venerdì 12 settembre 2014

Ricordo di Jacqueline Risset

Jacqueline Risset
La sua scomparsa: surgie de nulle part…

Un’amicizia, la nostra che aveva 50 anni. Era venuta a casa nostra, presentata da Baratto, suo professore all’Ecole normale superieure, rue d’Ulm.
 Mio padre l’avrebbe aiutata con le sue conoscenze all’Università, e questo lei  non l’aveva dimenticato. Gliene era ancora molto grata.
Veniva a casa nostra per le serate musicali, e ci cantava le canzoni dell’Opera da 3 soldi di Brecht, o recitava  con molta grazia brani della Fedra di Racine…
In viaggio sul treno per Parigi, dove io   andavo per prepararare la mia tesi di laurea, Jacqueline fece un analisi dell’ultimo romanzo di Butor, uno scrittore della nouvelle vague, idolo della stampa parigina,   mettendolo definitivamente  k.o.
Le avevo presentato i miei amici, che si innamorarono di lei, come Corrado Augias.  Essendo orientata diversamente, si preoccupava che non soffrissero troppo: non dava loro illusioni.
 Ci saremmo incontrate spesso per ragioni professionali : a Roma eravamo a cena a casa sua con una coppia di giovani editori di Aix En Provence, Alinea, e alla fine eravamo andati tutti a S.Agnese, per un concerto di canto gregoriano: tutti commossi per la bellezza della musica e del magnifico mosaico tutto d’oro duecentesco  nell’abside della Chiesa.

C’eravamo poi incontrati alla Cité du Livre, a Aix en Provence, invitati dall’Institut de l’image per un convegno organizzato dal suo compagno Umberto, professore di lettere classiche,  sul cinema di “Pasolini e l’antichità”.
 I migliori tra i suoi bellissimi films.
L’avevo poi invitata a parlare dei romanzi recenti usciti in Italia: un intervento molto applaudito dai professori  presenti in sala. “ Hai un  pubblico magnifico,  Mara”, mi aveva detto.
 Quando nell’84 la casa editrice La Terza aveva pubblicato la traduzione che mio padre aveva fatto de “ Les fleurs du mal” di Baudelaire era stata lei a presentarlo  a Villa Medici, dicendo che solo un poeta poteva riuscirci, con quella finezza.( E infatti vennero poi pubblicati anche i suoi versi,,,)
 Dopo la scomparsa  di mio padre avevo organizzato un convegno in sua memoria al Campidoglio,  e l’avevo invitata a parlare di tutte le sue traduzioni, quella di V. Hugo, del “Tartufo” di Molière e di tutti i poeti che avevano scritto versi sul Cigno… Un intervento brillantissimo, il suo.  Ed era venuta così bella ed elegante quel giorno, che nulla avrebbe fatto supporre la sua scomparsa pochi anni dopo…
Professore di letteratura francese alla Sapienza,  era autrice di un volume “ Dante scrittore”, e aveva  tradotto tutta la Divina Commedia, rendendo piano e accessibile quel testo che in italiano aveva bisogno di molti commenti. Solo un poeta poteva farlo così.
Ho riletto i suoi versi “ Sept passages de la vie d’une femme”( Flammarion, 1967): versi criptici… J. era membro del comitato di redazione di Tel Quel,  una rivista di avanguardia, diretta da Philippe Sollers.
 Ma una cosa aveva detto molto chiara.

”Il faut qu’il y ait coupure pour qu’il y ait chant: musique amnésique: dècoupage par le hazard…L’insensé: explosion du déréglement”

Quando suo padre scomparve lei gli aveva dedicato questi versi:

“Sa mort éclaire donnait raison à l’idée d’ordre: lire, écrire, trasmettre…Père éthique dèvoré par l’éthique ::.
 Et dans mon coeur coule encore la douceur…

Ciao, Jacqueline: la tua fine inattesa ha sconvolto  molti di noil.

Bisogna che l’anima diventi di pietra,
bisogna di nuovo imparare a vivere