucchero, i bordelli di lusso e gli hotel americani come l’Avana Hilton, non furono più d’accordo: i loro interessi economici erano stati lesi.
Quindi Eisenhower aveva lasciato in eredità all’amministrazione Kennedy un memorandum, il cui slogan era “Non possiamo vivere con Castro”.
Elaborato in collaborazione con la CIA, diretta da Allen Dulles, esso forniva informazioni non veritiere sul paese, ed erano stati organizzati soprattutto in Guatemala 7 campi di addestramento dei profughi cubani, soprattutto rappresentati dai seguaci di Fulgenzio Battista, che avevano tutelato gli interessi coloniali degli Stati Uniti.
E lo storico Schlesinger, illustre collaboratore di Kennedy, aveva redatto per il Presidente un panphlet anti castrista, in cui si sposavano le posizioni estreme e ottuse della destra repubblicana, a sostegno degli interessi economico-coloniali Usa. Cuba a sue passi dagli States era troppo comoda.
Ora fra i fuorusciti cubani c’erano anche esponenti della borghesia democratica, guidata da Manuel Ray , un ingegnere che era stato ministro dei lavori pubblici nel primo governo di Castro, ma che non aveva condiviso la politica di riforme sociali a favore dei contadini poveri cubani, né le nazionalizzazione delle proprietà americane, come pure il successivo orientamento del governo in senso marxista e filo-sovietico.
Negli Stati Uniti si era quindi sviluppato un profondo orientamento anti-castrista, anche perché la Cia affermava che con una spedizione militare nel Nord dell’isola, gli oppositori di Castro si sarebbero ribellati al regime, e che quindi la vittoria sarebbe stata facile.
Kennedy aveva però negato al Pentagono l’invio massiccio di forze dell’aviazione, dell’esercito e della marina, limitando lo sbarco solo a una piccola parte delle truppe: per non compromettere gli Stati Uniti nel caso di un fallimento dell’operazione, sperando che questo sarebbe bastato a far scoppiare una rivolta nel paese.
In realtà la Cia di Allen Dulles non aveva affatto informato del progetto di blitz militare i fuorusciti democratici e Josè Cardona che li guidava, e quindi loro , messi addirittura in isolamento, non avevano potuto coadiuvare sul piano clandestino il successo dello sbarco.
Quindi i 350 ribelli seguaci di Battista erano stati facilmente annientati dalle forze delle milizie e dell’esercito cubano, equipaggiato con efficaci armi automatiche fornite dai russi.
***
Il problema doveva tornare a presentarsi l’anno successivo, nell’ottobre del 1962, quando le navi sovietiche si stavano dirigendo verso il porto dell’Avana con un carico di missili a medio-gittata, in grado di portare testate atomiche. Kennedy, sbagliando, pensava avessero solo una capacità difensiva. ma aveva imposto il blocco navale del porto, un’azione unilaterale americana, decisa senza l’Onu. C’era infatti la destra repubblicana, guidata da Barry Goldwater favorevole alle tesi dei militari oltranzisti come il gen, Walter, che esigevano una risposta immediata ed efficace per cogliere di sorpresa i russi.
Kennedy e suo fratello Bob volevano invece condurre l’azione sul piano diplomatico, costringendo i russi a dire la verità all’Assemblea generale dell’Onu, escludendo però categoricamente l’uso della forza, che avrebbe potuto generare un conflitto atomico. Era andato a New York con un discorso calmo, legalistico, ma con un preciso ultimatum sia a Mosca che all’Avana . Le navi americane dovevano controllare il contenuto trasportato da quelle sovietiche, e poiché gli aerei americani avevano fotografato le rampe sulle quali erano stati sistemati i missili russi sul territorio cubano, esse dovevano essere smantellate e i missili tornare nell’Urss.
***
2) Ecco ora il racconto di quella giornata il 22 ottobre 1962, nel capitolo del mio libro “ Memorie di un’eretica”, vissuta da studentessa sul campus universitario di Berkeley.
Nuvole nere si addensavano all'orizzonte internazionale.
Una sera sentii uno strano concerto nell'aria: le campane della chiesa del campus suonavano un carillon, sull' aria della Marsigliese(?!.)
Era strano. Scesi in strada, e vidi una folla di studenti dirigersi al centro del campus, tutti ad ascoltare il discorso alla nazione di Kennedy. Era il 22 ottobre 1962.
In quei tempi Fidel era già un mito, per tutta la sinistra, e non solo italiana. La cacciata di Fulgenzio Batista da Cuba, grazie alla guerriglia, iniziata sulla Sierra Nevada nel sud dell’isola, gli aveva assicurato la simpatia di Hemingway, antico combattente anti-fascista, e della sinistra europea. Tutto aveva contribuito a renderlo leggendario.
All'inizio gli americani lo vedevano con molto favore. Poi, quelli che avevano investito nel paese, si erano accorti che i loro interessi erano gravemente minacciati: tutto era stato rapidamente nazionalizzato (le case da gioco, i bordelli di lusso, le piantagioni di canna da zucchero, i grandi alberghi . L’Havana Hilton si chiamava ora l’’Havana libre”)
Peccato: Cuba era una bella colonia americana, e molto comoda, a un passo dagli States!... Gli esuli andavano quindi organizzando la loro opposizione da Miami, in Florida, aiutati dai ricchi investitori americani.
Fidel, per proteggere le sue nazionalizzazioni, si era avvicinato all'Urss. Era quindi disfunzionale per la sicurezza degli Stati Uniti: cominciava ad essere veramente pericoloso.
La sera, all'International House di Berkeley venne organizzato un dibattito, a cui parteciparono americani e stranieri. Toni gravi e discorsi preoccupati.
Io ripensavo alla Marsigliese. Era Fidel che sbarcava a Miami o erano gli americani che erano già andati a Cuba, fin dall’anno prima?
Non erano forse stati proprio i marines, les enfants de la patrie, con il loro sbarco alla Baia dei Porci, nell’aprile del 1961? Era stato un tentativo di riconquistare l’isola, sul piano militare, ma era fallito. Ora invece il problema erano i missili sovietici a media gittata, chiesti da Fidel all’Urss, puntati contro la base americana di Guantanamo. Mai come allora il paese era stato in pericolo.
Certo era un rischio calcolato sul filo del rasoio. Un baratto: il ritiro dei missili contro Cuba Libre. Questa doveva essere la spiegazione ufficiale, più tardi, per giustificare quella mossa da poker (che tra l’altro sarebbe costata proprio a Krustciov la perdita del potere, due anni dopo): infatti intanto si rischiava una possibile guerra atomica, e la piccola Cuba sarebbe scomparsa nel nulla con conseguenze imprevedibili per il pianeta.
Il mio pensiero andava a Fidel.
Chiesi la parola, e, con la voce rotta dall’emozione, dissi tutto quello che l'America aveva rappresentato per l'Europa e per noi italiani nella lotta contro il nazi-fascismo. Raccontai la mia emozione il giorno della liberazione di Roma, il 4 giugno 1944, quando il soldato negro, issato su una jeep, aveva gridato:'Viva l'Italia”, in Via Sabotino, in festa. E poi quanto fossero vitali per il mio avvenire le borse che il senatore Fullbright per il viaggio e l'Università per il soggiorno mi avevano generosamente offerto, per poter continuare a studiare. Ma un attacco a Cuba, un piccolo paese che aveva lottato contro il fascismo, come noi italiani, un attacco dall'America,"the so called Country of freedom", no, non era accettabile. Era David contro Golia.
In tutta coscienza avrei rinunciato ai miei vantaggi, e sarei partita di nuovo, sia pure con la morte nel cuore. -
Non so se fosse stata la Marsigliese a incoraggiarmi a questo discorso tribunizio . Fatto sta che il successo fu travolgente. Gli applausi piovvero frenetici, e non solo dagli studenti stranieri. Dovevo scoprire, quella sera, che Berkeley era un campus "rosso" (!) L'American Left era tutta li, al dibattito. Fragole e sangue. Cosi si sarebbe intitolato un celebre film sul primo movimento di contestazione studentesca, che sarebbe scoppiato l'anno seguente proprio a Berkeley, in anteprima assoluta mondiale.
Qualcuno venne a congratularsi. Così conobbi Norman, uno studente di diritto ebreo, di origine polacca. Intanto una cinepresa filmava il dibattito. Credevo fossero gli studenti, ma mi sbagliavo.
Nel frattempo tutta l'isola di Cuba si era mobilitata.
I fratelli Kennedy avevano bloccsto il porto dell’Avana, per impedire alle navi russe di apportare i loro missili.
Ora però dovevano lottare contro i loro esagitati militari, impazienti di attaccare, e conducevano il loro negoziato con molta pazienza, alle Nazioni Unite, mettendo in serio imbarazzo il Ministro degli esteri Gromyko. Bisognava indurre i russi a ritirare i missili, e a distruggere le rampe su cui alcuni erano già stati installati. Per fortuna Krustciov, molto responsabilmente aveva subito accettato la proposta americana. Avrebbero fatto come lui voleva. La risposta di Kennedy fu molto positiva: Krustciov aveva reagito come un uomo di stato. Gli aveva offerto una buona proposta in cambio: Cuba libre. Il compromesso riuscì.
Brindammo tutti insieme, la sera dopo: Viva Kennedy e Viva Fidel!....
***
La mia gioia doveva essere di breve durata. Nella cassetta della posta trovai una lettera. Era una convocazione dell'F.B.I. nel loro ufficio, a S.Francisco. Che diavolo potevano volere da me?
Non sapevo che in quel tempo era diretta dal terribile Edgar Hoover, che aveva indagato perfino sul Presidente Franklin D. Rooswelt. Un controllore coi fiocchi. E inoltre in quel momento c’era un’ondata di anti-castrismo molto violenta, in tutti gli Stati Uniti. Il mio intervento aveva suscitato sospetti.
Ne parlai con Norman. Era di famiglia israelita, emigrata in America dall'Europa centrale. Aveva appena fatto il servizio militare e studiava legge. Si mise a ridere.
- Si, facevano sempre cosi, anche nell'esercito. Controlli di routine. Dovevano essere stati loro a filmare il dibattito.
- Il suo consiglio?
- Mettere un vestito elegante, andare a San Francisco, recitare la parte di ragazza un po' svampita, e soprattutto dire tutta la verità, niente altro che la verità. -
- Come nei processi dei films ? Ma non avevo la Bibbia su cui giurare!...
***
Il tipo che mi doveva interrogare non mi aspettava cosi' presto. Quella notte doveva essere stata una hard day-night. Aveva la barba lunga, le gambe sul tavolo, leggeva le notizie su un giornale locale. La stanza era tutta in una nuvola di fumo.
Quando entrai, accompagnata da una segretaria, si ricompose, imbarazzato. Per darsi un contegno mi offrì una sigaretta, che rifiutai con un sorriso.
- Grazie. Non fumo.-
Mi guardò incuriosito. Forse le spie le immaginava diverse.
- Can i help-you? - dissi gentilmente, non senza ironia. (Per l'orso ci voleva un po di miele.)
Sul mio conto c'era già un bel dossier di informazioni. Le riepilogò. Sapeva tutto:
- che ero stata tra i firmatari di un documento anti- sovietico nel '56.
- Che il mio nome figurava nelle liste universitarie "Rinasciàta" (Rinascita). Di sinistra.
- Che ero stata nell’ Urss, con una borsa ufficiale del Ministero degli Esteri italiano.
- Che avevo fatto anche discorsi alla radio, a Kiev, e che una mia intervista era apparsa su un giornale della città.
- Bene...Nient'altro?
- No...Confermavo?
- Confermavo, certo! Tutto pubblico, alla luce del sole. E allora?
Venne al dunque.
- Ero ancora iscritta al partito Comunista?
- No, me ne ero andata nell'ottobre del ’56, dopo l’intervento sovietico in Ungheria.
Poi la domanda chiave:
- Do you believe in private property?
Trattenni a fatica la voglia di scoppiare a ridere. La domanda era surreale. (E ora come faccio senza la Bibbia, su cui giurare?)
Il mio amore per il cinema mi venne per fortuna in soccorso. Avevo appena visto un fantastico film con Montgomery Clift, che raccontava come il governo americano all’epoca di Rooswelt, avesse confiscato negli anni Trenta le terre del Tennessee River per la costruzione di una diga, indispensabile a dare energia elettrica alla regione e creare lavoro.
Si vedeva l'immenso dolore dei piccoli proprietari che non volevano partire, attaccati alla terra. Glielo raccontai, forzando i toni melodrammatici...
- E allora, come facevo io a credere nella proprietà privata, se, anche negli Stati Uniti c'erano stati casi del genere, quando era in gioco l'interesse della comunità? E poi, le tasse? Era quello il modo con il quale rispettavano la proprietà privata?-
Capii di aver toccato un punto cruciale. Quello era proprio un argomento dolente. Per tutti. Il pover uomo era strabiliato.
- Ma insomma, - mi fece esasperato, - Do you believe that every thing must be nationalised?
E io, rassicurante:
-Nooo!...Non tutto. For instance, i miei orecchini, no.
Scoppiò in una bella risata, rasserenato. Ci salutammo cordialmente, ma gli dissi:
- Avevo una borsa dell'Università di California, una tesi da scrivere, e non avevo tempo da perdere. Se proprio aveva bisogno di altre precisazioni poteva venire lui a Berkeley. Gli avrei offerto un eccellente cup of italian coffee.
Altrimenti, mi sarei rivolta (sia pure con poche e forse infondate speranze) al Consolato d'Italia a San Francisco, per molestie. Lo dissi ridendo. Ma lui capì a volo. E grane con i diplomatici non ne voleva.
Quindi mi lasciarono in pace.”
***
Sul piano mondiale la Presidenza di Kennedy aveva avuto una conseguenza importantissima, una vera svolta nelle relazioni internazionali rispetto al periodo della guerra fredda: un trattato con l’Urss per lo stop agli esperimenti nucleari in terra e in acqua, con ispezioni reciproche e controllo degli armamenti,
Sul piano interno aveva gettato le basi del progetto per i diritti civili, che sarebbe stato realizzato dal Lyndon Johnson dopo la sua scomparsa.
Ma quali furono le conseguenze del suo assassinio nei vari paesi?
1) Cuba: grazie al compromesso la rivoluzione era sopravvissuta.
Ma l’alleanza con i sovietici non era stata affatto positiva: il paese passò da una forma di colonialismo ad un’altra perché:
I sovietici imposero la coltivazione della canna da zucchero, che compravano a prezzi stracciati, impedendo la coltivazione di altri prodotti agricoli che avrebbero consentito a Cuba una maggiore autonomia sul piano alimentare, molto importante a causa dell’embargo commerciale americano.
Inoltre imposero al governo l’acquisto a carissimo prezzo dei loro trattori, costruiti per terre di pianura, inadatti al terreno collinoso dell’isola. ( Ma per fortuna una cooperativa emiliana, Giovannoni e Giovannardi propose trattori più efficaci al governo, alla barba dell’embargo americano)
Cominciò anche un sistema di sorveglianza poliziesca dei dissidenti, che determinò la loro fuga dal paese : nessuna libertà di associazione e di stampa, e tanto meno il diritto di sciopero.
Senza contare il sistema sovietico nella distribuzione commerciale, che per la popolazione comportava lunghe code e carenza di prodotti.
2) Italia
Gli stessi ricchissimi petrolieri texani, di estrema destra, appartenenti alle Sette Sorelle, che avevano organizzato l’attentato all’aereo di Mattei, colpevole di aver contrastato i loro interessi nei paesi fornitori di petrolio nel terzo mondo, quando era a capo dell’Eni, decisero di far fuori Kennedy. Stevenson lo aveva scongiurato di non andare a Dallas, dove c’era contro di lui un fiume di odio. Volevano punirlo perché era stato per stipulare un accordo con Mattei, per sabotare i loro interessi, proprio alla vigilia dell’attentato sull’aereo? Punirlo per la politica da lui sostenuta in favore dei paesi poveri del Terzo mondo?
Il governo di centro-sinistra , voluto da Fanfani si appoggiava sulla figura dell’imprenditore energetico Mattei, come lo zoccolo duro per intraprendere un radicale percorso riformatore.
Dopo la sua scomparsa i governi di centro sinistra, capeggiati da Aldo Moro, (1963-68) dovettero annacquare i loro progetti, essendo venuta a mancare la figura principale.
Quindi il 2 dicembre ’69 cominciò la strategia della tensione, con il massacro di Piazza Fontana a Milano, che doveva sfociare nel ’72 nel governo di destra presieduto da Leone, con Andreotti al Ministero della difesa.
3) Paesi dell’America Latina:
In Bolivia nel ’67 venne ucciso Che Guevara: aveva capito che Cuba, senza il sostegno di altri latino-americani non avrebbe mai potuto farcela sul piano economico.
Nel 1973, in Cile l’esperimento del governo social-comunista di Salvatore Allende, che avrebbe potuto costituire un esempio anche per l’Italia, fu sgominato dal golpe di centro-destra di Augusto Pinochet: la dc cilena era passata ai fascisti. Allende venne ucciso.
Si è poi scoperto che Andreotti e Strauss, ministri della difesa italiano e tedesco avevano finanziato lo sciopero dei trasportatori in Cile, all’origine del golpe.
A nulla valse poi il progetto berlingueriano del Compromesso storico, disegnato insieme ad Aldo Moro, per impedire che i democristiani si alleassero con i fascisti in Italia.
Moro venne rapito e ucciso nel marzo 1978 , perché Nixon e il suo segretario di Stato Kissinger non avevano proprio capito l’abile disegno di Moro: le convergenze parallele, nel momento in cui l’Urss, era tornata su posizione staliniste. Moro venne rapito e poi ucciso per questa ragione.
Tra le BR c’erano infiltrati dei servizi segreti, come Moretti.
4) Anche per l’Urss, la scomparsa di Kennedy fu nefasta perché segnò la solitudine di Krustciov, che nell’ottobre 1964 doveva essere deposto, dopo aver fatto rientrare dai gulag molti zeks, prigionieri .
La linea di denuncia dei crimini di Stalin da lui perseguita nel 1956 col XX° Congresso e continuata anche col XXI°, non poteva affermarsi in un paese nel quale la società civile si era troppo compromessa attraverso un robusto sistema di delazioni politiche, e di appropriazione di appartamenti, posti di lavoro ecc. con la politica repressiva di Stalin e di Beria.
Nei processi i delatori, smascherati dalle vittime tornate dai gulags, erano presi da crisi cardiache, e gli stalinisti ancora presenti nel partito finirono per rivoltarsi . Il loro leader era il prudente Breznjev.
Quando io giunsi a Mosca nel gennaio 1965 con un incarico ufficiale di lettrice d’italiano all’Università, mi raccontarono subito una barzelletta.
“ Perché era caduto Krustciov? -
-Beh, A causa delle tre K. Krisis agricola, Kuba, e Kuskina Mat” cioè madre Mignotta, (o figli di puttana) , che Nikita Serghievitc scagliava in pieno Soviet Supremo contro gli stalinisti.
Il gioco di azzardo dei missili spediti a Cuba aveva effettivamente messo il mondo sull’orlo di un conflitto nucleare. E molti comunisti sovietici avevano disapprovato, e incoraggiato quindi la vittoria di Leonid Breznjev.
Secondo un’altra barzelletta poi un giornalista di Radio Erevan, che intervistando un funzionario del PCUS gli chiedeva:
- Ditemi, compagno, - come vivremo ora?
E quello rispondeva: Po Brezniemu . Alla maniera di Breznjev… .
( facendo un gioco di parole con Po- Prezniemu, come prima).
Quindi: Come Brima!...
E un tremendo periodo di ritorno al passato sarebbe durato 15 anni, fino alla perestroika di Gorbaciov, e fino alla caduta del muro di Berlino
Iscriviti a:
Post (Atom)