mercoledì 7 agosto 2013

A proposito di Niccolò Machiavelli

Caro Scalfari,

Ho letto sull’Espresso il suo editoriale, e sono d’accordo con lei sulla  necessità di distinguere  tra  il pensatore Machiavelli e il  machiavellismo, cioè la pratica sistematica della doppiezza per il complotto e il tradimento, di cui la corte toscana  di Caterina de’ Medici aveva  fatto largo uso in Francia,  col  massacro della Notte di S.Bartolomeo, quando  furono trucidati centinaia di Ugonotti.  Urgeva togliere di mezzo fastidiosi protestanti.

Ricordo che Mussolini, nella sua introduzione al Principe nell’edizione del  1925, aveva proprio esaltato  la pratica del machiavellismo, alla quale si era ispirato con la Marcia su Roma nel ’22,  e l’assassinio di  Matteotti nel 1924. Era un modo di giustificare il  suo colpo di stato, avendo  seguito opportunamente   i consigli  che quell’opera forniva.

Ma una lettura attenta di tutte le  opere  mostra che Machiavelli non aveva affatto legittimato la conquista del potere per via criminale, ma solo dato un fondamento teorico a una costatazione di fatto: la totale autonomia fra  la politica e  l’etica.

 E credo che per una valutazione completa del suo pensiero sia necessario ripercorrere la sua biografia: Da segretario al Comune di Firenze, e da una vivace esperienza diplomatica in Francia, come ambasciatore, aveva  avuto modo di realizzare come la Monarchia avesse superato le divisioni territoriali e instaurato, con opportune misure, l’unità politica su tutto il territorio nazionale. Cosa molto difficile da attuare nel nostro paese, perché la Chiesa l’aveva resa impossibile, da secoli.

Dopo la vittoria medicea, Machiavelli  era stato  arrestato, imprigionato e torturato alla corda e infine mandato in esilio a San Casciano, dove la sera  giocava a tric trac con i villani locali, per disperazione.

Ed era qui che aveva deciso di scrivere “Il Principe” (1503) : avrebbe voluto l’unità d’Italia e aveva immaginato che il figlio di papa Borgia, il Valentino,  sopprimendo con violenza le piccole tirannie locali, come quella di Oliverotto da Fermo, avrebbe potuto realizzarla, così come aveva fatto la Monarchia francese.

Il  “Principe” è, a mio avviso, il primo esempio  di “dissimulazione onesta”, una pratica comportamentale suggerita , in piena Contro Riforma da Torquato Accetto, per sfuggire alle punizioni che la Chiesa, dopo il Concilio di Trento, somministrava  agli eretici.(torture e rogo)

Quindi  l’autore fingeva di consigliare al nuovo  possibile sovrano  la più totale spregiudicatezza nei mezzi, con delitti e massacri,  per raggiungere i nobili fini: un regno forte e unito.

 Il primo  ad avere identificato la vera natura del pensiero  di Machiavelli era stato J. Jacques Rousseau,il quale stimava non essere il Principe l’opera giusta da leggere, ma i Discorsi sulla Deca di Tito Livio, (1516), analizzando quindi le radici democratico-repubblicane  della sua formazione politica, mai dimenticate.

Ricordiamo allora  i magnifici versi che Ugo Foscolo dedica a Machiavelli nei suoi “Sepolcri”:

“Io quando il monumento vidi
Dove posa il corpo di quel grande
Che, temprando lo scettro ai regnatori
Gli allor ne sfronda ed alle genti svela
Di che lacrime grondi e di che sangue"

Da grande patriota romantico Foscolo conosceva certamente Rousseau e la sua ragionata analisi dell’opera di Machiavelli , e l’aveva perfettamente ed efficacemente adottata.

Durante il fascismo la  “dissimulazione onesta” era tornato ad essere il comportamento di intellettuali avversi al regime, che avevano ricevuto l’olio di ricino, perduto il posto di insegnanti, perché non avevano preso la tessera fascista: avevano allora   fatto il concorso ai Littoriali e collaboravano con la rivista di fronda “ Primato”, senza dimenticare di essere antifascisti, per ottenere il visto della censura alle pubblicazioni  della casa editrice Einaudi.

Oggi il machiavellismo è ancora uno dei modi di far politica, perché l’etica si è profondamente indebolita, e ha consentito il trionfo assoluto del cinismo,  adottando le leggi ad personam , che hanno reso legale l’illegalità.

Siamo sommersi da un oceano di amoralità, nel quale l’ex cavaliere del lavoro è riuscito a coinvolgere imprenditori,  banchieri e politici,  facendo evadere capitali all’estero e provocando l’impantanamento dell’economia.

Aspettiamo settembre per vedere se il governo delle larghe intese riesce a trovare le risorse per i problemi  economici, drammaticamente urgenti, del paese.

(Imu, Iva, esodati).   Ma speriamo  che poi si possa realizzare con Grillo non una vera alleanza ma un accordo provvisorio di 8 mesi,  per fFare una nuova legge elettorale proporzionale, con al massimo 40 posti di maggioranza alla camera.

Mettere uno stop alla modifica dell’art.138 della Costituzione, per accelerare  nei tempi le trasformazioni

Negare ogni possibile riforma della giustizia,  finché persiste  questo parlamento di corrotti e indagati.          

 E che si torni alle urne nel maggio 2014, perché si  possa votare per  le elezioni nazionali e quelle europee nello stesso giorno ( così risparmiamo).

 Penso, caro Scalfari, che anche Napolitano dovrebbe attentamente rileggere Machiavelli,  e non   accettare proposte  di agibilità politica  per Berlusconi dal partito che urla insulti alla magistratura e ai giornalisti liberi, che è  guidato da un novello Al Capone, frodatore fiscale, ed è incapace di trovare un altro leader.

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