martedì 7 agosto 2012

Torni a casa, Mr. Prodi!


Gliela avevo già scritta una lettera, per indurla a tornare alla casa Ulivo, per la quale avevo votato, con entusiasmo nel 2007. Se ne erano già andati tutti  gli esponenti ambigui: Rutelli, Mastella, Dini… C’era quindi speranza di poter realizzare alcune delle 250 pagine del programmone…
Lei non ha accolto la mia richiesta: tradito da  una parte del Pd, Veltroni & company, aveva rinunciato a fare politica in Italia, dicendo di voler  essere solo un buon  nonno, e anche un  buon  ciclista!...
Ma ha  consolidato  il suo prestigio internazionale,  girando  tutto il mondo, chiamato a esprimere pareri economici per lo sviluppo,  in Africa come in Cina.
Quando Monti è andato in Finlandia, il premier locale, il  28enne  Kataimen, gli ha dato ragione: lo spread in Italia  è effettivamente troppo alto. Ma si è detto contrario  al fatto che il Fondo Salva Stati disponga di una licenza bancaria, per dare  indirettamente alla BCE i mezzi per salvare i paesi in difficoltà, sia pure virtuosi, con i compiti  a casa in ordine.
 E soprattutto ha espresso riserve sull’Italia politica  del 2013,  nel dopo Monti, che potrebbe abbandonare il percorso riparatore, con  il pareggio del deficit,  ed essere priva di un leader autorevole sul piano internazionale
Ed è sull’ultima delle riserve di Kataimen che mi permetto di rinnovarle la mia richiesta: di tornare a candidarsi per le primarie in  autunno, soprattutto in vista di un possibile ritorno in campo del Cavaliere, (che pure non ha sciolto ancora la sua riserva).
 Lei aveva cominciato a ridurlo il debito, prima che  tornasse a crescere, col Governo di centro-destra.
I dieci punti programmatici  proposti da P.L.Bersani sono stati accettati dal Sel di Vendola ma anche da Di Pietro, per   2 aspetti cruciali : rimettere il lavoro al centro della politica economica, dire no al liberismo selvaggio, ridurre le disuguaglianze attraverso la leva fiscale più equa, grazie a una patrimoniale importante  su beni immobili, ma non sulle imprese, e forse abolire la legge Fornero sul mercato del lavoro, risolvendo il nodo degli esodati, che non  è piaciuto a nessuno.
Di Pietro dice una cosa giusta, (sia pure in modo talvolta un po’  burino). Perché  il PD continua a votare la fiducia a Monti, accettando di espropriare il Parlamento del suo diritto di emendare i provvedimenti d’urgenza, per migliorarli? Predica bene e razzola male”.
Del resto la sua in felicissima battuta  nell’intervista allo Spiegel sulla necessità che i governi seguano la loro linea rispetto ai parlamenti,  affinchè ci sia maggiore integrazione in Europa, ha suscitato veementi reazioni in tutti i partiti politici in Germania, e soprattutto nel Ministro degli esteri, liberale, il quale ha raccomandato di non trasferire sul piano internazionale quelle che sono le necessità delle vicende interne italiane.
E’ evidente poi che  il 30esimo voto di fiducia che Monti chiederà domani a Montecitorio sul decreto della  revisione della spesa   non si tradurrà certo più    in quei vantaggi che erano stati prospettati il 28 e il 29 giugno nei vertici economici europei .
 Lo stesso Monti nella sua intervista allo Spiegel si è detto  preoccupato dell’astio anti-tedesco in crescita in Italia, e in tutti i paesi  Nord – mediterranei,  come pure dalle sempre più diffuse dichiarazioni   politiche in chiave anti-euro e anti Europa. La Merkel non ha condiviso le sue preoccupazioni. Fine della luna di miele?
  La Germania si ostina ora  a proporsi come IV° Reich democratico,  boicottando, nei fatti,  il progetto necessario  di una  Confederazione, una soluzione politica che consentirebbe alla Bce di comportarsi come la Fed negli Usa. Il Governatore bavarese ha difeso la democrazia tedesca, governo e parlamento,  nella  loro comune  volontà di non pagare i debiti italiani: governo e  Bundestag uniti  quindi nella lotta anti-cicale. (Una frase dura ad usum Draghi….)
 Ma, come ha detto  il Ministro del lavoro tedesco, una intelligente  donna socialdemocratica, la Germania  sbaglia  a negare la licenza bancaria al Fondo salva stati come aveva promesso il 28 e il 29 giugno, perché se il Sud Europa affonda  insieme all’euro, anche la Germania,  che finora si è molto avvantaggiata della moneta unica smetterà di esportare i suoi prodotti al Sud Europa  e sarà punita per il suo egoismo. Non è libera,  come crede di essere, sul piano economico.
                                                                                  ***
 Per tornare al futuro, allora di che cosa avremmo bisogno nel 2013, quando il governo di emergenza concluderà  in Italia la sua azione?
Di un leader come  Romano Prodi, di sicuro e riconosciuto prestigio internazionale,  capace di rassicurare i mercati, ma anche in grado di dirimere all’interno i contrasti attuali fra i partiti di sinistra- centro, riunificandoli sui 10 obiettivi fissati,   valendosi anche dell’appoggio di liste civiche, come quella arancione, proposta da De Magistris e da Pisapia.  I Sindaci,  pur non candidandosi alle primarie, potrebbero raccogliere i voti a sinistra, che altrimenti si dissolverebbero nell’astensione o nei voti a Grillo.
Anche il Movimento delle donne, avendo ben combattuto contro il centro-destra potrebbe unirsi per la vittoria,. I movimenti ambientalisti avrebbero certamente  la loro da dire, in suo sostegno, visto che quando era al governo aveva preso Jeremy Rifkin come suo consulente per le energie rinnovabili.Il nuovo movimento Alba potrebbe certamente  combattere la partita, se l’alleanza per il lavoro, l’ambiente e i beni comuni potesse  concretizzarsi.  Insomma tutti uniti per un cambiamento.
E’ vero che sarebbe bello se Prodi avesse vent’anni di meno, come mi ha detto un caro amico. Ma è più giovane di Napolitano, e, per fortuna, non ha mai attaccato la magistratura. Di Pietro nel suo governo potrebbe fare il Ministro della Giustizia, fare le cose giuste per il paese, e, rasserenato, senza Casini, forse riuscirebbe anche a sproloquiare meno.
Bersani non dovrebbe cedere sulla legge elettorale proporzionale: lasci Casini andare alle elezioni da solo, alleandosi con Montezemolo e Fli, per una destra onesta e pulita: trattasi sempre di un cattolico minorenne, con calzoncini alla zuava, stile boy-scout, (come del resto è Renzi.)  Sono tutti liberisti,  iper- Montiani, senza se e senza ma. Sarebbero   favorevoli al fiscal compact, che ci legherebbe le mani all’austerità, per 20 anni, chiedendoci  manovre per 45 miliardi di euro all’anno.
E’ essenziale invece  per la sinistra  rimettere il lavoro,  i diritti  e la coesione sociale al centro di un’azione di governo, con un’accurata concertazione, (attualmente  seccamente rifiutata dal Premier Monti, visto che è stato parzialmente soppresso l’art.18) . Tutti i sindacati sono invece favorevoli ad  un patto sociale  di negoziati, che veda imprese e lavoratori uniti per la ricostruzione e la crescita, unico modo di uscire dalla crisi.
Noi crediamo inoltre   nei cattolici adulti, in grado di far pagare le tasse al Vaticano in tempi di dura crisi,  capaci di legiferare negli interessi di tutti i cittadini sui problemi dei diritti civili, che  invece non  hanno il supporto dell’UDC. Se non si riuscisse a fare la legge elettorale che preferiamo, si vada a votare col Porcellum, ma a novembre. E poi, col nuovo Parlamento si faccia una Costituente per la riforma della legge e della Costituzione: con calma, e con le persone giuste.
                                                        ***
Sono certa che Lei  Presidente si rifarebbe a quel libro bianco di Jacques Delors, del 1992, ancora oggi di sorprendente attualità, malgrado siano trascorsi 20 anni.
Il socialista cattolico Delors   voleva infatti  un’economia solidale, tra regioni ricche e povere, era  contro la disoccupazione e l’esclusione sociale.  Voleva un’economia capace di essere competitiva, attraverso la creazione di reti trans-europee,con l’integrazione di grandi e piccole e medie imprese, lanciando progetti comuni di ricerca nelle tecno-informazioni, nelle bio-tecnologie, e nelle eco-tecnologie.
Il Libro Bianco proponeva politiche di base micro-economiche con istruzione permanente, riduzione di oneri sociali per le PMI,  individuando 2 assi di sviluppo: reti di informazione ( con lo sviluppo della banda larga, e  energetiche rinnovabili) e reti di trasporto (persone e merci).
Dopo aver individuato i progetti di interesse comune, a cui dare il sostegno economico, prevedeva di assicurare prestiti sostanziosi necessari   da parte della banca Europea degli Investimenti, (BEI),  e dei Fondi europei di investimento, con obbligazioni a lunga scadenza.
Se per Jacques Delors  l’azzeramento dei disavanzi era cruciale  come caposaldo di stabilità, era però centrale una politica europea  dei bilanci a favore della crescita, per combattere la disoccupazione e il declino economico, che già a quell’epoca si erano manifestati  nel Vecchio Continente.
Finora è stato proposto solo il coordinamento della politica fiscale (inserendolo addirittura nella Costituzione dei vari paesi,) mentre nulla è stato fatto per disegnare una Programmazione economica e finanziaria europea per lo sviluppo eco-sostenibile.
In questi 20 anni non  c’è stata la convergenza profonda delle strutture produttive europee, attraverso l’ampliamento del bilancio comunitario, per una competitività qualitativa sui mercati globali.
E invece di assumere l’ipotesi di una sinergia tra sfera economica e sfera sociale, tra efficienza ed equità, specialmente  in Italia ci sono stati tagli ai salari, alle pensioni, e alle spese di protezione sociale.
C’è stato  anche un aumento del lavoro de-qualificato e sotto-retribuito, in assenza di processi formativi adeguati, come sarebbe invece richiesto dall’economia e dalla società della conoscenza, secondo il Piano Delors.
Le retribuzioni in Italia sono oggi  fra le più basse in Europa, e in questo momento di crisi, questo incide  drammaticamente sui consumi e sulla diminuzione della domanda interna, anche grazie alle misure recessive del Governo Monti.
Per quanto riguarda l’offerta bisognerebbe incentivare investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione,per meglio entrare in sinergia con i consumi delle famiglie, chiedendosi che cosa e come produrre, creando una rete di scambi fra Università, centri di ricerca e imprese, per un modello alternativo di crescita.
 Cosa costruire, per esempio:   macchine private elettriche  o autobus non inquinanti?  treni regionali, tra est e ovest del territorio,  o Tav?
Continuare a fabbricare armi o invertire la rotta, a favore delle industrie rinnovabili?
 Come convertire  poi industrie di elettrodomestici decotte  in  industrie energetiche rinnovabili, con adeguati ricicli formativi del personale.
Sono certa che se Lei, Romano Prodi, tornasse a candidarsi, con la legge elettorale auspicata giustamente da Bersani, il doppio turno alla francese, con i collegi uninominali, potrebbe assicurare meglio la governabilità, grazie al  premio di maggioranza previsto, e soprattutto consolidando il nostro prestigio all’estero, (finora il più grande successo di Monti).  E, con tutto il rispetto, lo farebbe meglio che non  Bersani, Vendola e Di Pietro, meno conosciuti di lei  nel mondo.
Lei ripartendo dai 10 punti di consenso già  ottenuti da Bersani, potrebbe rimettere i cocci insieme, e  farci vincere, anche  con l’aiuto delle liste civiche, evitando la dispersione dei voti,  l’astensione, o le schede bianche.
L’Italia ha bisogno di un nonno,  di un  bravo ciclista capace di andare   su strade impervie, come Lei. Si ricordi: lei vincerebbe di nuovo. Non c’è due senza tre! E batterebbe la frammentazione,  da sempre nemico numero 1 dello schieramento progressista in Italia.
Saprebbe fare in modo che il Mercato, lungi dal proporsi come un Totem, come adesso, torni ad essere un campo di forze che regoli la vita degli esseri umani, dove il capitale pubblico possa essere non l’erogatore di beni e servizi, come in passato, ma il punto di regolamentazione attiva,  capace di rendere più accessibili e diffusi il sapere, la conoscenza, le nuove tecnologie, per uno sviluppo  giusto e sostenibile.
La Merkel, popolare nel suo paese, pensa a vincere le elezioni, ma  se non  fosse più insieme ai liberali che hanno complicato il suo  cammino, potrebbe diventare più ragionevole  in un  governo di coalizione con la SPD e con i Verdi. (come ha già anticipato intelligentemente  il suo ministro del lavoro: non tutti i tedeschi sono per il Sacro Germanico Impero.)
Dopotutto lei, per battere la crisi in Germania, ha aiutato le imprese a non licenziare i lavoratori più anziani, offrendo aiuti perché lavorassero a mezzo tempo, e investendo , come diceva Delors in ricerca e innovazione. Il risultato è che le industrie auto tedesche sono competitive sul mercato globale. Oggi  la crisi dilaga in tutta Europa, anche in Francia, e Hollande convoca le staff delle imprese auto francesi che stanno licenziando e offre soldi pubblici per evitarlo. E investe in istruzione e ricerca.
E’ quindi   in Europa che Lei, Presidente,  saprebbe soprattutto  imporsi per costruire, insieme ad Hollande, e alla futura Grosse Koalizionen tedesca, nel 2013, una Confederazione Europea, capace di avere una BCE come la Fed americana, superando il trattato di Mastricht, e  una BEI in grado finanziariamente di stimolare i progetti migliori  per la crescita di qualità,  in grado di competere  nel mondo. Per non essere confinati e depressi solo nel  rigore e nell’’austerità, come è accaduto finora col governo Monti.
Sono sogni utopistici? I sogni e le utopie sono sempre stati il sale giusto,  per cambiare il mondo.

1 commento:

  1. Il benecomunismo e il luogocomunismo: malattie terminali del comunismo (e anche del socialismo).

    p.s. ti informo che il Fiscal-compact è già stato approvato, anche con i voti del PD, e non solo con quelli di PDL e UDC. Sono 45 mld l'anno, a partire dal 2013, che pagherai anche tu, cara Mara, come tutti noi.

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