martedì 4 febbraio 2014

Ricordo di Leone Ginsburg

 - La guerra continua! - aveva detto  Badoglio alla radio. Tutti erano rimasti di sasso !

- Ma come? Che sta dicendo?  -

L'armistizio era  già nell'aria. Ma l'Otto settembre  il maresciallo aveva proclamato la marcia reale all'indietro!...Dai giardinetti di Piazza del Fante, su per via Monte Zebio, un gran correre di  gente:  i tedeschi erano appena  entrati  a Roma con i carri armati. Badoglio e  il re erano  scappati  al Sud.  Roma era stata proclamata "città aperta".

Fine dei bombardamenti americani, su richiesta del Vaticano. Fine, ahimé, dei nostri giochi in cantina. Fine del sogno  per il paese. Roma, nuovo lagher, città aperta alla persecuzione e alla tortura.

Nel caos dilagante gli antifascisti mandati al confino, ora in libertà, avevano cominciato già ad affluire  nella capitale, e dopo un primo smarrimento, si andavano via via riorganizzando.

Il 4 novembre era S.Carlo, il tuo onomastico.

Lucia  ti aveva festeggiato gastronomicamente, nella migliore tradizione: con la più bella tovaglia, le porcellane  Ginori, l'argenteria, doni di nozze:  un pranzo buonissimo, con il mitico pan di Spagna glassato al naspro.

C'era un ospite d'onore: Leone Ginzburg, reduce da Pizzoli, dove i fascisti lo avevano relegato. Commosso e ammirato, complimentava Lucia:"Che bello!"

Anche tu, babbo, eri felice: finalmente "Giustizia e libertà", li, a tavola con noi!...

La sera seguente, nella  stessa stanza, intorno allo stesso tavolo, cominciavano ad affluire i cospiratori.

Ero dietro la porta, e morivo dalla voglia di entrare, ascoltare e  capire quello che stava succedendo. Sapevo che erano cose importanti. Non avevo mai visto tanta gente a casa .

Si trattava di  una riunione redazionale de"l'Italia libera", come seppi molto più tardi: gli uomini del Partito d'Azione erano al lavoro e disegnavano le strategie della lotta clandestina,  preparando il Congresso a Firenze.

Ricordo Manlio Rossidoria, Mario Vinciguerra, che era venuto con uno splendido regalo per Sergio: un mirabile incrociatore di carta.

Leone  era venuto ad abitare da noi.  Mi aveva chiesto se ero d'accordo ad ospitarlo nella mia stanzetta.

-          Era difficile trovare casa in quei tempi  -  mi avevate  laconicamente spiegato.

 La moglie Natalia, era ancora a Pizzoli,  in Abbruzzo, con i suoi tre bambini.

Al loro arrivo Leone sarebbe tornato a casa .

Non vedevo l'ora di conoscerli quei bambini. Adoravo Leone, con i suoi grandi occhi  di velluto, dietro i grossi  occhiali  cerchiati di tartaruga. Era mite e gentile.

-          Somigliano ai carbonari ,- avevo detto a Lucia, al termine della prima misteriosa riunione.

Alla scuola Pistelli, in terza elementare, studiavo le avventure di Silvio Pellico e di Maroncelli. "Le mie prigioni”. Si trattava  del seguito?

Il racconto  storico della mia  maestra, Irma Nicoletti, anche lei silenziosamente antifascista, era cassandrico.

- Ma esisteva ancora lo Spielberg? -  chiedevo a  Lucia

Ma no !.. - rispondeva, rassicurante.

Leone, per ringraziarmi  della  stanza, mi aveva regalato un libro di Walt Disney, "Topolino.". Lo avevo divorato, assolutamente incantata, anche se già abituata ad altri racconti, ben diversi. "La leggenda aurea degli Dei e degli Eroi.", nella collezione Utet, narrata da Mary Tibaldi Chiesa.

Come resistere in tempi difficili alla bellezza del mito di Venere, nata  dalla spuma del mare? Pensavo a Maiori, luogo  di felicità . E con un pezzo di tenda leggera simulavo la sua danza  sulle  onde !...

                                                                     ***

- Che faccia strana -  commentavano le mie amiche del cortile quando uscivate insieme, tu e Leone.

Ed io, fierissima, (e tragicamente ignara  della inopportunità delle  mie parole ):

-  E un ebreo russo, e conosce sette lingue! Mentre tu sai solo il  dialetto romano.

- Non lo sai che gli ebrei hanno ammazzato Gesù ? E poi puzzano d'oca!...

Io e quelle del cortile. Un microcosmo, un campione statistico  della Roma papalina e fascista  di quegli anni.  Noi, i diversi.

La sera del sabato  Mimì e la famiglia andavano all'Opera. Mi descrivevano i costumi dell'Aida, con tutti i dettagli !...E il magnifico lampadario, ora tutto impagliato, per via dei bombardamenti.

-          Si, ci andrai anche tu, a guerra finita!...Promesso - diceva Lucia.

E zio Amedeo, venuto a stare con noi, perché sulla strada per Avellino aveva trovato la ferrovia interrotta, ci intratteneva la sera, cantando con voce tenorile :

"E lucean le stelle ! Cavaradossi  era già in linea con  la contemporaneità.

Una  sera  Lucia trovo'   un   biglietto  delle mie compagne di giochi sotto la porta :

 -  Se domani non ci regali Gigliola, (la mia  bambola bionda, scura di pelle, con occhi celesti), ti denunciamo:  non si possono tenere in casa gli ebrei russi. -

Il 22 novembre, sebbene avvertiti da un poliziotto antifascista, tu e Leone Ginzburg, (che nel frattempo aveva cambiato precipitosamente domicilio,) foste arrestati, con tutta la staff, nella tipografia dell'Italia libera .

- Che volevate fare, il Giornale d' Italia? - aveva detto ironicamente il Commissario Rotundano, sfogliando le quattro paginette del foglio clandestino,  mentre interrogava i congiurati.

 - Ho paura di aver paura  -  ti aveva detto Leone. E tu lo avevi accompagnato, con la morte nel cuore, sicuro che fosse   una colossale imprudenza. Ma non avevi voluto lasciarlo solo. Molti anni dopo commentavi, ancora profondamente amareggiato per la sua morte in carcere,

-  Romanticismo risorgimentale.. - Un comunista non lo avrebbe mai fatto. 

Conclusione


ll Mondo in prigione aveva un ritmo sfrenato, spesso anche allegro, -  diceva  Carlo...Ma non era sempre cosi. Per Leone l'interrogatorio fu durissimo.

Il 5 febbraio non resse alle botte: il  suo cuore saltò per sempre...

Un russo, ebreo, militante del movimento "Giustizia e libertà" fin dalla prima ora. Intollerabile!..  I suoi occhiali di tartaruga, ancora insanguinati,  li restituirono alla sua zia di Torino, Segré.

Natalia, sua moglie era  appena tornata dal   confino e abitava in via XXI aprile.  Riscaldando le lenzuola gelide del nostro lettino, con l'aiuto della famosa stufa elettrica, tu, mamma,  piangevi, affranta.

Topolino di Walt Disney era sul comodino, accanto a me. Il suo regalo. Ogni sera lo leggevo e rileggevo, prima di addormentarmi. Quella sera non fu possibile: ero commossa....e non vedevo più.

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