domenica 20 gennaio 2013

Via i Grilli per la testa! Siamo in guerra.

Beppe: vai a farti una bella  nuotata, che è meglio!..  
 Ho detto ad alcuni amici che  avrei votato Rivoluzione Civile di  Ingroia alla Camera, e  sollecitavo  il Pd ad escludere  dalle liste  gli impresentabili, 
 Lo ha fatto e quindi per battere Monti e la destra mi pare sia necessario consolidare la  forza della coalizione progressista  al Senato.
Ma non mi  piace  il   rifiuto  di Bersani di rispondere agli appelli di Ingroia.  Ci ha ripensato sulla patrimoniale: bisogna solo rimodulare l’IMU, che è già una tassa sul patrimonio immobiliare. Vendola parla invece di tassa sulle rendite finanziarie.
 Ingroia ha le idee  ancora più chiare: vuole confiscare i patrimoni acquisiti illegalmente, e ora che per  il coltissimo galantuomo Dell’Utri sono stati chiesti 7 anni di carcere, anche  per aver riciclato capitali mafiosi  nel ’74,  assicurando al Cavaliere  le risorse necessarie  per costruire Milano 2,  mi pare  giusta l’idea che per sanare il deficit  di bilancio e avere le risorse per gli investimenti,   occorrono alcune  misure veramente  radicali. 
Non è un caso  che Berlusconi  tema  profondamente Ingroia e abbia  ripreso a sparare su tutta la magistratura. 
Certo la legge sul conflitto di interessi  proposta da Bersani,  dopo tanti anni, sarebbe una soluzione positiva.   Ma dipende da come è concepita. (sempre che non se ne occupi  Gentiloni). Quindi staremmo più tranquilli se in Parlamento ci fossero anche Ingroia  ed altri  della sua lista.
                                       ***
Due di questi miei  amici mi avevano risposto che al Senato  bisognava votare Grillo.
 Parlando con franchezza  mi pare che dopo le sue battute sull’euro e sull’Europa, dopo quella macista sul punto G,  e ora,   dulcis in fundo,  quella sullo  Stato con le palle e la necessità di eliminare i sindacati, vecchissimi, secondo lui,  oltre ai partiti, gli direi:
Beppe! Eri più simpatico quando difendevi l’auto elettrica smart, e criticavi la Fiatper averla accantonata,  quando parlavi degli imbrogli alla Parmalat, quando raccoglievi 350.000 firme per il Parlamento pulito, per varare  una legge di ispirazione popolare. Che è successo ora? Perché queste scivolate fascistoidi? Non vuoi parlare con nessuno, continui a monologare  come un matto, convinto di aver sempre ragione… Non starai invecchiando male anche tu?
 Hai fatto in 2 giorni sul web le tue liste,  con nomi di illustri sconosciuti, senza discutere con nessuno…Mentre magari sarebbe stato utile sceglierli  prima e presentarli, col loro CV, e con le loro competenze. Per esempio il mio editore, Fiorenzo Fraioli.
 Siamo in  guerra, caro Beppe! La situazione si fa molto brutta sull’altra riva del Mediterraneo, e in Parlamento abbiamo bisogno di gente seria.
Rivoluzione civile è più convincente di te: ed è meglio avere in Parlamento gente della società civile, come Franco la Torre, figlio di Pio,ucciso dalla mafia, come i 2 operai della Fiom, contro Marchionne, Giovanni  Favia, che viene dalle tue fila. Ma  ci saranno anche  dei partiti politici,  come  IDV di Di Pietro che ha fatto opposizione alle contro-riforme di  Monti, come Ferrero,  che sull’Europa sa di che cosa parla, (non quella del PPE, ma un’altra progressista,  che potrebbe vincere per le elezioni del 2014.)
 Noi non vogliamo in Parlamento  gli illustri sconosciuti da te scelti. Non sappiamo chi sono e non li conosceremo mai  perché non andranno in televisione ad esporre il tuo programma.  Hai risposto no al dialogo, con Di Pietro, con Ingroia ecc…
Ho votato per la lista a 5 stelle, nel 2009, a Ostia, perché il Pd a livello locale faceva le stesse cose della destra,  edificando grazie al piano regolatore,  sui terreni agricoli. Ma ora non mi convinci affatto.
 Torna a fare teatro, e piantala con le tue bischerate!                            
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2) La guerra in Mali e il nuovo fondamentalismo della terza Al Khaeda
 
I jihadisti  si sono presi le armi sottraendole ai partigiani di Gheddafi in Libia. Del resto l’eroe del bunga-bunga lo aveva annunciato agli occidentali: facendo  la guerra a me,  che finora li ho tenuti a freno,   ve li ritroverete  tutti addosso a voi. E così è.
A)  La guerra in Mali  è giusta: ha detto Bersani. Non potevamo lasciare solo Hollande. 
Del resto il governo  Monti non manderà  piloti italiani , ma solo droni, che  però non avendo ancora  la capacità di distinguere fra  civili e guerriglieri terroristi, faranno di tutta l’erba un fascio… E non ci ritroveremo noi con qualche attentato, magari a San Pietro, per vendetta, dopo la guerra? 
b) I jihadisti sono religiosamente fanatici, ma avendo convinto anche gli uomini blù del deserto, i nomadi Tuareg,  affamati di terra,  pongono un problema serio, rilevato da Prodi, giunto in Mali come delegato delle Nazioni Unite.
“ Sono preoccupato - ha detto.  impossibile rinunciare alle armi, in questa situazione, ma il vero problema  che ci troveremo di fronte, dopo la guerra, è la cooperazione economico- sociale per migliorare le  condizioni di vita delle popolazioni, con risorse per il lavoro e per la scuola, (possibilmente non coranica, aggiungo io.) 
That is the problem!...No justice, no peace!
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Molto grave quanto è accaduto  nel luogo dove si estrae gas, nell’Algeria del Sud: da quel giacimento dipendono i rifornimenti di vari paesi, tra cui il nostro. Al Khaeda ha  preparato  da mesi  la sua incursione,  aiutata da complicità locali. La Francia ha chiesto al governo algerino di reagire, e dopo il blitz delle forze  di sicurezza  c’è stato un bagmo di sangue: sono morti 123 terroristi,  11 ostaggi, tra cui un americano,  e 5 inglesi, mentre  altri e  alcuni lavoratori si sono salvati nascondendosi. In quelle condizioni- ha detto Hollande- non c’era altra scelta possibile. Comunque grazie al blitz congiunto franco-algerino è stato possibile ricuperare l’ingente quantità di armi a disposizione dei fondamentalisti dopo il conflitto libico. E Questo eviterà guai futuri.
   Ma   per capire meglio la situazione, mi pare   necessario  ripercorrere un po’ di storia del paese.
 
Il terrorismo islamico  era cominciato proprio  li, in Algeria, dopo le elezioni del 1993,  che avevano dato la maggioranza agli islamici,  ma che erano state  poi annullate successivamente. 
Tutto era avvenuto   ben 5 anni prima  del crollo delle   Tween Towers, nel 2001. Migliaia di morti per anni,  ma non c’era stata l’indignazione planetaria come dopo l’ 11 settembre.
 Ne avevo discusso con una grande giornalista algerina, Horrya, venuta a Aix en Provence con alcuni colleghi della televisione e con alcune  scrittrici, come Salimà   Ghezali, autrice di “ Les amnts de Sherazade, minacciate e  quindi fuggite in esilio,   per partecipare a un convegno organizzato dal Centro Culturale di Aix.
Horrya: una donna, rimasta  al suo posto alla televisione di Algeri, per  resistere e testimoniare.  Il paese aveva bisogno di lei. 
Alta,  di bel portamento, colorito olivastro, occhialetti da intellettuale. Una capigliatura nerissima,  a nuvola  intorno al volto, faceva pensare  a   Angela Davis. 
 Parlava con una voce calda e persuasiva, per presentare il suo documentario.  Carismatica.                                                                                                                                       
  Aveva intervistato una donna, un ex- militante del C.N.L.  alla quale i francesi avevano ucciso il marito  al tempo della resistenza, e alla quale gli islamisti avevano ora ucciso il figlio. Una donna semplice, quella, una delle tante che piangevano i figli sgozzati dalla furia fondamentalista. L’aveva filmata  per una trasmissione alla televisione di Algeri.
Horrya aveva ricevuto a Washington il premio americano per il reportage  più coraggioso,  e ora lo presentava  ai francesi.
Grazie al  denaro  del  premio  le era stato possibile    affrontare le spese degli studi di  sua figlia Maya, all’Accademia di Belle Arti ad Avignone.  
Gli islamisti l’avevano minacciata di morte e allora che almeno Maya non vivesse quegli orrori, e stesse al sicuro.
Provassi a  immaginare - diceva Horrya - il  suo terrore nella notte,  quando asserragliata in casa, tratteneva il respiro, al minimo rumore , anche quello del vento fra i rami,  mentre  i vicini, protettori  pietosi della sua incolumità, erano li, in vedetta, pronti ad avvistare qualunque   movimento sospetto. -
- E la polizia? -
-  Latitante.-
Voleva ora  solo passare due giorni con lei, in intimità, dimenticare  anche se solo per poco,  il  dramma della  separazione.
Ero felice di averle  mie ospiti, a Marsiglia.
  Le guardavo sorridere l’una all’altra felici,  anche se   nuvole  di tristezza traversavano il loro sguardo: presto sarebbero state di nuovo lontane, scagliate l’una e l’altra in  un oceano di difficoltà.
                                 ***
Che cosa era accaduto nel paese del sole  perché la notte  potesse  scendere  così definitiva e implacabile  sugli animi?  I folli guerrieri di Dio.
 La  risposta non era metafisica:  Horrya  lo sapeva.
 I massacri  era orchestrati e mirati: non c’era nessun mistero. L’esercito  era dietro le quinte, complice di quegli atti di barbarie.
Sarebbero durati fino a che gli algerini non si fossero piegati ai diktat della Banca mondiale, alle esigenze del Fondo monetario internazionale, fino a che non fosse stata distrutta l’ultima briciola di protezione sociale, attuata dal partito unico, negli anni ‘60-‘70.
Conformandosi  ai diktat del F.M.I per la liberalizzazione totale del mercato, l’Algeria era  divenuta una barca con falle che non erano state riparate. E gli uomini a bordo  erano senza giubbotto di salvataggio, malgrado fossero in un mare in  tempesta.
Ora la musica era cambiata. Non potevano più essere degli assistiti. –
-  Les Algériens devaient se prendre en charge.  Esprit d’entreprise, e d’auto-entre prise!...-
 Il paese, però  malgrado il socialismo universale,  voluto dal partito unico, era rimasto largamente analfabeta e molto  arcaico,  soprattutto nelle regioni interne.  -diceva Horrya. La scuola funzionava soprattutto per la media e alta  borghesia: gli altri  avevano dovuto  arrangiarsi.
I  bambini entravano a scuola a sei  anni.  Soffrivano di varie malattie, impossibili da curare,  ed erano senza copertura sociale.
Chi seguiva, seguiva, e chi no andava a lavorare.  E allora  la scelta era se vivere  nelle   bidonvilles, alla periferia delle città, alla giornata, o emigrare -
-  Lo avevo visto l’asilo infantile, a Costantina -  le dicevo  - quando nel ‘73 avevo accompagnato il mio ex- marito  in missione, per conto dell’Unesco: un deposito sudicio  e triste di  piccoli cenci umani che una donna, esaurita dal suo stesso urlo, sorvegliava, inesperta. -
Quei bimbi,  privi di giochi, di risorse educative e culturali, erano cresciuti nell’indigenza e nell’ingiustizia, manipolabili, in  rivolta col mondo,  esposti a tutti i venti.
- Ora sgozzavano, su ordinazione, forse prezzolati: comunque  in nome di Allah, per conquistare il paradiso, almeno dopo la morte, visto che  sulla terra   c’era solo  l’inferno. -
Vivificato dalla brezza marina,  il paese  si era evoluto, sulla costa,  pur nelle durezze della colonizzazione. Arabi,  ebrei  e cristiani  avevano un tempo convissuto in armonia, in città come Orano.  Il tenore di vita era molto migliore.
Ma nelle regioni interne dove la terra si dissecca in sabbia e roccia, gli animi, senza linfa, pietrificavano: arcaici, primitivi come la terra, alla ricerca di un’ipotetica  giustizia sociale, fin li  incompiuta.  
I problemi  di Horrya  erano  molti, anche al lavoro. Non piaceva affatto il suo coraggio. Anomalo.
Non credeva nella politica  del perdono di Bouteflika: era un escamotage, per non mettere a nudo il vero volto degli assassini,  che agivano, all’ombra della divisa. 
- E  allora perché non uscire dal paese? Non aveva corso già abbastanza rischi? Vivere aspettando di essere sgozzata?  - le dicevo.
Con  un’altra  rete di relazioni avrebbe potuto lavorare altrove. Testimoniare era importante.
Non voleva partecipare al Forum della donna nel Mediterraneo,  che doveva aver luogo in settembre a Rodi? Aliki Moschis Gauguet cercava nomi di realizzatrici algerine, coraggiose, creative.
 Li aveva chiesti all’Unesco, dove lavorava temporaneamente   Sarah, mia figlia -.                                                                                
Horrya era tornata quindi  al lavoro,  rasserenata. Ancora una prospettiva  di un incontro internazionale. Ma  ad Algeri  i suoi capi-ufficio, forse per invidia, avevano prontamente intercettato l’invito,  e  risposto     negativamente.
-  Non poteva andare a Rodi , a rappresentare la donna algerine. Era persona non grata. -. 
Rauca di disperazione. la voce di  Horrya, per telefono. 
Non c’era tempo da perdere.  Avevo mandato  via e-mail  le sue coordinate  ad Aliki, perché  le facesse arrivare direttamente a domicilio,  il   biglietto d’aereo  e un visto europeo  per 3 mesi.
- Tu es adulte, et vaccinée depuis longtemps: si tu veux, vas-y - dicevano ironicamente i  funzionari della televisione algerina, alla sua richiesta di congedo.
E solo alla vigilia del congresso aveva  finalmente potuto partire. Ma non le perdonarono mai il suo intervento al Forum: non si poteva criticare  così apertamente  il Presidente Bouteflika. La sua testimonianza dinanzi ad un’assemblea internazionale  scorticava l’immagine  del paese all’estero.
Ma anche l’attrice Isabelle Adjany, di origine algerina, aveva rifiutato di sedere accanto a lui,  in una  cena all’’Eliseo, organizzata in suo  onore. Assente: un vuoto  ben visibile, a tavola, a provare il dissenso. L’avevano intervistata. Perché?
- Non avallare in un’occasione mondana,  una linea politica:  Bouteflikà?  Sette tipi di ambiguità.-        
                                               ***
Maya  era in clinica ora, per essere operata.   Horrya, rifugiata politica,  era   in Francia per starle accanto. 
Il permesso di soggiorno le era stato  accordato e prolungato a un anno. Finalmente vicine: madre e figlia. Più forti, insieme, vivono e lavorano  ambedue in Francia.
 Questa è la realtà che gli interessi per i giacimenti di gas e petrolio hanno a lungo occultato in Occidente.
La cooperazione economico-sociale è  quindi essenziale per risolvere i problemi del fondamentalismo islamico in  Algeria,  nel Sahel, in Mali, e in tutta l’Africa.
 Prodi ha detto la cosa giusta.  No justice, no peace!...

1 commento:

  1. A proposito di quello che dici di Grillo e delle sue dichiarazioni sui sindacati, credo che dovresti leggere con più attenzione e ascoltare meglio. Fai lo sforzo di leggere "cum grano salis" quello che scrive Grillo sul suo blog

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