martedì 23 dicembre 2014

Rivolta e rivoluzione

Introduzione::

Tutte le piazze delle nostre città si sono riempite  di gente indignata il 12 dicembre, in occasione dello sciopero generale, indetto da Cgil, Fiom e Uil,  molto ben riuscito.
 Disoccupati, giovani precari, pensionati hanno risposto al Jobs act del governo , dichiarando la propria indignazione.
 Lavoro non ce n’è: Trovami un job!,  - diceva una vignetta di Altan.
La defezione alle urne in Emilia, la regione più politicizzata in Italia, è stata la prima risposta di  cittadini di sinistra  consapevoli e indignati per le   ruberie   di alcuni  dirigenti importanti del PD attualmente per questo  indagati .
Ma dopo  il processo ai fascio-mafiosi di Roma, aperto dal procuratore Pignatone,  il dissenso politico è cresciuto in modo esponenziale:
 Ci sono 120 appalti sospetti nell’area del sociale, assegnati senza gara pubblica:  d’accordo col Presidente dell’autorità anti-corruzione Raffaele Cantone,  Ignazio Marino, le ha segnalate  e ora un team di esperti li analizzerà. Già molto  prima che lo facesse  nelle telefonate intercettate dai Ros era indicato  dai criminali come il loro nemico numero!.
“Manca però ancora una legge anticorruzione  seria e adeguata, -secondo Cantone, per poter prevenire il fenomeno.

 3 milioni di disoccupati, pensionati che non possono vivere con 600 euro al mese, famiglie prive di alloggi sociali, persone che non ce la fanno a pagare le tasse e i mutui necessari per l’acquisto della prima casa, giovani precari senza futuro credibile,  dicono alto e forte il loro NO alla classe politica dirigente, incapace di affrontare e risolvere i loro problemi,  concentrata com’è  soprattutto sui propri interessi  personali. Vogliono soprattutto DURARE. La pubblica amministrazione non ha pagato i suoi debiti alle imprese che stanno chiudendo e non possono pagare i salari ai loro dipendenti.
Il No rischia di diventare una deriva pericolosa, senza la mediazione sindacale o di movimenti come gli stellati,  e rischia di  sfociare tranquillamente  a destra, con la Lega  di Salvini.  La rivolta non è certo un fenomeno solo italiano: è chiaramente europea.
 Da un lato lo spostamento a destra, non solo in Grecia ( Alba  Dorada),  in Francia, con Marine Le Pen: (la danno maggioritaria alle prossime presidenziali), in Germania,  con  il  nuovo partito nazionale capeggiato da Voigt,  e  perfino nei paesi scandinavi ,  mentre nell’Europa del Sud  gli indignati  in rivolta  sfociano in movimenti di sinistra,  Podemos,   in Spagna,  col loro leader  Pablo Iglesias Turrion,  Siriza in Grecia, con  Tsipras,  (I  sondaggi  lo danno molto alto  alle prossime elezioni in primavera).  Hanno idee chiare. Alle  ultime  elezioni europee hanno combattuto   con una lista  guidata da Tsipras,  che è riuscita ad affermarsi in Parlamento a Strasburgo, grazie a numerose adesioni. “Per L’altra Europa”.
 In  Italia la radicalità  si manifesta con Maurizio Landini della Fiom, il quale per ora non vuole passare in politica per completare i 3 anni che restano di permanenza al sindacato.
 Quindi la sinistra italiana  manca di leadership, data la svolta di Renzusconi  sulla  via neo-liberista, in un’operazione simile a quella di Blair in Gran Bretagna.
                                   
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 In questa situazione di rivolta generalizzata,  ho quindi avuto voglia di rileggere “ L’homme révolté “, un saggio filosofico di Albert Camus, pubblicato da Gallimard nel 1951.
 Mi sono ricordata che era il libro preferito di un amico russo, Nikita  K., conosciuto  nel 1964 a Mosca quando ero lettrice d’italiano all’Università.  Lo avevo incontrato in casa del musicista Andrej Volkonski,  in una serata di letture poetiche. Mi aveva portato li una collega che insegnava inglese all’Università .
Nel 1957 era stato organizzato a Mosca il Festival della gioventù, ed era stata la prima occasione di incontro fra ragazzi occidentali e  sovietici,  dopo 20 anni di totale isolamento dell’Urss  nel corso della guerra fredda.  Frequentare  stranieri  per molti anni era rigorosamente proibito, ma, nonostante l’avvento di Krustciov,  il KGB aveva  arrestato e  mandato in campo di concentramento Nikita  per 5 anni, solo perché aveva incontrato a cena un giornalista de “ Le Monde” al quale aveva raccontato la storia della sua famiglia. Erano aristocratici  espatriati  a Parigi nel 1922 , ma  erano rimpatriati  facendo la resistenza quando il loro paese era stato attaccato da Hitler,  nel 1941.
 Stalin in una cena al Cremlino  in loro onore voleva sapere quali fossero le loro tenute preferite, e appreso che erano  in Crimea aveva organizzato  li un campo di concentramento !...
                                          
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La rivolta viene analizzata da Camus sotto vari profili, quella metafisica  (nella quale però chi si rivolta ha come obiettivo la giustizia) , e poi quella storico-politica, come la  rivolta che ha preceduto la Rivoluzione francese agli Stati Generali.
“ Che cos’è il Terzo Stato? Nulla. Vuole essere qualche cosa. “ Obiettivo:  Liberté, Égalité, Fraternité.
 Tuttavia, una volta al governo,  il rivoltato cessa di essere  rivoluzionario: il suo  entra in guerra con  gli altri governi   contrari alla Rivoluzione, e cioè con tutta l’Europa.
 Anche in Russia la rivoluzione entra in guerra col mondo: i capi rivendicano l’Impero totale.
In ambedue i paesi la prima battaglia comincia col regicidio,  perché re e tzar sono espressioni di Dio, il  loro potere è  fondato  su l  diritto divino.
Jean Jacques Rousseau nel “Contratto sociale” cerca invece  un principio di legittimità  del potere nella “volontà generale.”Il potere viene così fondato sul consenso, e la volontà generale prende il posto di Dio.
Il consenso ottenuto viene delegato all’assemblea, che nel 1792 si chiamava Convenzione.  Mentre un  pensatore giacobino  come Saint Just  era  contrario  nei suoi scritti  alla pena di morte, la Convenzione l’aveva inclusa nella costituzione,  istituzionalizzando la ghigliottina.
 Poiché l’Assemblea era espressione della “volonté generale”  Saint Just e Robespierre furono ambedue ghigliottinati.
 Nell’ Urss  l’uccisione dello Zar  e di tutta la famiglia, avvenuta in gran segreto, era voluta da Lenin, ( mentre Trotski avrebbe preferito un processo).Dopo 2 attentati Lenin aveva paura di finire impiccato come suo fratello, terrorista, per alto tradimento:  perché aveva fatto la pace con la Germania  per favorire la Rivoluzione. I nuovi capi  in Russia   avevano  preso il posto di Dio. Nasce il terrorismo di Stato contro tutti i diritti umani. Vince  il nichilismo.
 Nel XX° secolo, dopo il 1933  il potere in  Germania ce l’ha la Ghestapo,  nell’Urss ce l’ha la Cekà, ( 1918-1922),  polizia  che aveva  sostituito l’Ockrana tzarista.  Poi si chiamerà N.K.V.D,  e durerà dal   1922 al 1953.
 L’individuo non ha più alcun diritto:  conta solo lo Stato che è tutto. Austerlitz e la Kolima sono luoghi di annientamento  dell’ individuo,  privato totalmente della  libertà.
 Durante l’interrogatorio Nikita aveva detto il suo no alla polizia e riaffermato  il  proprio  diritto  a non essere ancora oppresso e processato per aver incontrato la stampa francese.“ Meglio morire che vivere in ginocchio”.
Reduce dal gulag, Nikita aveva letto “L’homme révolté”,  e ne aveva condiviso l’analisi.

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 Camus  osserva  che la   condizione operaia  non  era  affatto migliorata  dopo l’Ottobre. Per industrializzare   un paese arretrato, agricolo,  dove in assenza di una borghesia produttiva, l’accumulazione primitiva del capitale era stata realizzata dai contadini ricchi, i Kulak,  erano  stati loro,  a milioni,  a pagare le conseguenze,  dopo  le requisizioni forzate,   vennero  arrestati e mandati nei gulag.
Per ottenere la massima produttività  agli operai  fu imposto un aumento delle ore di lavoro, attraverso i cottimi,  a salari bassissimi :  ignari del progetto industriale  nel suo insieme,  che avrebbe potuto  assicurare loro un minimo di creatività,  e  compensarli  del basso salario, erano assolutamente  senza dignità.  Grazie alla nuova organizzazione del lavoro in fabbrica l’operaio viene completamente schiavizzato, accetta la sua condizione, compreso il divieto di sciopero e della libertà di associazione.  L’unico movimento in loro difesa “Opposizione operaia”, diretto dall’operaio Schliapnikov e dalla sua compagna femminista, Alessandra Kollontaj,  fu criticato e sconfitto .
Il socialismo autoritario  - osserva  Camus - ha confiscato la libertà del presente  in vista di una immaginaria felicità futura, peraltro molto remota. Ne hanno approfittato i burocrati  di Stato e partito che hanno preso per sé stessi  i profitti imprenditoriali, senza minimamente ridistribuirli nella società.  Il materialismo è stato dialettico e dogmatico, tutto,  tranne che scientifico. Ed è tornato il principio d’autorità gerarchico, fondato sulle certezze della fede, con la marcia verso una società perfetta : un atto mistico. Il regno dei cieli non c’è più: quindi hanno promesso l’Eden sulla terra, il regno dell’uomo. Un alibi, senza fondamento”.
                                       
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 Nel 1902 Lenin, - osserva   Camus -   sosteneva che gli  intellettuali,  pur non essendo proletari, conoscevano  meglio degli operai gli interessi del proletariato. La rivoluzione aveva bisogno di capi teorici. La classe operaia non avrebbe potuto elaborare una teoria. Occorrevano  rivoluzionari di professione,  capaci di un’azione militare,  grazie a una rete di agenti.

Nel 1917 nel suo libro “Stato e rivoluzione” Lenin faceva l’elogio della Comune di Parigi,  con i funzionari di stato eleggibili e revocabili,  pagati come gli operai.  Si  sosteneva la sostituzione della burocrazia  imprenditoriale con  la gestione operaia  diretta.

 Potrei osservare che nel 1951  forse  Camus  non conosceva il libro di Julii Martov,  menscevico, “Bolscevismo mondiale” (  Einaudi, Torino,  1980),  in cui denunciava queste illusioni di Lenin e la dittatura di una minoranza sul proletariato,  fin dal 1919.
 Nel 1921  infatti  la polizia di stato, la Ceka, non era stata soppressa, l’eleggibilità dei burocrati non instaurata,  la normativa dell’orario di lavoro di 48 ore totalmente violata, con i cottimi,  diventati la regola generale per ottenere la massima produttività.  Fu così che gli apparatciki di stato e di partito, pur  non avendo la proprietà giuridica dei mezzi di produzione,  ebbero però il potere  di fissare i prezzi  di vendita dei prodotti, ma a  un livello più alto rispetto ai costi dei materiali necessari a realizzarli, a detrimento sia degli operai, rimasti  con salari bassissimi sia degli altri lavoratori in fabbrica. Era l’avvento della nuova classe al potere, che sarebbe vissuta per anni del furto del plus valore: uno stato di cose affermatosi grazie alla violazione dei  diritti umani, attraverso  le delazioni, gli arresti notturni  di massa,  le torture per ottenere le confessioni   necessarie per i processi,  e consentire  l’invio  nei gulag, dove il lavoro pesante  era gratuito.
 Lo scenario apparente era quello di una mutazione, ma lo sfruttamento  dell’uomo sull’uomo rimaneva invariato.

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Negli anni Trenta l’argomento   del Termidoro,  avanzato dal menscevico  Martov,  doveva essere ripreso  ne “ La rivoluzione tradita” da Trotszki,  (che pure aveva collaborato con Lenin  a domare la rivolta di Kronstadt.)
 ( Lev Trotskij :  Scritti  1929-1936,   Einaudi, Torino,  1962).
Trotskij  si chiedeva  “perché i contadini nel ‘ 17  fossero  favorevoli alla rivoluzione, e poi invece   fossero  divenuti  ostili.“La nazionalizzazione delle terre a loro non bastava. Bisognava garantire al contadino di poter vivere con quello che produceva.  Invece non c’erano investimenti, e mentre i prodotti industriali prodotti nelle fabbriche,  a loro necessari, erano molto cari, ( trattori, ecc.)  quelli della campagna erano svenduti sul mercato interno e non erano competitivi  su quello estero. I contadini, poveri o ricchi che fossero,  erano ora ostili ai burocrati sfruttatori che requisivano tutto quello  che producevano. ”( op.cit.  p. 17-18  e p. 31-34 )

Il Soviet di Kronstadt  nel 1921  aveva  chiesto la fine delle requisizioni , la libertà sindacale, di stampa, la liberazione di prigionieri politici,  e aveva organizzato lo sciopero generale dei ferrovieri e degli operai,  per le ore di lavoro secondo la normativa,  approvata e disattesa, e per salari adeguati.
 Lenin aveva  reagito male, dicendo  che la rivolta di Kronstadt  era un episodio di anarco-sindacalismo.  Aveva detto  no alla libertà di critica e  la rivolta di Kronstadt,  accusata di sabotaggio allo stato socialista,   venne repressa dall’Armata rossa, guidata da Trotskij ,  malgrado la viva contrarietà di “ Opposizione operaia”.
  Lenin aveva  risposto  alla Kollontaj che lo criticava:“ “Siamo termidoriani?  D’accordo. Ma il Termidoro lo faremo noi”.                               
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Proseguendo nell’analisi di quel periodo osserviamo che Toqueville aveva ragione:  il capitalismo di Stato era nato in periodo tzarista col ministro dell’economia De Witte, che voleva assicurare una rapida trasformazione della Russia  da paese agricolo in paese industriale, assicurando la massima produttività del lavoro operaio..
 Stalin negli anni Trenta, col primo piano quinquennale “ la “piatiletka”, aveva proseguito nella stessa linea economica, con orari massacranti di lavoro per gli operai.  Un lavoratore Stachanov con le sue perfomance  ebbe   il premio, per invogliare tutti a fare altrettanto.
Lo Tzar era stato ucciso ma lo tzarismo  no.
In politica estera  la linea era  il socialismo in  un solo paese: doveva assicurare la rapida trasformazione  dell’Urss  arretrata,  per costruire la sua indipendenza  di fronte all’economia mondiale,  e la distruzione del Comintern, La Terza Internazionale, diventava quindi necessaria.
 Con la crisi del ’29 molte industrie  americane,  particolarmente colpite,  erano venute  nell’Unione Sovietica a investire,  ottenendo appalti con ricchi contratti    ( General electric  soprattutto, visto che la linea era  rivoluzione + elettricità = socialismo.)
Trotskij  pensava invece che se il socialismo doveva trionfare  nel mondo era necessario sostenere la linea della  “Rivoluzione permanente “ nei paesi già industrialmente evoluti,  con una borghesia imprenditoriale attiva e positiva.( 28 marzo 1930, op.cit. p. 86.)
 E la Germania doveva essere la chiave  della situazione. Già nel 1923 esistevano i Soviet in fabbrica, creati dai comunisti,  per il controllo operaio sulla produzione.( op. cit.  p.267,)  ma se il partito nazista fosse  arrivato  al potere  l’Urss sarebbe stata isolata.
“Il partito comunista tedesco  deve affermare la necessità della guerra civile, senza quartiere contro il nazional fascismo” . (op.cit.   p.280- 287) 
                        
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 Camus osserva che il comunismo  in Russia ha smentito i suoi principi:   la socializzazione dei mezzi di produzione non ha fatto sparire le classi. Per una giustizia futura e lontana ha legittimato l’ingiustizia presente.
 Con lo schiavismo ristabilito  col lavoro  pesante realizzato dai prigionieri dei gulag a titolo gratuito  nelle miniere d’oro o di carbone,  la rivoluzione d’Ottobre ha ucciso ogni possibilità di rivolta. La NKVD  ha realizzato l’annientamento dell’individuo per ottenere con la tortura la confessione di delitti non commessi,   in vista del processo e condannare al gulag il prigioniero.
 Con la rivolta storico-politica la Rivoluzione ha fallito. Restava  invece un campo in cui la rivolta era ancora possibile: quello dell’arte, dei musicisti, dei pittori e  degli scrittori.
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Sul tema della rivolta è intervenuta Julia Kristeva  sul n.8 di Micromega,  2014,  anche lei partendo da “L’homme révolté” di Camus, con una citazione però inesatta: “Mi ribello dunque sono”, mentre Camus dice “Mi ribello dunque siamo”, indicando l’intreccio  fra la rivolta individuale e quella collettiva.
 Kristeva parte anche lei  dai riots, dalle rivolte  attuali presenti in tutto il mondo  ( Occupy Wall street, gli indignados  in Spagna, gli egiziani contro Mubarak), ma sostenendo  che si tratta di rivolte spettacolari che per durare devono riprodursi.
 Ma i movimenti sociali di rivolta hanno messo in discussione il tema dell’ingiustizia, le disuguaglianze,  la mancata ridistribuzione della ricchezza ,  che poi si è tradotta nella conversione del potere economico  in potere politico,  con grave danno per il cittadino per la sua dignità democratica. Per Camus  anche quando la rivolta è metafisica l’obiettivo è sempre quello della giustizia.
 Per J.Kristeva  il luogo della rivolta è soprattutto il corpo,  ed è la rivolta interiore  la garanzia  grazie alla quale gli individui possono proiettarsi nel futuro.
Afferma che per fare veramente la rivoluzione  bisogna innanzitutto  cominciare da sé stessi. E, in base alla sua esperienza di psicoanalista, la psicoanalisi è uno degli strumenti possibili  che l’individuo ha a sua disposizione per affermare la propria singolarità. /( Freud è stato un ribelle molto incisivo !)
 Ma un altro modo di rivoltarsi è anche l’esperienza artistica, e, come diceva  anche Camus, è Proust l’esempio  nel XX° secolo: la ricerca del tempo perduto per affermare contro la morte la scrittura,  con il ricordo dei giorni felici del passato a fronte di un presente grave per la sua  malattia.  Kristeva, studiosa di Proust   può confermarlo.
Tuttavia  per lei  un altro modo valido di rivoltarsi è l’esperienza religiosa. Per lei  la rivolta interiore si esplica nel bisogno di credere, nel senso di una certezza assoluta, estatica. Denota un atto di fiducia in Dio che implica la restituzione della fiducia accordata.
 La credenza ha la stessa radice di credito  finanziario,  basato sulla fiducia che quanto dato verrà restituito.
 Bisogna costruire  dei ponti  tra  umanesimo laico e umanesimo cristiano, come pure con le altre religioni.
 Tuttavia  si può osservare che  credere in qualcosa non è  un atto semplicemente intenzionale di un soggetto, ma l’esito di una sua iscrizione nelle pratiche religiose,  e  la credenza non è affatto  assimilabile alla conoscenza, il cui presupposto  è il dubbio, non la fede.
 L’uomo o la donna saranno  in rivolta  quando  saranno consapevoli  della propria autonomia rispetto all’altro,  non quando ne  dipendono.
 Per  Camus  la vera rivolta comincia con i filosofi illuministi del Settecento,  quando il pensiero filosofico radicale mette in crisi l’edificio costruito dal cristianesimo.
Ciononostante   Rousseau,  col Contratto sociale,   identifica nella  “volonté  générale”  il nuovo fondamento del potere, e allora Dio rinasce  con i nuovi capi politici a cui l’Assemblea si riferisce,  poiché  ha la delega del consenso.

 Nell’Unione Sovietica  i  rivoltati-rivoluzionari al potere,  attraverso  la violazione dei diritti umani operata dalla polizia politica,   hanno spesso  violato la libertà e l’indipendenza degli artisti : scrittori,  poeti, musicisti.
 Basta citare il nome di Sciostakovic,  con la sua IV sinfonia , definita da Stalin istericamente cacofonica,  o del  suo Concerto per violino e orchestra, op.77 , in cui in una drammatica  fuga di dissonanze, il violino  racconta i No degli arrestati  che rifiutavano di confessare colpe non commesse. C’era stata una Risoluzione  sulla musica, di Andrej  Zdanov, del Comitato Centrale del partito, che lo colpiva, insieme a Prokofiev, Kaciaturian.. ecc.  Ma  dopo il XX° Congresso  Sciostakovic aveva scritto la X° sinfonia, un equivalente del romanzo di Ehremburg, “Il disgelo.” E  nel 1961 venne eseguita anche la IV, tanto  criticata da Stalin,  suscitando viva emozione nel  pubblico  che ritrovava nella musica la  propria  situazione angosciosa.
 Sono  gli  scrittori   che si sono poi di nuovo  rivoltati,  denunciando la portata  della collisione  fra potere rivoluzionario  e individui, raccontando,  meglio di un libro di storia,  quanto  era  accaduto in realtà, al di là delle menzogne di propaganda.
                            
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 Vorrei parlare di Anna Achmatova,  la poetessa più amata nell’Urss, i cui versi erano noti a memoria a centinaia di persone.. Quando era invitata a letture di poesia alla fine c’erano standing  ovations” ( come accadde nell’aprile 1946 a Mosca.
 La raccolta “ Requiem “ (Einaudi, Torino 1963) , scritta   tra il 1935 e il 1940,  in cui raccontava   la sua condizione., non venne pubblicata in Russia.
Il suo primo marito era stato Nikolaj Gumiliov, poeta anche lui,   Ma avevano divorziato. Venne giustiziato perché  accusato di una congiura anti-sovietica. ( agosto 1921).
  Nel ’35 venne arrestato il  terzo marito della Achmatova, lo storico dell’arte Punin.
 Nella raccolta “ Requiem aveva scritto:

“ Ti hanno portato via all’alba:  …
    Come le mogli degli strelizi ululerò
Sotto le torri del Cremlino”.

  Venne liberato in seguito a una lettera della poetessa  diretta  a Stalin.
Nel ’38  toccò a  suo figlio, Lev Gumiliov, etnologo, che   venne  arrestato e condannato a   8 anni di gulag,  solo  a causa del    nome che portava.
 “ In luogo di prefazione,  alla raccolta  “Requiem “,  Anna Achmatova  aveva scritto:
“ Nei terribili anni della ezovscina “( Ezov era nel 1937 a capo  della NKVD  di  Leningrado, quando cominciarono le grandi purghe )  ho trascorso 17 mesi  a fare la coda  presso le carceri di Leningrado ( Le croci) . Una volta qualcuno mi riconobbe. Una donna, sentendo il mio nome,  che prima non aveva mai udito, mi domandò all’orecchio:
“ Ma lei può descrivere tutto questo?
 E io dissi:  “Posso”. Allora una specie di sorriso scivolò per quello che una volta era stato il suo volto”.

 “ Se te lo avessero detto a te burlona,
e prediletta di tutti gli amici
di Tzarskoje Selo donnina allegra
quel che sarebbe della vita tua,
 startene trecentesima  col pacco, sotto le Croci
(Op.cit.  p.39)

 Nell’agosto 1946 Anna Achmatova fu personalmente condannata  da  una Risoluzione di Andrej Zdanov, segretario del Comitato Centrale, che l’aveva definita “ mezzo monaca e mezzo sgualdrina” .  L’accusa era pesantissima, e la licenza di pubblicazione delle sue poesie  in 10.000 copie  per l’edizione di stato,  venne sospesa. ( Dovette aspettare 12 anni  perché avesse luogo,  e ancora  era solo un’antologia,  e  attentamente censurata.)
Questa Risoluzione  di  Zdanov era dovuta al fatto che era andata a trovarla nella Casa delle fontane,   Isaiah  Berlin,  un intellettuale ebreo, emigrato con la sua famiglia  nel 1922 , prima a Riga, in Lettonia e poi in Inghilterra, dove era   divenuto  docente all’università di Oxford  di filosofia sociale. Era   poi tornato nella  Russia sovietica  come segretario d’Ambasciata  a Mosca,  pur non essendo diplomatico di carriera.
 La NKVD  non aveva tollerato i loro incontri notturni,  da qui l’accusa alla poetessa di essere in combutta con una spia inglese.
 A.Achmatova venne espulsa dall’Unione scrittori,  e le vennero tolte le tessere annonarie.  Suo figlio venne arrestato  per la seconda  volta nel 1949.
 Nella risoluzione di Zdanov si  condannava  anche  il narratore satirico Zoscenko,  molto popolare, e le riviste  che ne avevano pubblicato i racconti ( Zvjesdà   e Lrningrad ) . furono vivamente criticate. 
 Zoscenko  era stato  il primo a ribellarsi  contro la burocrazia culturale  perché in un incontro organizzato a Mosca con studenti inglesi,  venuti da un  college di Oxford, che gli avevano chiesto cosa pensasse della  condanna di Zdanov,   aveva risposto che la trovava assolutamente sbagliata e che non la condivideva  affatto. Non gli fecero pubblicare più nulla. Ma in qualche modo era stato il primo caso di rivolta letteraria nell’Urss, anticipando  i casi di dissenso  che sarebbero   emersi negli anni Sessanta.
Nel 1949 oltre al figlio Lev,  venne di nuovo  arrestato  il marito di Anna Andrejevna, Nicola Punin,  che sarebbe morto   nel gulag nel 1953.

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Ci furono altri casi di rivolta letteraria : il primo fu quello di Soljenytcin, con “ La giornata di Ivan Denisovitc”, pubblicato sulla rivista   Novyj Mir, diretta da Tvardovski,, nel novembre 1962. 
 Era  la vita quotidiana    di un prigioniero del gulag, una vera pagina di storia, che rese l’autore  celebre in tutto il mondo.  E Camus lo  aveva letto.  Ma  invece non  conosceva   “ I racconti della Kolyma” ,  di Varham Shalamov , ( scritti tra il 1953 e il 1973),  pubblicati in Francia  tra il  1980  e 1982, con prefazione di Sinjavski . In Italia  da Einaudi, Torino 1999.

 Shalamov  era stato arrestato nel 1937, e poi condannato per attività rivoluzionaria trozkista a 5 anni  di reclusione in un gulag siberiano, con lavori pesanti, in base all’art. 58 della Costituzione.  Passò da un lagher a un altro e ne uscì solo nel 1953.  Venne riabilitato nel 1956, per non aver commesso il fatto.  Quell’anno aveva scritto una lettera a Pasternak:
“ Il fatto fondamentale ,  è che la gente pensa che si possa vivere senza carne, senza zucchero, senza vestiti e senza scarpe, ma anche senza onore, senza coscienza, senza amore, senza dovere.  E’ la corruzione della mente e del cuore.  Tutto viene messo a nudo…. Etica distrutta, morale criminale affermata. Il truffatore irrompe nell’economia e nella politica”.
 In uno dei suoi racconti  segnalava  che  nel lagher di Dzergala in Siberia gli arrestati in base all’articolo 58 venivano addetti  alla carriola.
 In assenza di bulldozer e di escavatrici meccaniche i deportati  dovevano garantire l’estrazione dell’oro. ( Un lavoro gratuito, come quello per l’estrazione del carbone, come al tempo della servitù della gleba).
 I condannati dovevano spingere la carriola fino in cima:   i criminali comuni erano esentati; erano solo i social - traditori  a farla funzionare,  ma, affamati e deperiti com’erano, non ce la facevano e morivano da lei schiacciati come mosche.
 Un cartello del lager diceva: “Il lavoro è una questione d’onore, gloria, valore ed eroismo “ ( op. cit . p.531)
 I racconti della Kolima  furono pubblicati da varie riviste sovietiche,  ma solo alla fine  degli anni ’80. Shalamov era morto nel 1982.
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Un altro libro che Camus certamente non conosceva, non pubblicato perché confiscato dal KGB, era “Vita e destino” di Vassili Grossman.  Malgrado il rapporto Krustciov e la denuncia dei crimini di Stalin, era stato consigliato all’autore di consegnarlo  al Comitato centrale: era un libro troppo pericoloso, quindi rimase chiuso negli archivi del KGB.  Venne pubblicato in Francia nel  1983,  ma era rimasto sconosciuto nell’Urss.
Grossman  era stato  corrispondente militare a Stalingrado, poi aveva seguito l’Armata rossa fino a Berlino, fino al lagher di Treblinka,  ed era rimasto sconvolto  dalla perfetta somiglianza dell’universo concentrazionario tedesco e di quello russo, anche se nei gulag non c’erano le camere a gas.
 In Ucraina dopo il loro attacco all’Urss, i tedeschi avevano organizzato  un lagher  e Liss, l’S.S  a capo del campo  aveva chiamato un recluso, il bolscevico  Mastovskoj , ma  invece di interrogarlo, aveva iniziato una conversazione :
“ Noi siamo un gioco di specchi. Il nazionalismo  è la vera grande forza  del XX° secolo, e voi, col socialismo in un solo paese avete realizzato  la suprema espressione del nazionalismo”. ( op. cit.  p.378)
 Ma anche se Camus non aveva potuto leggerlo  è singolare che  “L’homme révolté”  e “Vie et destin”  giungano alla stessa conclusione:
“Ci sono due forze nell’animo umano  - dice Grossman –
lo spirito di sottomissione  che spinge ad accettare pedissequamente  la propria realtà ( come gli ebrei che scavavano  la propria fossa, come pure di molti sovietici,  che al tempo delle purghe confessavano  tutto).
 Ma esiste anche lo spirito della libertà, che spinge alla rivolta, come è accaduto nel ghetto di Varsavia, nel campo di Treblinka, o a Berlino nel 1953 , dopo la morte di Stalin, con la ribellione degli operai per la libertà di sciopero, per ottenere  un salario migliore e orari di lavoro possibili, o come a Budapest nel 1956.  L’aspirazione della natura umana alla libertà è invincibile:  può essere soffocata  ma non annientata. Questa è la luce del nostro tempo, la luce dell’avvenire.  ( Op.cit. cap.49,  p.200)

E Camus  afferma: “ In periodo di rivoluzione o di guerra, su 10 artisti  ce ne è uno che sopravvive,  e giunge a trovare  nella vita il tempo della  passione e della creazione.
 L’arte in rivolta  finisce  per rivelare il “noi siamo” e il cammino della libertà. Una morale non sottomessa e fedele.
 Viene un giorno in cui la rivoluzione ha bisogno della bellezza, una virtù viva che fonda  la comune dignità del mondo e dell’uomo .
 (A.Camus. “ L’homme révolté “, Gallimard. Parigi 1951, pp.329-331)