giovedì 29 marzo 2012

Ricordo di un uomo libero: Antonio Tabucchi

Lise Chapuis, Antonio Tabucchi e Mara Muscetta

Lo avevo incontrato  la prima volta a Parigi, nel 1987, alla presentazione del suo libro, “Notturno indiano”, che aveva ricevuto il premio Mèdicis per  libro straniero.
 Eravamo alla Libreria Italiana Tour de  Babel,  e per l’evento era venuto uno dei più grandi fotografi italiani,  Mario Dondero:   aveva scattato in quell’occasione una magnifica foto, che ritraeva Tabucchi insieme alla sua traduttrice, Lise  Chapuis,  e a me.
Dondero sapeva che ai miei corsi  di letteratura e cinema all’Istituto di Cultura,  insieme a comuni amici “mordus de l’Italie” (scrittori, traduttori, giornalisti),  leggevamo proprio quel testo ed altri, molto critici sul piano politico e letterariamente interessanti.
Mi avrebbe   fatto magnifico dono  di quella foto qualche tempo dopo.
Una dedica a Maurice Blanchot introduceva quel romanzo, intrigante, misterioso: “ Le persone che soffrono d’insonnia rendono la notte presente”.
Era il racconto di un viaggio nell’India del Sud,  un tempo dominata dai Portoghesi:  un uomo  era alla ricerca di un amico disperso, un percorso incongruo di un viaggio non turistico per scoprire il volto  occulto di paesaggi e  personaggi…
Antonio era nato a Pisa, nel 1943, quando la sua città era sotto i bombardamenti americani: l’ospedale era stato completamente evacuato, ed era rimasta,  unica partoriente.  sua madre, a cui l’ostetrica diceva:
“Signora,  per favore, faccia presto!“
 Il primo viaggio Antonio doveva farlo di notte,  in braccio a lei,  portata in canna sulla bicicletta da suo padre: in salvo, via dalla città distrutta,  verso la  loro casa in campagna. Mi chiedo se l’insonnia di cui soffriva fosse dovuta alle circostanze belliche della sua nascita, sotto il fragore delle bombe.
                                          ***
Lo avrei incontrato di nuovo nel 1997, alla festa del libro nella biblioteca  Méjanes di  Aix en Provence.
 Tutti i suoi romanzi erano ormai tradotti in Francia, con uno straordinario successo, e quello era l’anno  di “Sostiene Pereira”e de “La testa perduta di Damasceno Monteiro”, edito da Bourgois.
Ero stata nominata  direttrice all’Istituto di cultura a Marsiglia, ed eravamo stati tutti invitati ad Antibes, ad una cena in suo onore,  il 3 ottobre 1997: aveva molto sofferto Antonio, quella sera.  La municipalità era di Destra, e, alla presenza di nostri diplomatici sorridenti, il Sindaco aveva fatto un discorso presuntuoso e  saccente, con l’ansia delle etichette, e aveva finito col definire   il romanzo “inclassable”,
Ci eravamo  poi appartati in giardino con sua moglie, e Antonio  aveva detto, sorridendo:  “ Li abbiamo sufficientemente disturbati  stasera.“ Non gli  erano mancate  salaci   e pungenti battute da  vero toscano.  
Per distrarlo allora gli avevo raccontato un episodio divertente, accaduto due anni prima, in Italia.
Ero tornata a lavorare al Ministero degli Esteri, alla DGRC. Il mio  capufficio era un  diplomatico, ex socialista, gentile, ma come  tanti altri, era diventato ormai, anche per ragioni di carriera,  un italo-forzuto doc.
Berlusconi aveva stravinto sulla gioiosa macchina da guerra di Occhetto, ed io curavo la mia profonda depressione la sera,  mangiando cioccolatini e  leggendo “Sostiene Pereira”, l’ultimo suo romanzo, terminato il 25 agosto 1993.
Nel ’95 era uscito l’omologo film di Faenza, al quale Antonio aveva collaborato scrivendo i dialoghi, ed era stato scelto Marcello Mastroianni,  sebbene lo  avessero sconsigliato,  perché ormai era anziano. Invece fu un interprete fantastico.
Pereira  era la storia di un vecchio giornalista portoghese cattolico,  in esilio a Parigi, che Antonio aveva personalmente conosciuto,  rimanendo molto colpito dalla sua vicenda reale. Scriveva sul Lisboa, si occupava soprattutto di letteratura francese, ed era appassionato di quegli scrittori  cattolici, come MaritainL, Mauriac e  Bernanos, tutti collaboratori della rivista Esprit, ostili al franchismo, che sulla guerra civile in Spagna avevano duramente criticato la posizione ufficiale del Vaticano.
Ma il direttore  del “Lisboa” non gli faceva pubblicare nulla, perché temeva il no della censura.
Pereira era  un incerto di tutto e molto prudente: teneva i suoi articoli in una cartellina, rispettoso delle autorità costituite al potere: a quel tempo Salazar cominciava a non scherzare, ma lui non si faceva troppe domande.
 Pereira aveva ospitato a casa sua un giovane italiano, in fuga dalla Spagna dopo la fine della Repubblica, Monteiro Rossi, che faceva lavorare come stagista al giornale…Era il figlio che avrebbe sempre voluto avere e che sua moglie, morta da poco,  non aveva  potuto dargli.
Un giorno, picchiando duramente alla porta di casa,  erano entrati di prepotenza 3 brutti ceffi, in cerca del fuggiasco, lo  avevano raggiunto in camera,  massacrato di botte, lasciandolo pieno di sangue sul pavimento…Morto.
Pereira, in un sussulto di coscienza morale, era allora  andato al giornale, aveva  allora scritto  un articolo, denunciando il fatto, fingendo poi, con l’aiuto del suo medico, di avere ottenuto il visto della censura. (per questo aveva dovuto lasciare il Portogallo per sempre)
 La scena  finale faceva vedere  la passeggiata di Marcello-Pereira, per le vie di Lisbona, tornato di nuovo agile e moralmente  ringiovanito  per la  decisione di agire con coraggio,  per far conoscere a tutti  un intollerabile  sopruso criminale del regime. Oblomovismo finito.
Una  scena  bellissima che io, frustrata per molte ragioni,  avevo festeggiato con un urlo:“Abbasso il fascismo, abbasso Berlusconi!”
 Con mia grande sorpresa   il pubblico in sala si era messo freneticamente ad applaudire.
Molto soddisfatta per il risultato del mio exploit, lo avevo raccontato alla mia amica Paola Viero, sindacalista  della CGIL Esteri che non riusciva a crederci.
 “Ma come, Berlusconi aveva stravinto, e la gente reagiva così? No, Mara, queste cose succedono solo a te.”
Non aveva ancora visto il film, quindi  le avevo proposto di andare a rivederlo insieme, per  ripetere l’esperienza,   e appurare se  quella   fosse stata una reazione casuale oppure  no. Anche la seconda volta   la gente in sala aveva applaudito, e una signora si era avvicinata a noi dicendo: “Ha avuto coraggio, signora!”
 Il mio racconto   divertì moltissimo sia Antonio che sua moglie.
Detta così quella lode della signora mi parve esagerata. Beh francamente, il parlamento c’era ancora,  Berlusconi non mi piaceva ma non era ancora Salazar… Ma l’inizio di Regime non avrebbe tardato a manifestarsi: nel 2001 ci furono gli spaventosi fatti di Genova, e quelli si, rivelavano gli aspetti  molto salazariani del nuovo potere.
Non per caso Nanni Moretti , sul palco insieme ai dirigenti del Pds a Piazza Navona,  doveva dire, esasperato: “Con questi non vinceremo mai!”
Antonio prese a collaborare nel 2001 sull’Unità, diretta da Furio Colombo e da Antonio Padellaro .L’anno seguente Flores organizzava la grande manifestazione al Palavobis a Milano. Cominciavano già i Girotondi in difesa della Costituzione,  e Tabucchi sull’Unità criticava  perfino Ciampi per aver firmato nel 2003 il Lodo Schifani.
“A quell’epoca-scrive Colombo sul Fatto Quotidiano- tutti si sdraiavano (giornalisti, anchor-men ecc.),  saltando i fatti o accettandoli come normali, riconoscendo ad Antonio “di non aver mai avuto per 17 anni un solo momento di esitazione a chiamare le cose col nome giusto” accumulando per questo citazioni, querele, cause civili, per milioni di euro”
I suoi articoli erano veramente pezzi di dinamite- dice anche Antonio Padellaro.
”La sua indomabile libertà è stata per molti di noi meravigliosamente contagiosa”.
Anche Marco Travaglio ricorda con quanta gioia aveva salutato la nascita del Fatto, nel 2009,  un giornale dove avrebbe potuto  scrivere  finalmente, anche in  Italia,  tutti gli articoli che Le Monde e il Pais facevano a gara per avere.
“Aveva osato chiedere  a Schifani di dar conto delle sue frequentazioni  con i mafiosi. difendendo un giornalista di Rai 3 che aveva fatto un servizio sull’argomento, e che era stato linciato anche da “Repubblica”- dice Marco Travaglio. Non apprezzava che anche Napolitano firmasse le leggi berlusconiane ad personam, che poi, per fortuna,  la Consulta, facendo il suo mestiere,  doveva dichiarare anti-costituzionali.
“ Tabucchi, come Pereira: in esilio?- si chiede Faenza
All’estero, si,  perché amareggiato dalla refrattarietà  di molti  ad usare le parole giuste al momento giusto.
La sua filosofia era molto semplice, ed io la condividevo pienamente. L’aveva enunciata   in un intervista a “Le Monde”, nel 1997:
 “Il Papa ha diritto di affermare l’esistenza di Dio: io ho il diritto di dubitarne”
Un uomo politico ha il diritto di affermare che viviamo nel migliore dei mondi possibili: io ho il diritto di metterlo in dubbio”.”Plus on doute, mieux on se porte! “
Con quel romanzo, “Sostiene Pereira”,  parlando del passato Tabucchi presagiva un futuro fosco e malsano”.-dice  il regista.  Proprio così  lo avevo percepito anche io. Il suo personaggio era divenuto un porta-bandiera della nuova resistenza a Berlusconi.
Antonio non amava gli indifferenti: per questo me lo aveva dedicato “ con molta simpatia”,  e quando gli mandai a Siena, dove ancora insegnava letteratura portoghese all’Università,  il manoscritto della mia autobiografia “Memorie di un’eretica,” mi rispose con una lettera molto gentile, che ancora conservo : lo aveva molto apprezzato, soprattutto per i capitoli relativi ai vari soggiorni nell’Urss e negli Stati Uniti, al tempo della crisi di Cuba, e dei diritti civili ancora  negati.“.  Aveva capito che non ero indifferente al fascismo: nero o rosso che fosse. Ne scrisse a Carlo Feltrinelli, sollecitando una lettura, che invece non ci fu, o almeno, se ci fu,  non fu quella giusta.
Grazie Antonio, per avermi fatto conoscere Pessoa, con la sua esistenziale Intranquillità, per aver  scritto dei libri essenziali, dei  veri viaggi, ancora ineludibili,  per capire uomini  società, e linguaggi   diversi: per aver amato il nostro paese, e  per aver sofferto, come ancora  oggi soffriamo noi,  che lo vorremmo molto più libero, più legale, coraggioso  e soprattutto più  giusto.
Nell’Europa più giusta di domani.

giovedì 22 marzo 2012

Bugie, gaffes, lacrime, e mezze paccate

Vogliamo contare le bugie del Governo e dei giornali?
1)  La riforma del mercato del lavoro ce l’hanno  chiesta l’Europa e la lettera della BCE, firmata da Trichet e Draghi.
Davvero?
 L’abolizione dell’art. 18 era nel programma del Governo Berlusconi fin dal  2002, ma non  riuscì per la decisa  rivolta sindacale e le manifestazioni imponenti in piazza. Berlusconi ha  allora chiesto una lettera autorevole all’esterno del paese, che  gli consentisse di farlo.
Il mantra di tutto è quindi ora, anche per il governo Monti : ce lo ha chiesto l’Europa.

2)                In Europa nessun paese ha l’articolo 18? E’ vero, ma se la Germania  non ha questa normativa, non è vero che  per le imprese tedesche  esista  la totale  libertà di licenziare.

 Quando anni fa il Paese ha attraversato una crisi economica grave,  la Cancelliera Merkel  si è valsa di altre efficaci strumentazioni :  ha convinto le principale imprese manifatturiere a mantenere a  part-time e a mezzo stipendio  gli operai più anziani che voleva licenziare, e lo stato avrebbe pagato al lavoratore l’altra metà : obiettivo valorizzare le professionalità  e l’esperienza del personale in servizio per istruire i nuovi giovani assunti e limitare al massimo la disoccupazione.
Le aziende, hanno potuto così utilizzare quelle risorse destinate ai salari  per investire e innovare gli impianti obsoleti.
Quindi è anche per questa ragione che  oggi la Volkswagen risulta globalmente  più competitiva, in Europa e nel mondo.
 Il salario di un operaio si eleva a 2500 euro, arrivando fino a 3000 con i premi di produttività.
3) Monti ha lodato la riforma Ferrero definendola equilibrata e strutturale,
Davvero è così?
 E’ stata assicurata la flessibilità in uscita, non eliminando il “totem”, come voleva inizialmente madame Fornero, ma  “ristrutturando  l’art.18 , nel senso  di liberare da lacci e laccioli il licenziamento per motivi organizzativo-economici , grazie a cui  l’impresa, pagando un indennizzo al lavoratore per una somma tra le 15 e un  massimo di 27 mensilità, non avrà  più  l’obbligo di reintegro. 
Quindi  Marchionne si è immediatamente affrettato a ricordare che il mercato dell’auto in Europa presenta problemi, e di conseguenza  questo richiederà alla Fiat ristrutturazioni delle maestranze, incidendo  sull’occupazione.
Appare  quindi  chiaro che, grazie alla linea Monti,  la Fiat non chiuderà Mirafiori come aveva l’intenzione di fare, rimarrà in Italia, ma metterà molto personale in cassa integrazione.(e dovranno vivere a 800 euro al mese e non a 1300)
Cercasì  disperatamente  equilibrio ed equità nella politica  del governo.

4)     “Siamo tutti nella stessa barca! –aveva detto Veltroni, contrario al principio della lotta di classe… Ma questo non è vero nel nostro paese., dove proprietà e amministratore delegato non stanno  proprio a sentire i sindacati, ai quali impongono le loro decisioni: prendere o lasciare, stile Pomigliano, quali che siano le idee che mettono sul piatto.  
 Invece   stare sulla stessa barca è vero in Germania, dove grazie alla co-gestione, gli operai siedono nei CDA della Volkswagen, decidendo insieme all’A.D l’orario di lavoro,  l’ entità dei salari, dei premi di produttività, l’ammontare degli investimenti per innovare gli impianti obsoleti, e la ricerca per nuovi motori. Risultato : tutti, imprenditori e personale  sono interessati a che l’impresa conquisti in Europa e nel mondo quote di mercato,  e  una maggiore competitività.
 (Ricordiamo che la stessa Fornero in una lettera al Corriere della Sera aveva sostenuto che per un’impresa valersi del .basso costo del lavoro ( in Italia  il salario medio è 1300euro),  a scapito degli investimenti per innovare impianti obsoleti, non è il modo migliore per essere competitivi sul mercato).
Almeno questa l’aveva  azzeccata!
Quindi se la Fiat ha visto diminuire gli ordini in Italia e in Europa  è  per colpa dell’ assenza di progetto  industriale.
(Mancano all’appello 20 miliardi di investimenti promessi,  e non certo per colpa   dell’art.18 che impediva di licenziare vecchi per assumere giovani.

4) Ammortizzatori sociali

Se in Europa esiste da molti anni  la norma del reddito minimo garantito (In Francia si eleva a 1300 euro mensili, con l’obbligo per il lavoratore di cercare e accettare un altro lavoro,  in luogo del posto perduto), adottando l’Aspi (una forma di assicurazione) il ministro Fornero assicura un salario minimo ai disoccupati e  ai precari  in scadenza di contratto   un salario di 1100 euro, ma solo per 1 anno.
(Si ricorda che questo diritto universale nella proposta del giuslavorista Ichinno  doveva durare 4 anni, come negli altri paesi europei.)In tempi di crisi un anno è davvero poco.
Vengono però ora  mantenute la cassa integrazione in deroga e quella a durata biennale, che il Ministro Fornero voleva in un primo tempo sopprimere.
Utili quindi la mediazione e i lunghi negoziati sindacali, a fronte di un Ministro molto più rigido.

5) Flessibilità in entrata:

L’obiettivo è di limitare il numero dei contratti attualmente in vigore  a tempo determinato, che alle imprese costeranno molto di più,  ( in nessun altro paese europeo esiste una simile anomalia:  In Italia ce ne sono  in tutto 44!)
 I contratti    costeranno di meno  se l’impresa assumerà  a tempo indeterminato. (Un’idea positiva di Damiano, ex sindacalista e poi ministro del lavoro nel governo Prodi)
Il problema  è che alcuni contratti a tempo determinato  sono stati mantenuti, e non completamente eliminati, come  invece auspicava Tito Boeri, E questo comporterà problemi burocratici..almeno è quello che dice Confindustria.
 Cattiva flessibilità:  saranno aboliti  i  finti contratti a partita Iva, che mascherano  da lavoratori autonomi quelli  che invece sono, a tutti gli effetti, lavoratori subordinati e  dipendenti.  Finora  erano stati adottati perché molto più convenienti per il datore di lavoro.
 (Si discuterà fino a giovedì, perché Emma Marcegaglia non è soddisfatta delle soluzioni previste dalla Riforma per la flessibilità in entrata. 
Del suo stesso parere è Rete imprese Italia, che le  trova  troppo penalizzanti per le imprese  medio-piccole, già fin troppo gravate di tasse)

6)  Resta ancora  intatto il problema dei 350.000 lavoratori (dai 52 ai 58 anni), che, prima  della riforma delle pensioni, si erano messi in mobilità, con la prospettiva di andare  a riposo, e che ora, dopo la riforma del 2011, sono rimasti privi del lavoro e del trattamento di quiescenza.
Per compensarli di quanto hanno perduto ci vorrebbero ingenti risorse, che al momento il governo non ha.
Questa lacuna indica che l’equilibrio della riforma non c’è, e non dipende dai sindacati, ma dal Governo
Conclusione:
     Teodorico di Verona,
        dove vai con tanta fretta?
I tempi sono da rispettare, dicono Premier e  madame Fornero.
a) perché lui deve partire in Asia
b) perché il testo deve essere presentato al Parlamento “sovrano” che dovrebbe discuterne.
Ma  i tempi – ha detto Madame Fornero- non possono essere infiniti, se no lo spread potrebbe tornare ad aumentare, e l’Italia potrebbe perdere di credibilità”. Già stasera è tornato a 304 punti.
E il Pd si è spaccato a metà sull’argomento riforma  : Damiano, Fassina e lo stesso Bersani contano sul dibattito parlamentare per emendare in meglio il testo, mentre Letta, Veltroni, Ichinno e Treu si dicono finora abbastanza soddisfatti, e puntando sull’intervento del Capo dello Stato, (che invece  molti hanno trovato francamente eccessivo,) vorrebbero appoggiare il Governo, malgrado  la non- intesa raggiunta con la CGIL.
La più combattiva si è dimostrata Rosy Bindi: il Premier ha tradito l’impegno di accordo sull’art.18, perché non è stato adottato il modello tedesco, sul quale era d’accordo anche la CGIL.   
Domanda:  Il Governo  cosa presenterà in Parlamento ?  Un progetto di legge o un decreto sul quale verrà apposta la fiducia, la dodicesima,  da quando c’è Monti?
Hanno fretta,  i milanesi e i piemontesi  di concludere su questa riforma, con o senza l'intesa. "Corrono, corrono, corrono, e si corcano!" - diceva un napoletano per illustrare lo stile di vita al Nord.. )
Trattandosi  della sopravvivenza  delle persone in tempi di crisi, vorremmo,  come in Germania,  il rispetto e la valorizzazione del lavoro,  tanto  dei giovani che degli anziani, cosa di cui nel nostro paese si è persa l’abitudine, prima che succeda qualcosa di orrendo. 
Per questo stiamo con la CGIL e con la Fiom.
Non solo: direi al Ministro di dar  retta a Bonanni, che non è contento, come  del resto i suoi colleghi  Camusso e Angeletti,  per la situazione di chi è rimasto senza lavoro e senza pensione (sono 350.000!)
Personalmente non vorrei certo mandare al cimitero la Ministra, (anche se il suo cognome fa rima col luogo santo), perché  in tutta onestà bisogna  riconoscerle lo sforzo fatto, malgrado le gaffes, le bacchettate categoriche, le lacrime, e le paccate.
”Chiagne e fotte?”- si chiedono i lavoratori , sconcertati dalle sue prese di posizioni un po’ isteriche.
 Ma  vorrei  dirle:
-         Forza, Ferrero, se hai fretta e ti sei stufata delle notti insonni e delle discussioni a non finire,  tornatene a casa e riposati !
Ma  se  vuoi  migliorare strutturalmente la riforma, sull’art. 18 ripensaci…perché troppe aziende in periodo di crisi sarebbero tentate di avere mano libera e mandare a casa  soprattutto chi rompe le scatole. (cfr. la Fiat a Melfi, e il suo comportamento con i 3 lavoratori Fiom,  reintegrati dal tribunale, ma non ammessi in fabbrica!)
  Occorrono altre risorse, per far durare l’ASPI almeno 4 anni.(come si fa in Europa). Lo Stato non ne  ha  a  sufficienza per ammortizzatori sociali degni di questo nome?
Allora:  come trovarle?

III° La legge anticorruzione.

Mancano all’erario 60 miliardi di euro, perché non è mai stata convalidata la direttiva economica europea del 1999 la quale avrebbe comportato:
a) la severa ri- penalizzazione del falso in bilancio.(depenalizzato nel 2002), una via facile per evadere le tasse.
b) l’allungamento dei tempi di prescrizione nei processi
c) il traffico di influenza

Dato il fiorire di inchieste giudiziarie in tutta la penisola, la legge è diventata urgentissima, come hanno richiesto 100.000 cittadini sul sito web di Giulia Innocenzi, e in piazza, davanti al Parlamento.
 E occorrerebbe applicare al reato non solo  severe norme  detentive, che ora non ci sono,  ma anche, come si fa per i mafiosi,  la confisca dei beni acquisiti, del corruttore e del corrotto, per restituirli alla comunità.
Purtroppo come diceva Don Luigi Ciotti a Genova nella giornata dedicata alle vittime della mafia, la legge Alfano ha assegnato a una speciale authority, l’Agenzia per la confisca dei beni mobili ed immobili, il compito di seguire  il problema, sottraendolo al controllo dei giudici: risultato ci sono stati casi di restituzione delle ricchezze agli eredi dei boss… con tante scuse.
(Angelino : un vero Zelig, sempre in cerca del quid di approvazione).
Ma il governo ha preso una buona decisione: fare i funerali di stato al sindacalista Placido Rizzotto, un eroe, ammazzato dai Corleonesi nel 1948, perché spingeva i contadini a occupare le terre incolte:  sono stati ritrovati i suoi resti, in una scarpata , vicino a Corleone.  La CGIl,  guidata dal sindacalista  Paternostro,  si occupa della cooperativa creata dall’associazione Libera , per il ricupero e la destinazione sociale delle proprietà terriere appartenute alla Mafia.
E’ importante che la CGIL sia presente in questa opera di rivalutazione del coraggio civico manifestato tanti anni fa da Placido Rizzotto, e che militi insieme alla Associazione Libera. Per la dignità del lavoro, contro la criminalità organizzata.
Lo Stato deve oggi assolutamente ricuperare anche attraverso la confisca dei beni a corrotti e a corruttori  tutte quelle risorse utili al bene comune,  per meglio strutturare e perfezionare la legge sul lavoro,  soprattutto  nel capitolo speciale degli  ammortizzatori sociali, per tutelare chi ce li ha ed estenderli ai  giovani che ne sono  ancora sprovvisti.
 Inoltre dovrà  mettere in programma politiche  industriali per la crescita, per crearlo il lavoro, perché non c’è. Per questo occorre veramente andare in  fretta, per  il bene comune.
Se no con tutte le tasse e le misure recessive (come l’aumento della benzina e dell’Iva)  il Pil non aumenterà e  andremo in bancarotta, come sta  già accadendo, dopo la Grecia, anche  alla Spagna e al Portogallo.

mercoledì 14 marzo 2012

Corruzione, Rai e welfare

Le parole esistono ? E adoperiamole! - diceva il grande Eduardo…
E forse, il ministro Ricciardi,  è di quella scuola di pensiero, se, parlando col Guardasigilli Severino, fuori onda,  si è veramente indignato: “La politica è schifosa!”
 La signora,  sollecitata da Giulia Innocenzi sul suo sito web, dove sono state raccolte migliaia di firme, si preparava a discutere un nuovo progetto di legge anti - corruzione insieme al Pd  e all’Udc,  ma è  stata brutalmente bloccata dalle  pronte reazioni di Angelino Joly, Per timore che il governo potesse varare in proposito un dispositivo  giuridico, serio e radicale?
 Infatti il Pdl aveva  già fatto approvare in Senato una legge anti-corruzione, dopo i fattacci legati al terremoto dell’Aquila, una legge peraltro molto annacquata, lasciandola tuttavia  poi in salamoia alla Camera, per ben 2 anni.
Migliaia di firme erano apparse  dunque sul sito web di Giulia Innocenzi, dopo chela Corte dei Conti aveva detto: 
La corruzione costa all’erario 60 miliardi di euro. Il riciclaggio di denaro illegale e la sua conversione in  quello legale inquina l’economia pulita e crea danni.- ha detto ieri  anche Roberto Saviano nel Forum di Libertà e Giustizia, a Milano.
Ma di questo fatto economico, pur rilevantissimo, secondo Angelino non  era  il caso di parlare. Alla disperata ricerca del quid, lo ha trovato dicendo:
“Il Governo deve affrontare  solo  problemi emergenziali : ora che lo spread è diminuito, bisogna parlare di quale welfare sia oggi possibile, nel quadro di una  riforma  del mercato del lavoro.”Lo slogan è dunque: lavoro, lavoro, lavoro”.
Una vera scoperta dell’acqua calda…
Ognuno cerca il  suo quid come può…Angelino pure.
“Andrò al prossimo vertice con Casini e Bersani ,  ma l’agenda del governo dovrà mettere all’ultimo posto la Giustizia e la Rai. Chi ne vuole parlare ne parli. Io no.”
“ Ma la Rai rischia di finire come l’Alitalia: è un’azienda decotta. Ci sono 6000 persone che non pagano il canone”. Non sarebbe il caso di far vincere la meritocrazia, e non la vicinanza a questo o a quel partito politico?
 Il Presidente Monti ha promesso attenzione al partito che ha la maggioranza in Parlamento :  per quanto riguarda le telecomunicazioni si atterrà  dunque alla legge Gasparri.
Ma le frequenze non possono essere regalate! Si devono vendere- ha detto Passera. Una situazione veramente difficile per il Governo Monti, che di qui al 2013 deve affermare la sua linea politica,, e navigare tra gli scogli. Altrimenti lo spread potrebbe anche risalire, e, buonanotte ai suonatori che hanno inserito nella Costituzione il pareggio di bilancio (“Una camicia di forza”,- secondo 5 Nobel dell’economia.)

 Storia e cronistoria dello Stato sociale:

Nato nel ’45 dopo la guerra,  il welfare si prometteva di tutelare l’individuo “dalla culla alla tomba”,- disse Churchill… Lo aveva voluto un conservatore liberale inglese, Beveridge, ma venne giuridicamente realizzato   solo dal successivo governo  laburista, guidato da  Attlee.
Ecco invece ciò che ne  pensa  oggi il drago della BCE, l’ altro super Mario:
"Lo Stato sociale è morto" perché perde senso se non copre tutti i cittadini e se il lavoro resta duale: da una parte i giovani costretti alla flessibilità, dall'altra i protetti con salari basati sull'anzianità e non sulla produttività.”
 Ecco:  per Draghi non si tratta di rivederlo, di ristrutturarlo.  Gli anziani vadano  pure al diavolo e  il welfare? Buon viaggio     all’altro mondo.
                           ***
Negli Stati Uniti, al tempo di Bush , il welfare era compassionevole: lo stato pagava,si, ma solo per i poveri. I medi e i ricchi avevano l’assicurazione sanitaria, quando avevano bisogno di cure e di  ospedali. Con la crisi economica del 2007-08  negli Usa le cose erano drammaticamente  cambiate: se la gente perdeva il lavoro, non poteva più avere  l’assicurazione privata per la malattia, e perdeva anche la casa,  per la quale stava pagando il mutuo. Il mercato,  con le speculazioni finanziarie, lasciava tutti  gli americani in mutande.
 Fu così che Obama cominciò a guardare al welfare europeo, basato sui diritti,e fece  su questo  tema  tutta la campagna elettorale, attirando molti giovani, salvo perdere qualche punto dopo le elezioni di mid-term, quando vinsero i repubblicani, ferocemente contrari alle sue  soluzioni “socialiste”.

                                      ***
3) Dove va oggi l’Europa?

La crisi è arrivata anche da noi, e abbiamo visto che il Mercato, tanto celebrato dai liberisti, non solo non ha risolto i problemi ma  anzi, li  ha aggravati. Quindi è apparsa chiara la necessità di far funzionare una nuova triade: Mercato, Lavoro, Stato: sarà  llo Stato che  dovrà  fornire diritti  e tutele a chi finora non li ha avuti,estendendo a tutti gli ammortizzatori sociali, (flessibilità in entrata), salvo accordare alle imprese quella flessibilità in uscita, la possibilità di licenziare quei lavoratori in esubero, per motivi economici),  magari assicurando loro un risarcimento.
Finora per questa riforma  il governo ha trovato 2 miliardi ma  forse  basteranno solo per il 2012,  Ma  per quanto tempo durerà la crisi?  E soprattutto le imprese saranno in grado di risarcire i licenziati? Infatti il progetto del governo  è di eliminare la cassa integrazione straordinaria, a durata biennale, (un welfare veramente al minimo che ha ridotto  un  salario di 1300 euro a 800.)  ma, in tempi duri era pur qualche cosa di necessario.
Una riforma alla tedesca? Non proprio.
Infatti in Germania  negli anni scorsi lo Stato ha chiesto alle imprese di mantenere a mezzo tempo e a mezza paga  gli operai di età superiore ai 55 anni, di non mandarli via, pagando lui il resto del salario, per consentire  loro una vita possibile.
 La Germania era in crisi, ma il governo, con queste misure,
consentiva tra l’altro  al   personale in servizio  di trasmettere i risultati della propria esperienza alle nuove leve giovanili: in tal modo le imprese hanno potuto avvantaggiarsi  della loro  collaborazione, investire in ricerca e innovazione, e conquistare nuove quote di mercato globale, assicurando  al paese un  considerevole incremento del Pil.
Qui la triade ha funzionato perfettamente. Il paese è cresciuto , la disoccupazione è al 6%, e i salari sono a 2500 euro al mese.
.
4) E’ possibile la crescita  in Italia?
 Lo Stato non ha finora fatto il necessario, e siamo un fanalino di coda in Europa. Ma  è possibile  se le imprese investono in ricerca e innovazione .
 E’ il caso della Saint-Gobain, vecchia industria del vetro francese, insediata a Pisa, che per il biennio 2011-2013 ha investito 190 milioni di euro,  per fare un salto di qualità nella produzione di nuovi macchinari .
Obiettivo:  costruire lastre di vetro, con nuove caratteristiche termiche, basso-emissive. Non dissipano calore in inverno,  proteggono dal caldo in estate, ( e lasciano  alle fabbriche in Algeria e in Turchia la costruzione delle lastre ordinarie).
A Pisa hanno licenziato solo 40 operai in servizio,(1%) , utilizzando gli ammortizzatori sociali, senza toccare l’articolo 18, ma assumendone 140, addestrandoli ai nuovi macchinari.

b) Un’altra soluzione potrebbe essere la riconversione industriale, con l’aiuto delle istituzioni politiche.

 E’ il caso dell’Ex-Elettrolux, fabbrica di elettrodomestici,  in provincia di Firenze  che nel 2009 aveva chiuso, lasciando in cassa integrazione a 800 euro al mese 343 operai.
 Per volontà dell’assessore regionale toscano all’industria si decise di aprire un’asta per convertire l’azienda in energie rinnovabili: costo complessivo dell’operazione 21 milioni di euro.
All’asta parteciparono Energia futura, poi Green Power, senza nessun risultato, e infine una cordata di vari soci, ciascuno con una quota per rilevare l’impresa.
 Il MPS era la Banca sponsor del progetto, ma in febbraio uno dei soci mancava del denaro necessario per la sua quota,  e l’asta venne dichiarata chiusa dal giudice fallimentare.
Quindi  lunedì 12 marzo  il MPS  avrebbe dovuto  decidere se accordare il credito necessario per rilanciare il progetto

Tre  osservazioni :
a) In Italia l’energia costa troppo,  3 volte quello che costa in Francia o in Germania, e questo è uno dei motivi per i quali gli stranieri non trovano tanto conveniente  venire ad investire. Ecco perché è indispensabile incentivare le rinnovabili, specialmente l’industria fotovoltaica, che in Germania ha creato 450.000 posti di lavoro.
 Purtroppo il Governo Monti nel decreto liberalizzazioni non ha incluso questa possibilità  con l’articolo 65, malgrado l’incremento pazzesco  dei prezzi del petrolio  stia mettendo il paese in ginocchio (ormai la benzina è a 2 euro al litro, e i forconi ed altri annunciano la rivoluzione…)

                                 
b) Banche, Spread, e credito alle p.e m.imprese

Sappiamo  che  tutte le banche europee  hanno ricevuto dal Super Drago migliaia di miliardi di euro, al tasso dell’1% per 3 anni.
 Grazie a questa fantastica erogazione  lo Spread fra BTP decennali italiani e Bund tedeschi è diminuito, calando oggi a 304, il livello prima della crisi. Infatti con quei soldi  della BCE all1%  le Banche italiane, (e non solo) hanno immediatamente acquistato i nostri BTP  decennali, facendo un affare megagalattico, perché rendevano il 7%. 
Ma questo è avvenuto a detrimento delle piccole e medie imprese, che sono finora rimaste a bocca asciutta, come del resto le famiglie. E lo spread potrebbe  sempre risalire, soprattutto se i partiti che sostengono il governo si mettono in conflitto sulla sua agenda, la crescita  potrebbe restare bloccata, e il pareggio di bilancio restare un sogno.

c) Misure del governo:
Finora  secondo un articolo nel decreto liberalizzazioni le banche dovrebbero  dare la gratuità dei  conti correnti  ai redditi inferiori ai 1500 euro al mese. Per compassione?  Dopo gli aumenti della benzina e dopo che l’inflazione è cresciuta al 4%,  forse si.  Le lobbyes hanno tuttavia cercato di ribellarsi ricorrendo a Gasparri, che però  si è rifiutato di appoggiarle, per decenza.

Non resta quindi che separarle : quelle che gestiscono  il credito ordinario e quelle che dovrebbero invece  investire, rischiando i loro capitali, per sostenere crescita e sviluppo,  aiutando lo Stato a diminuire le tasse dal 23% al 20%, per i redditi medi.  Obiettivo: stimolare la domanda interni perché i consumi tendono a diminuire, e rilanciare la produttività
 Cosa accadrà in futuro?
Se la crisi continuerà, la crescita sarà molto difficile, la tassazione dovrà restare elevata, senza che lo Stato, in cambio, possa assicurare, come fanno i paesi scandinavi, servizi adeguati  (cure sanitarie, scuola, ricerca, università, e trasporti).
Welfare sul binario morto?  Sarebbe un  guaio imitare gli Stati Uniti ? No,  lo stato sociale sarebbe assicurato solo per i redditi medio-bassi. Gli altri possono pagare.
E’ quello che vorrebbe proporre oggi in Italia  anche Veronesi, ex ministro del governo Prodi, a differenza di Ignazio Marino.


5) Infrastrutture e trasporti.

 A Piazza S. Giovanni in molti abbiamo  chiesto una moratoria per la Tav, perché riteniamo che una pausa di riflessione possa essere più utile di una linea decisionista, volta a soddisfare  grandi interessi  privati a detrimento di altri collettivi, compresi quelli della comunità di Val di Susa.
(cfr Alta velocità: voracità prioritaria?)
La nostra rete ferroviaria  regionale fa  veramente schifo,
(quasi quanto la cattiva politica!),  come abbiamo visto in occasione delle nevicate. E’ un calvario per i pendolari, ma non è utile nemmeno ai turisti, che sono una bella  fonte di reddito per il paese. Oh! Susanna! Che racconti? Ha ragione Landini.
Con investimenti mirati alla  modernizzazione della rete, si creerebbero posti di lavoro su tutto il territorio nazionale,
forse più che con la Tav, e senza buchi pericolosi nelle  montagne, con  una vita quotidiana migliore per  tutti gli utenti.

Conclusione generale:

Lavoro sempre ascoltando musica: e in questi giorni ho risentito la famosa sonata  per pianoforte, op. 111, scritta nel 1820 da  Beethoven, che  aveva realizzato il suo stato grave di sordità, “il cerchio di isolamento progressivo”, in cui era venuto a trovarsi.
Ho ripercorso  le belle pagine del Doktor Faustus di Thomas Mann, (scritto fra il 1943- e il ’47, dopo le macerie della guerra,  pubblicato nel 1949).
“Perché Beethoven non  aveva  scritto il terzo tempo della famosa sonata?
Volevo  ritrovare una frase che mi era parsa  essenziale.
“ Un accordo, quando è dissonante, dà spazio ad altre voci, e assicura un oggettività polifonica”.
E’ quello che Beethoven aveva  realizzato nel Maestoso del primo tempo, quando, attraverso quegli accordi drammaticamente dissonanti, aveva  espresso  tutta la sua tragedia di esiliato interno, rinunciando per questo a scrivere  il terzo tempo conclusivo, formula rituale in tutte le  altre opere della maturità.
Aveva già detto tutto nel drammatico  maestoso, primo tempo.
 A parlare nel Doktor Faustus  è un personaggio, il musicologo Kretzschmar, (che incarna un amico dello scrittore, il teorico Théodor Adorno, anche lui in esilio in California, per sfuggire al nazismo e alla guerra, come Mann e Schomberg.)
Fuori di metafora per il nostro tempo: :
Solo accettando le dissonanze non violente nel  nostro paese e la polifonia delle aspirazioni collettive, il nostro governo potrà evitare la tragedia della sordità liberista,  e il suo progressivo ’isolamento nel palazzo, per  scrivere, prima del 2013,  l’indispensabile  terzo tempo  del suo progetto:
a)               una crescita armonica   innovativa,  eco-sostenibile, col ritorno della gente al lavoro, soprattutto i giovani, con salari migliori, e inflazione a tasso zero
     b )  il pareggio di bilancio ( malgrado sia stato un grosso 
            errore inscriverlo nella Costituzione)
c)   un Allegro finale:

1)  Una legge anti-corruzione, stringente, con la confisca 
     dei beni e pene molto più severe di quelle attuali.
      Un modo di fare dopo tanti anni quello che l’Europa ci 
      ha chiesto nel 1999, per ricuperare 60 miliardi sottratti.
     (Oggi è  una necessità di giustizia economica, dopo 
      tante richieste ai pensionandi e ai pensionati).
      2) una legge sulla Rai che metta fine al conflitto di interessi,  
          che ha mescolato capitalismo e democrazia , e veda
          premiate nella dirigenza soprattutto competenze
           coraggio, nel dire verità anche scomode per il potere.
       
  Dulcis in fundo:  Una nuova legge elettorale, che veda candidati eletti e non nominati dai partiti, senza premi di maggioranza. Ne sarà capace il Parlamento?

Dopo il 2013 il Presidente, oltreché tornare alla Bocconi, potrebbe candidarsi per le elezioni Europee.
Noi vorremmo  un ‘Europa  dove equità torni a rimare con giustizia e libertà, in  un altro modello di sviluppo, in cui  l’energia torni a splendere col sole dei diritti:  economici,  sociali, civili , per una vera qualità della vita.