martedì 23 dicembre 2014

Rivolta e rivoluzione

Introduzione::

Tutte le piazze delle nostre città si sono riempite  di gente indignata il 12 dicembre, in occasione dello sciopero generale, indetto da Cgil, Fiom e Uil,  molto ben riuscito.
 Disoccupati, giovani precari, pensionati hanno risposto al Jobs act del governo , dichiarando la propria indignazione.
 Lavoro non ce n’è: Trovami un job!,  - diceva una vignetta di Altan.
La defezione alle urne in Emilia, la regione più politicizzata in Italia, è stata la prima risposta di  cittadini di sinistra  consapevoli e indignati per le   ruberie   di alcuni  dirigenti importanti del PD attualmente per questo  indagati .
Ma dopo  il processo ai fascio-mafiosi di Roma, aperto dal procuratore Pignatone,  il dissenso politico è cresciuto in modo esponenziale:
 Ci sono 120 appalti sospetti nell’area del sociale, assegnati senza gara pubblica:  d’accordo col Presidente dell’autorità anti-corruzione Raffaele Cantone,  Ignazio Marino, le ha segnalate  e ora un team di esperti li analizzerà. Già molto  prima che lo facesse  nelle telefonate intercettate dai Ros era indicato  dai criminali come il loro nemico numero!.
“Manca però ancora una legge anticorruzione  seria e adeguata, -secondo Cantone, per poter prevenire il fenomeno.

 3 milioni di disoccupati, pensionati che non possono vivere con 600 euro al mese, famiglie prive di alloggi sociali, persone che non ce la fanno a pagare le tasse e i mutui necessari per l’acquisto della prima casa, giovani precari senza futuro credibile,  dicono alto e forte il loro NO alla classe politica dirigente, incapace di affrontare e risolvere i loro problemi,  concentrata com’è  soprattutto sui propri interessi  personali. Vogliono soprattutto DURARE. La pubblica amministrazione non ha pagato i suoi debiti alle imprese che stanno chiudendo e non possono pagare i salari ai loro dipendenti.
Il No rischia di diventare una deriva pericolosa, senza la mediazione sindacale o di movimenti come gli stellati,  e rischia di  sfociare tranquillamente  a destra, con la Lega  di Salvini.  La rivolta non è certo un fenomeno solo italiano: è chiaramente europea.
 Da un lato lo spostamento a destra, non solo in Grecia ( Alba  Dorada),  in Francia, con Marine Le Pen: (la danno maggioritaria alle prossime presidenziali), in Germania,  con  il  nuovo partito nazionale capeggiato da Voigt,  e  perfino nei paesi scandinavi ,  mentre nell’Europa del Sud  gli indignati  in rivolta  sfociano in movimenti di sinistra,  Podemos,   in Spagna,  col loro leader  Pablo Iglesias Turrion,  Siriza in Grecia, con  Tsipras,  (I  sondaggi  lo danno molto alto  alle prossime elezioni in primavera).  Hanno idee chiare. Alle  ultime  elezioni europee hanno combattuto   con una lista  guidata da Tsipras,  che è riuscita ad affermarsi in Parlamento a Strasburgo, grazie a numerose adesioni. “Per L’altra Europa”.
 In  Italia la radicalità  si manifesta con Maurizio Landini della Fiom, il quale per ora non vuole passare in politica per completare i 3 anni che restano di permanenza al sindacato.
 Quindi la sinistra italiana  manca di leadership, data la svolta di Renzusconi  sulla  via neo-liberista, in un’operazione simile a quella di Blair in Gran Bretagna.
                                   
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 In questa situazione di rivolta generalizzata,  ho quindi avuto voglia di rileggere “ L’homme révolté “, un saggio filosofico di Albert Camus, pubblicato da Gallimard nel 1951.
 Mi sono ricordata che era il libro preferito di un amico russo, Nikita  K., conosciuto  nel 1964 a Mosca quando ero lettrice d’italiano all’Università.  Lo avevo incontrato in casa del musicista Andrej Volkonski,  in una serata di letture poetiche. Mi aveva portato li una collega che insegnava inglese all’Università .
Nel 1957 era stato organizzato a Mosca il Festival della gioventù, ed era stata la prima occasione di incontro fra ragazzi occidentali e  sovietici,  dopo 20 anni di totale isolamento dell’Urss  nel corso della guerra fredda.  Frequentare  stranieri  per molti anni era rigorosamente proibito, ma, nonostante l’avvento di Krustciov,  il KGB aveva  arrestato e  mandato in campo di concentramento Nikita  per 5 anni, solo perché aveva incontrato a cena un giornalista de “ Le Monde” al quale aveva raccontato la storia della sua famiglia. Erano aristocratici  espatriati  a Parigi nel 1922 , ma  erano rimpatriati  facendo la resistenza quando il loro paese era stato attaccato da Hitler,  nel 1941.
 Stalin in una cena al Cremlino  in loro onore voleva sapere quali fossero le loro tenute preferite, e appreso che erano  in Crimea aveva organizzato  li un campo di concentramento !...
                                          
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La rivolta viene analizzata da Camus sotto vari profili, quella metafisica  (nella quale però chi si rivolta ha come obiettivo la giustizia) , e poi quella storico-politica, come la  rivolta che ha preceduto la Rivoluzione francese agli Stati Generali.
“ Che cos’è il Terzo Stato? Nulla. Vuole essere qualche cosa. “ Obiettivo:  Liberté, Égalité, Fraternité.
 Tuttavia, una volta al governo,  il rivoltato cessa di essere  rivoluzionario: il suo  entra in guerra con  gli altri governi   contrari alla Rivoluzione, e cioè con tutta l’Europa.
 Anche in Russia la rivoluzione entra in guerra col mondo: i capi rivendicano l’Impero totale.
In ambedue i paesi la prima battaglia comincia col regicidio,  perché re e tzar sono espressioni di Dio, il  loro potere è  fondato  su l  diritto divino.
Jean Jacques Rousseau nel “Contratto sociale” cerca invece  un principio di legittimità  del potere nella “volontà generale.”Il potere viene così fondato sul consenso, e la volontà generale prende il posto di Dio.
Il consenso ottenuto viene delegato all’assemblea, che nel 1792 si chiamava Convenzione.  Mentre un  pensatore giacobino  come Saint Just  era  contrario  nei suoi scritti  alla pena di morte, la Convenzione l’aveva inclusa nella costituzione,  istituzionalizzando la ghigliottina.
 Poiché l’Assemblea era espressione della “volonté generale”  Saint Just e Robespierre furono ambedue ghigliottinati.
 Nell’ Urss  l’uccisione dello Zar  e di tutta la famiglia, avvenuta in gran segreto, era voluta da Lenin, ( mentre Trotski avrebbe preferito un processo).Dopo 2 attentati Lenin aveva paura di finire impiccato come suo fratello, terrorista, per alto tradimento:  perché aveva fatto la pace con la Germania  per favorire la Rivoluzione. I nuovi capi  in Russia   avevano  preso il posto di Dio. Nasce il terrorismo di Stato contro tutti i diritti umani. Vince  il nichilismo.
 Nel XX° secolo, dopo il 1933  il potere in  Germania ce l’ha la Ghestapo,  nell’Urss ce l’ha la Cekà, ( 1918-1922),  polizia  che aveva  sostituito l’Ockrana tzarista.  Poi si chiamerà N.K.V.D,  e durerà dal   1922 al 1953.
 L’individuo non ha più alcun diritto:  conta solo lo Stato che è tutto. Austerlitz e la Kolima sono luoghi di annientamento  dell’ individuo,  privato totalmente della  libertà.
 Durante l’interrogatorio Nikita aveva detto il suo no alla polizia e riaffermato  il  proprio  diritto  a non essere ancora oppresso e processato per aver incontrato la stampa francese.“ Meglio morire che vivere in ginocchio”.
Reduce dal gulag, Nikita aveva letto “L’homme révolté”,  e ne aveva condiviso l’analisi.

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 Camus  osserva  che la   condizione operaia  non  era  affatto migliorata  dopo l’Ottobre. Per industrializzare   un paese arretrato, agricolo,  dove in assenza di una borghesia produttiva, l’accumulazione primitiva del capitale era stata realizzata dai contadini ricchi, i Kulak,  erano  stati loro,  a milioni,  a pagare le conseguenze,  dopo  le requisizioni forzate,   vennero  arrestati e mandati nei gulag.
Per ottenere la massima produttività  agli operai  fu imposto un aumento delle ore di lavoro, attraverso i cottimi,  a salari bassissimi :  ignari del progetto industriale  nel suo insieme,  che avrebbe potuto  assicurare loro un minimo di creatività,  e  compensarli  del basso salario, erano assolutamente  senza dignità.  Grazie alla nuova organizzazione del lavoro in fabbrica l’operaio viene completamente schiavizzato, accetta la sua condizione, compreso il divieto di sciopero e della libertà di associazione.  L’unico movimento in loro difesa “Opposizione operaia”, diretto dall’operaio Schliapnikov e dalla sua compagna femminista, Alessandra Kollontaj,  fu criticato e sconfitto .
Il socialismo autoritario  - osserva  Camus - ha confiscato la libertà del presente  in vista di una immaginaria felicità futura, peraltro molto remota. Ne hanno approfittato i burocrati  di Stato e partito che hanno preso per sé stessi  i profitti imprenditoriali, senza minimamente ridistribuirli nella società.  Il materialismo è stato dialettico e dogmatico, tutto,  tranne che scientifico. Ed è tornato il principio d’autorità gerarchico, fondato sulle certezze della fede, con la marcia verso una società perfetta : un atto mistico. Il regno dei cieli non c’è più: quindi hanno promesso l’Eden sulla terra, il regno dell’uomo. Un alibi, senza fondamento”.
                                       
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 Nel 1902 Lenin, - osserva   Camus -   sosteneva che gli  intellettuali,  pur non essendo proletari, conoscevano  meglio degli operai gli interessi del proletariato. La rivoluzione aveva bisogno di capi teorici. La classe operaia non avrebbe potuto elaborare una teoria. Occorrevano  rivoluzionari di professione,  capaci di un’azione militare,  grazie a una rete di agenti.

Nel 1917 nel suo libro “Stato e rivoluzione” Lenin faceva l’elogio della Comune di Parigi,  con i funzionari di stato eleggibili e revocabili,  pagati come gli operai.  Si  sosteneva la sostituzione della burocrazia  imprenditoriale con  la gestione operaia  diretta.

 Potrei osservare che nel 1951  forse  Camus  non conosceva il libro di Julii Martov,  menscevico, “Bolscevismo mondiale” (  Einaudi, Torino,  1980),  in cui denunciava queste illusioni di Lenin e la dittatura di una minoranza sul proletariato,  fin dal 1919.
 Nel 1921  infatti  la polizia di stato, la Ceka, non era stata soppressa, l’eleggibilità dei burocrati non instaurata,  la normativa dell’orario di lavoro di 48 ore totalmente violata, con i cottimi,  diventati la regola generale per ottenere la massima produttività.  Fu così che gli apparatciki di stato e di partito, pur  non avendo la proprietà giuridica dei mezzi di produzione,  ebbero però il potere  di fissare i prezzi  di vendita dei prodotti, ma a  un livello più alto rispetto ai costi dei materiali necessari a realizzarli, a detrimento sia degli operai, rimasti  con salari bassissimi sia degli altri lavoratori in fabbrica. Era l’avvento della nuova classe al potere, che sarebbe vissuta per anni del furto del plus valore: uno stato di cose affermatosi grazie alla violazione dei  diritti umani, attraverso  le delazioni, gli arresti notturni  di massa,  le torture per ottenere le confessioni   necessarie per i processi,  e consentire  l’invio  nei gulag, dove il lavoro pesante  era gratuito.
 Lo scenario apparente era quello di una mutazione, ma lo sfruttamento  dell’uomo sull’uomo rimaneva invariato.

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Negli anni Trenta l’argomento   del Termidoro,  avanzato dal menscevico  Martov,  doveva essere ripreso  ne “ La rivoluzione tradita” da Trotszki,  (che pure aveva collaborato con Lenin  a domare la rivolta di Kronstadt.)
 ( Lev Trotskij :  Scritti  1929-1936,   Einaudi, Torino,  1962).
Trotskij  si chiedeva  “perché i contadini nel ‘ 17  fossero  favorevoli alla rivoluzione, e poi invece   fossero  divenuti  ostili.“La nazionalizzazione delle terre a loro non bastava. Bisognava garantire al contadino di poter vivere con quello che produceva.  Invece non c’erano investimenti, e mentre i prodotti industriali prodotti nelle fabbriche,  a loro necessari, erano molto cari, ( trattori, ecc.)  quelli della campagna erano svenduti sul mercato interno e non erano competitivi  su quello estero. I contadini, poveri o ricchi che fossero,  erano ora ostili ai burocrati sfruttatori che requisivano tutto quello  che producevano. ”( op.cit.  p. 17-18  e p. 31-34 )

Il Soviet di Kronstadt  nel 1921  aveva  chiesto la fine delle requisizioni , la libertà sindacale, di stampa, la liberazione di prigionieri politici,  e aveva organizzato lo sciopero generale dei ferrovieri e degli operai,  per le ore di lavoro secondo la normativa,  approvata e disattesa, e per salari adeguati.
 Lenin aveva  reagito male, dicendo  che la rivolta di Kronstadt  era un episodio di anarco-sindacalismo.  Aveva detto  no alla libertà di critica e  la rivolta di Kronstadt,  accusata di sabotaggio allo stato socialista,   venne repressa dall’Armata rossa, guidata da Trotskij ,  malgrado la viva contrarietà di “ Opposizione operaia”.
  Lenin aveva  risposto  alla Kollontaj che lo criticava:“ “Siamo termidoriani?  D’accordo. Ma il Termidoro lo faremo noi”.                               
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Proseguendo nell’analisi di quel periodo osserviamo che Toqueville aveva ragione:  il capitalismo di Stato era nato in periodo tzarista col ministro dell’economia De Witte, che voleva assicurare una rapida trasformazione della Russia  da paese agricolo in paese industriale, assicurando la massima produttività del lavoro operaio..
 Stalin negli anni Trenta, col primo piano quinquennale “ la “piatiletka”, aveva proseguito nella stessa linea economica, con orari massacranti di lavoro per gli operai.  Un lavoratore Stachanov con le sue perfomance  ebbe   il premio, per invogliare tutti a fare altrettanto.
Lo Tzar era stato ucciso ma lo tzarismo  no.
In politica estera  la linea era  il socialismo in  un solo paese: doveva assicurare la rapida trasformazione  dell’Urss  arretrata,  per costruire la sua indipendenza  di fronte all’economia mondiale,  e la distruzione del Comintern, La Terza Internazionale, diventava quindi necessaria.
 Con la crisi del ’29 molte industrie  americane,  particolarmente colpite,  erano venute  nell’Unione Sovietica a investire,  ottenendo appalti con ricchi contratti    ( General electric  soprattutto, visto che la linea era  rivoluzione + elettricità = socialismo.)
Trotskij  pensava invece che se il socialismo doveva trionfare  nel mondo era necessario sostenere la linea della  “Rivoluzione permanente “ nei paesi già industrialmente evoluti,  con una borghesia imprenditoriale attiva e positiva.( 28 marzo 1930, op.cit. p. 86.)
 E la Germania doveva essere la chiave  della situazione. Già nel 1923 esistevano i Soviet in fabbrica, creati dai comunisti,  per il controllo operaio sulla produzione.( op. cit.  p.267,)  ma se il partito nazista fosse  arrivato  al potere  l’Urss sarebbe stata isolata.
“Il partito comunista tedesco  deve affermare la necessità della guerra civile, senza quartiere contro il nazional fascismo” . (op.cit.   p.280- 287) 
                        
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 Camus osserva che il comunismo  in Russia ha smentito i suoi principi:   la socializzazione dei mezzi di produzione non ha fatto sparire le classi. Per una giustizia futura e lontana ha legittimato l’ingiustizia presente.
 Con lo schiavismo ristabilito  col lavoro  pesante realizzato dai prigionieri dei gulag a titolo gratuito  nelle miniere d’oro o di carbone,  la rivoluzione d’Ottobre ha ucciso ogni possibilità di rivolta. La NKVD  ha realizzato l’annientamento dell’individuo per ottenere con la tortura la confessione di delitti non commessi,   in vista del processo e condannare al gulag il prigioniero.
 Con la rivolta storico-politica la Rivoluzione ha fallito. Restava  invece un campo in cui la rivolta era ancora possibile: quello dell’arte, dei musicisti, dei pittori e  degli scrittori.
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Sul tema della rivolta è intervenuta Julia Kristeva  sul n.8 di Micromega,  2014,  anche lei partendo da “L’homme révolté” di Camus, con una citazione però inesatta: “Mi ribello dunque sono”, mentre Camus dice “Mi ribello dunque siamo”, indicando l’intreccio  fra la rivolta individuale e quella collettiva.
 Kristeva parte anche lei  dai riots, dalle rivolte  attuali presenti in tutto il mondo  ( Occupy Wall street, gli indignados  in Spagna, gli egiziani contro Mubarak), ma sostenendo  che si tratta di rivolte spettacolari che per durare devono riprodursi.
 Ma i movimenti sociali di rivolta hanno messo in discussione il tema dell’ingiustizia, le disuguaglianze,  la mancata ridistribuzione della ricchezza ,  che poi si è tradotta nella conversione del potere economico  in potere politico,  con grave danno per il cittadino per la sua dignità democratica. Per Camus  anche quando la rivolta è metafisica l’obiettivo è sempre quello della giustizia.
 Per J.Kristeva  il luogo della rivolta è soprattutto il corpo,  ed è la rivolta interiore  la garanzia  grazie alla quale gli individui possono proiettarsi nel futuro.
Afferma che per fare veramente la rivoluzione  bisogna innanzitutto  cominciare da sé stessi. E, in base alla sua esperienza di psicoanalista, la psicoanalisi è uno degli strumenti possibili  che l’individuo ha a sua disposizione per affermare la propria singolarità. /( Freud è stato un ribelle molto incisivo !)
 Ma un altro modo di rivoltarsi è anche l’esperienza artistica, e, come diceva  anche Camus, è Proust l’esempio  nel XX° secolo: la ricerca del tempo perduto per affermare contro la morte la scrittura,  con il ricordo dei giorni felici del passato a fronte di un presente grave per la sua  malattia.  Kristeva, studiosa di Proust   può confermarlo.
Tuttavia  per lei  un altro modo valido di rivoltarsi è l’esperienza religiosa. Per lei  la rivolta interiore si esplica nel bisogno di credere, nel senso di una certezza assoluta, estatica. Denota un atto di fiducia in Dio che implica la restituzione della fiducia accordata.
 La credenza ha la stessa radice di credito  finanziario,  basato sulla fiducia che quanto dato verrà restituito.
 Bisogna costruire  dei ponti  tra  umanesimo laico e umanesimo cristiano, come pure con le altre religioni.
 Tuttavia  si può osservare che  credere in qualcosa non è  un atto semplicemente intenzionale di un soggetto, ma l’esito di una sua iscrizione nelle pratiche religiose,  e  la credenza non è affatto  assimilabile alla conoscenza, il cui presupposto  è il dubbio, non la fede.
 L’uomo o la donna saranno  in rivolta  quando  saranno consapevoli  della propria autonomia rispetto all’altro,  non quando ne  dipendono.
 Per  Camus  la vera rivolta comincia con i filosofi illuministi del Settecento,  quando il pensiero filosofico radicale mette in crisi l’edificio costruito dal cristianesimo.
Ciononostante   Rousseau,  col Contratto sociale,   identifica nella  “volonté  générale”  il nuovo fondamento del potere, e allora Dio rinasce  con i nuovi capi politici a cui l’Assemblea si riferisce,  poiché  ha la delega del consenso.

 Nell’Unione Sovietica  i  rivoltati-rivoluzionari al potere,  attraverso  la violazione dei diritti umani operata dalla polizia politica,   hanno spesso  violato la libertà e l’indipendenza degli artisti : scrittori,  poeti, musicisti.
 Basta citare il nome di Sciostakovic,  con la sua IV sinfonia , definita da Stalin istericamente cacofonica,  o del  suo Concerto per violino e orchestra, op.77 , in cui in una drammatica  fuga di dissonanze, il violino  racconta i No degli arrestati  che rifiutavano di confessare colpe non commesse. C’era stata una Risoluzione  sulla musica, di Andrej  Zdanov, del Comitato Centrale del partito, che lo colpiva, insieme a Prokofiev, Kaciaturian.. ecc.  Ma  dopo il XX° Congresso  Sciostakovic aveva scritto la X° sinfonia, un equivalente del romanzo di Ehremburg, “Il disgelo.” E  nel 1961 venne eseguita anche la IV, tanto  criticata da Stalin,  suscitando viva emozione nel  pubblico  che ritrovava nella musica la  propria  situazione angosciosa.
 Sono  gli  scrittori   che si sono poi di nuovo  rivoltati,  denunciando la portata  della collisione  fra potere rivoluzionario  e individui, raccontando,  meglio di un libro di storia,  quanto  era  accaduto in realtà, al di là delle menzogne di propaganda.
                            
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 Vorrei parlare di Anna Achmatova,  la poetessa più amata nell’Urss, i cui versi erano noti a memoria a centinaia di persone.. Quando era invitata a letture di poesia alla fine c’erano standing  ovations” ( come accadde nell’aprile 1946 a Mosca.
 La raccolta “ Requiem “ (Einaudi, Torino 1963) , scritta   tra il 1935 e il 1940,  in cui raccontava   la sua condizione., non venne pubblicata in Russia.
Il suo primo marito era stato Nikolaj Gumiliov, poeta anche lui,   Ma avevano divorziato. Venne giustiziato perché  accusato di una congiura anti-sovietica. ( agosto 1921).
  Nel ’35 venne arrestato il  terzo marito della Achmatova, lo storico dell’arte Punin.
 Nella raccolta “ Requiem aveva scritto:

“ Ti hanno portato via all’alba:  …
    Come le mogli degli strelizi ululerò
Sotto le torri del Cremlino”.

  Venne liberato in seguito a una lettera della poetessa  diretta  a Stalin.
Nel ’38  toccò a  suo figlio, Lev Gumiliov, etnologo, che   venne  arrestato e condannato a   8 anni di gulag,  solo  a causa del    nome che portava.
 “ In luogo di prefazione,  alla raccolta  “Requiem “,  Anna Achmatova  aveva scritto:
“ Nei terribili anni della ezovscina “( Ezov era nel 1937 a capo  della NKVD  di  Leningrado, quando cominciarono le grandi purghe )  ho trascorso 17 mesi  a fare la coda  presso le carceri di Leningrado ( Le croci) . Una volta qualcuno mi riconobbe. Una donna, sentendo il mio nome,  che prima non aveva mai udito, mi domandò all’orecchio:
“ Ma lei può descrivere tutto questo?
 E io dissi:  “Posso”. Allora una specie di sorriso scivolò per quello che una volta era stato il suo volto”.

 “ Se te lo avessero detto a te burlona,
e prediletta di tutti gli amici
di Tzarskoje Selo donnina allegra
quel che sarebbe della vita tua,
 startene trecentesima  col pacco, sotto le Croci
(Op.cit.  p.39)

 Nell’agosto 1946 Anna Achmatova fu personalmente condannata  da  una Risoluzione di Andrej Zdanov, segretario del Comitato Centrale, che l’aveva definita “ mezzo monaca e mezzo sgualdrina” .  L’accusa era pesantissima, e la licenza di pubblicazione delle sue poesie  in 10.000 copie  per l’edizione di stato,  venne sospesa. ( Dovette aspettare 12 anni  perché avesse luogo,  e ancora  era solo un’antologia,  e  attentamente censurata.)
Questa Risoluzione  di  Zdanov era dovuta al fatto che era andata a trovarla nella Casa delle fontane,   Isaiah  Berlin,  un intellettuale ebreo, emigrato con la sua famiglia  nel 1922 , prima a Riga, in Lettonia e poi in Inghilterra, dove era   divenuto  docente all’università di Oxford  di filosofia sociale. Era   poi tornato nella  Russia sovietica  come segretario d’Ambasciata  a Mosca,  pur non essendo diplomatico di carriera.
 La NKVD  non aveva tollerato i loro incontri notturni,  da qui l’accusa alla poetessa di essere in combutta con una spia inglese.
 A.Achmatova venne espulsa dall’Unione scrittori,  e le vennero tolte le tessere annonarie.  Suo figlio venne arrestato  per la seconda  volta nel 1949.
 Nella risoluzione di Zdanov si  condannava  anche  il narratore satirico Zoscenko,  molto popolare, e le riviste  che ne avevano pubblicato i racconti ( Zvjesdà   e Lrningrad ) . furono vivamente criticate. 
 Zoscenko  era stato  il primo a ribellarsi  contro la burocrazia culturale  perché in un incontro organizzato a Mosca con studenti inglesi,  venuti da un  college di Oxford, che gli avevano chiesto cosa pensasse della  condanna di Zdanov,   aveva risposto che la trovava assolutamente sbagliata e che non la condivideva  affatto. Non gli fecero pubblicare più nulla. Ma in qualche modo era stato il primo caso di rivolta letteraria nell’Urss, anticipando  i casi di dissenso  che sarebbero   emersi negli anni Sessanta.
Nel 1949 oltre al figlio Lev,  venne di nuovo  arrestato  il marito di Anna Andrejevna, Nicola Punin,  che sarebbe morto   nel gulag nel 1953.

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Ci furono altri casi di rivolta letteraria : il primo fu quello di Soljenytcin, con “ La giornata di Ivan Denisovitc”, pubblicato sulla rivista   Novyj Mir, diretta da Tvardovski,, nel novembre 1962. 
 Era  la vita quotidiana    di un prigioniero del gulag, una vera pagina di storia, che rese l’autore  celebre in tutto il mondo.  E Camus lo  aveva letto.  Ma  invece non  conosceva   “ I racconti della Kolyma” ,  di Varham Shalamov , ( scritti tra il 1953 e il 1973),  pubblicati in Francia  tra il  1980  e 1982, con prefazione di Sinjavski . In Italia  da Einaudi, Torino 1999.

 Shalamov  era stato arrestato nel 1937, e poi condannato per attività rivoluzionaria trozkista a 5 anni  di reclusione in un gulag siberiano, con lavori pesanti, in base all’art. 58 della Costituzione.  Passò da un lagher a un altro e ne uscì solo nel 1953.  Venne riabilitato nel 1956, per non aver commesso il fatto.  Quell’anno aveva scritto una lettera a Pasternak:
“ Il fatto fondamentale ,  è che la gente pensa che si possa vivere senza carne, senza zucchero, senza vestiti e senza scarpe, ma anche senza onore, senza coscienza, senza amore, senza dovere.  E’ la corruzione della mente e del cuore.  Tutto viene messo a nudo…. Etica distrutta, morale criminale affermata. Il truffatore irrompe nell’economia e nella politica”.
 In uno dei suoi racconti  segnalava  che  nel lagher di Dzergala in Siberia gli arrestati in base all’articolo 58 venivano addetti  alla carriola.
 In assenza di bulldozer e di escavatrici meccaniche i deportati  dovevano garantire l’estrazione dell’oro. ( Un lavoro gratuito, come quello per l’estrazione del carbone, come al tempo della servitù della gleba).
 I condannati dovevano spingere la carriola fino in cima:   i criminali comuni erano esentati; erano solo i social - traditori  a farla funzionare,  ma, affamati e deperiti com’erano, non ce la facevano e morivano da lei schiacciati come mosche.
 Un cartello del lager diceva: “Il lavoro è una questione d’onore, gloria, valore ed eroismo “ ( op. cit . p.531)
 I racconti della Kolima  furono pubblicati da varie riviste sovietiche,  ma solo alla fine  degli anni ’80. Shalamov era morto nel 1982.
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Un altro libro che Camus certamente non conosceva, non pubblicato perché confiscato dal KGB, era “Vita e destino” di Vassili Grossman.  Malgrado il rapporto Krustciov e la denuncia dei crimini di Stalin, era stato consigliato all’autore di consegnarlo  al Comitato centrale: era un libro troppo pericoloso, quindi rimase chiuso negli archivi del KGB.  Venne pubblicato in Francia nel  1983,  ma era rimasto sconosciuto nell’Urss.
Grossman  era stato  corrispondente militare a Stalingrado, poi aveva seguito l’Armata rossa fino a Berlino, fino al lagher di Treblinka,  ed era rimasto sconvolto  dalla perfetta somiglianza dell’universo concentrazionario tedesco e di quello russo, anche se nei gulag non c’erano le camere a gas.
 In Ucraina dopo il loro attacco all’Urss, i tedeschi avevano organizzato  un lagher  e Liss, l’S.S  a capo del campo  aveva chiamato un recluso, il bolscevico  Mastovskoj , ma  invece di interrogarlo, aveva iniziato una conversazione :
“ Noi siamo un gioco di specchi. Il nazionalismo  è la vera grande forza  del XX° secolo, e voi, col socialismo in un solo paese avete realizzato  la suprema espressione del nazionalismo”. ( op. cit.  p.378)
 Ma anche se Camus non aveva potuto leggerlo  è singolare che  “L’homme révolté”  e “Vie et destin”  giungano alla stessa conclusione:
“Ci sono due forze nell’animo umano  - dice Grossman –
lo spirito di sottomissione  che spinge ad accettare pedissequamente  la propria realtà ( come gli ebrei che scavavano  la propria fossa, come pure di molti sovietici,  che al tempo delle purghe confessavano  tutto).
 Ma esiste anche lo spirito della libertà, che spinge alla rivolta, come è accaduto nel ghetto di Varsavia, nel campo di Treblinka, o a Berlino nel 1953 , dopo la morte di Stalin, con la ribellione degli operai per la libertà di sciopero, per ottenere  un salario migliore e orari di lavoro possibili, o come a Budapest nel 1956.  L’aspirazione della natura umana alla libertà è invincibile:  può essere soffocata  ma non annientata. Questa è la luce del nostro tempo, la luce dell’avvenire.  ( Op.cit. cap.49,  p.200)

E Camus  afferma: “ In periodo di rivoluzione o di guerra, su 10 artisti  ce ne è uno che sopravvive,  e giunge a trovare  nella vita il tempo della  passione e della creazione.
 L’arte in rivolta  finisce  per rivelare il “noi siamo” e il cammino della libertà. Una morale non sottomessa e fedele.
 Viene un giorno in cui la rivoluzione ha bisogno della bellezza, una virtù viva che fonda  la comune dignità del mondo e dell’uomo .
 (A.Camus. “ L’homme révolté “, Gallimard. Parigi 1951, pp.329-331)

mercoledì 5 novembre 2014

Avventure da magistrati

Quando  “GIGI A’ MANETTA” è stato  eletto sindaco a Napoli gli avevo scritto una lettera dicendogli che ero molto  contenta perché sicura che avrebbe cominciato a risolvere i  problemi della città, e mi aveva gentilmente risposto ringraziandomi per le felicitazioni.
Avevo ragione. La mondezza in strada non c’è più e sono tornati i turisti.

Mi aveva colpito dell’inchiesta “Whi   not” il fatto  Che il PM non poteva sapere  chi fosse l’interlocutore dell’intercettato da Genchi, se parlamentare o no, e trovavo quindi  assurda l’imputazione di abuso di ufficio. Il fatto poi che lo avessero trasferito ed espropriato dell’inchiesta  in corso, impedendogli di giungere a una conclusione,  mi è parsa una vera vigliaccata. Non voleva dimettersi da sindaco e passeggiava per le vie della città: e il suo ricorso al Tar ha avuto successo. Resta sindaco, perché la condanna non era dovuta a una malversazione nell’enercizio delle sue funzioni amministrative,  e il tribunale  ha sottolineato che la sua elezione è avvenuta prima che fosse promulgata la legge Severino, che sanzionava l’incandidabilità dei condannati, spedendo le carte alla Consulta per  sapere se la legge è incostituzionale. Ha già ottenuto una risposta: se Governo e  il Parlamento dovessero  modificare la legge,  per decreto , eliminando dalla norma  quelli condannati al primo grado di giudizio, e 0per altri motivi diversi da quelli amministrativi,  la Corte sarebbe d’accordo. E’ una proposta del PD.
C’è infatti una bella differenza tra la situazione di De Magistris  e quella di Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva al III° grado,  per frode fiscale:  inoltre  sta già scontando la condanna  ai servizi sociali. Pur avanzando gli stessi argomenti non ha potuto restare al Senato. Milella, nel suo articolo su Repubblica il 30 ottobre ha avuto torto a  parlare di un regalo che De Magistris avrebbe fatto al cavaliere. La sua posizione è ben diversa.
 Ben Tornato Sindaco a Palazzo Marino e auguri per tutti i problemi che restano da risolvere in città

mercoledì 22 ottobre 2014

Matteo Renzi: la sola dell’avvenire

Finirà così
Matteo suscita “una valigia di perplessità” (Montale)  e rompe i cosiddetti “cabasisi” (Camilleri)  a tutti.

1) Non ha restituito i soldi  della P.A alle piccole imprese, che non possono pagare gli stipendi ai salariati

2) Ha annullato l’Irap che serviva a pagare le spese della sanità, e ora chi le pagherà quelle spese? Regioni e comuni sono seccati perché dovranno aumentare le tasse  per poter  dare servizi ai cittadini.

3) I sindacati manifestano il 25 ottobre perché il piano del lavoro è inesistente. Hanno promesso 800000 posti in 3 anni. Davvero? Lo aveva detto anche Berlusconi… e poi s’è vista come è andata!

4) La spending rewiev non ha previsto la cancellazione completa degli F 35 ( 13 miliardi di costi), che potrebbero servire a cancellare in parte il debito, annullando il fiscal compact che, se mantenuto, ci ammazzerà definitivamente. E d’altra parte potrebbe servire a mettere soldi veri  negli investimenti, per una poltica industriale innovativa e creare finalmente posti di lavoro, e dare gli 80 euro anche ai pensionati.

5) Per quanto riguarda il ricupero dei soldi della corruzione, non sono ancora pronte le leggi sul falso in bilancio da ripristinare, quella dell’auto-riciclaggio e l’abolizione della prescrizione che rende impossibile la punibilità dei colpevoli.

6) Per quanto riguarda il ricupero dell’evasione fiscale in Svizzera come hanno fatto altri paesi europei servirebbe una legge per l’auto riciclaggio seria, perché la clausola dell’appagamento personale ne rende impossibile l’applicazione in Svizzera.

7) La legge elettorale col premio alla lista di partito e non alla coalizione , già approvata dalla Camera rompe  i “cabasisi” perfino a Berlusconi, prima entusiasta di Matteo,  anche perché sulle tasse non è convinto affatto.


 Da sempre Blairio-tatcheriano  sei amato svisceratamente soprattutto da Marchionne.
Tu sai bene che il moto non è diverso dalla stasi. Per questo vuoi cambiare verso, ma sai che pagheremo per la casa molti più soldi con la tua tasi.

 Tu sai bene che il vuoto è il pieno e che il sereno è  la più diffusa delle nubi. Per questo non stiamo sereni.
 La  tua storia  non procede né recede: si sposta di binario e la sua direzione non è mai nell’orario.
 Non tocca nulla che ci riguardi: è un mercato delle pulci, un contrabbando, non un sistema: un programma senza. programmazione. Andiamo alle elezioni l'anno prossimo! Fino al 2018 è veramente troppo!
 Una balla, detta con convinzione,da un grande comunicatore che non riesce a fare, ma solo a comunicare|

venerdì 12 settembre 2014

Ricordo di Jacqueline Risset

Jacqueline Risset
La sua scomparsa: surgie de nulle part…

Un’amicizia, la nostra che aveva 50 anni. Era venuta a casa nostra, presentata da Baratto, suo professore all’Ecole normale superieure, rue d’Ulm.
 Mio padre l’avrebbe aiutata con le sue conoscenze all’Università, e questo lei  non l’aveva dimenticato. Gliene era ancora molto grata.
Veniva a casa nostra per le serate musicali, e ci cantava le canzoni dell’Opera da 3 soldi di Brecht, o recitava  con molta grazia brani della Fedra di Racine…
In viaggio sul treno per Parigi, dove io   andavo per prepararare la mia tesi di laurea, Jacqueline fece un analisi dell’ultimo romanzo di Butor, uno scrittore della nouvelle vague, idolo della stampa parigina,   mettendolo definitivamente  k.o.
Le avevo presentato i miei amici, che si innamorarono di lei, come Corrado Augias.  Essendo orientata diversamente, si preoccupava che non soffrissero troppo: non dava loro illusioni.
 Ci saremmo incontrate spesso per ragioni professionali : a Roma eravamo a cena a casa sua con una coppia di giovani editori di Aix En Provence, Alinea, e alla fine eravamo andati tutti a S.Agnese, per un concerto di canto gregoriano: tutti commossi per la bellezza della musica e del magnifico mosaico tutto d’oro duecentesco  nell’abside della Chiesa.

C’eravamo poi incontrati alla Cité du Livre, a Aix en Provence, invitati dall’Institut de l’image per un convegno organizzato dal suo compagno Umberto, professore di lettere classiche,  sul cinema di “Pasolini e l’antichità”.
 I migliori tra i suoi bellissimi films.
L’avevo poi invitata a parlare dei romanzi recenti usciti in Italia: un intervento molto applaudito dai professori  presenti in sala. “ Hai un  pubblico magnifico,  Mara”, mi aveva detto.
 Quando nell’84 la casa editrice La Terza aveva pubblicato la traduzione che mio padre aveva fatto de “ Les fleurs du mal” di Baudelaire era stata lei a presentarlo  a Villa Medici, dicendo che solo un poeta poteva riuscirci, con quella finezza.( E infatti vennero poi pubblicati anche i suoi versi,,,)
 Dopo la scomparsa  di mio padre avevo organizzato un convegno in sua memoria al Campidoglio,  e l’avevo invitata a parlare di tutte le sue traduzioni, quella di V. Hugo, del “Tartufo” di Molière e di tutti i poeti che avevano scritto versi sul Cigno… Un intervento brillantissimo, il suo.  Ed era venuta così bella ed elegante quel giorno, che nulla avrebbe fatto supporre la sua scomparsa pochi anni dopo…
Professore di letteratura francese alla Sapienza,  era autrice di un volume “ Dante scrittore”, e aveva  tradotto tutta la Divina Commedia, rendendo piano e accessibile quel testo che in italiano aveva bisogno di molti commenti. Solo un poeta poteva farlo così.
Ho riletto i suoi versi “ Sept passages de la vie d’une femme”( Flammarion, 1967): versi criptici… J. era membro del comitato di redazione di Tel Quel,  una rivista di avanguardia, diretta da Philippe Sollers.
 Ma una cosa aveva detto molto chiara.

”Il faut qu’il y ait coupure pour qu’il y ait chant: musique amnésique: dècoupage par le hazard…L’insensé: explosion du déréglement”

Quando suo padre scomparve lei gli aveva dedicato questi versi:

“Sa mort éclaire donnait raison à l’idée d’ordre: lire, écrire, trasmettre…Père éthique dèvoré par l’éthique ::.
 Et dans mon coeur coule encore la douceur…

Ciao, Jacqueline: la tua fine inattesa ha sconvolto  molti di noil.

Bisogna che l’anima diventi di pietra,
bisogna di nuovo imparare a vivere

lunedì 14 aprile 2014

Lettera a Scalfari sul “Racconto autobiografico”

Massa  Marittima, 13 aprile 2014

Caro  Scalfari,

dunque lei ha festeggiato i suoi 90 anni il 10 aprile, con tanti amici , colleghi e conoscenti e a Lilly Gruber che lo ha intervistato a Otto e mezzo lei ha detto di essere soddisfatto della sua vita, intensa, piena di belle soddisfazioni, anche grazie al Caso, che spesso l’ha aiutata…( non mettiamo limiti alla Provvidenza,- disse il Caso.)

Io, ho preferito leggere il suo “Racconto autobiografico”, per ricordare le tappe del suo percorso, essendo stata  una lettrice dell’Espresso dall’anno della sua nascita,  1955, quando era un lenzuolo in bianco e nero. Avevo 19 anni, e ho fatto così la mia educazione civica e politica.

Nella sua adolescenza lei ha esordito come giornalista scrivendo su un giornale del GUF: “Roma fascista”. Era fascista,- dice.- senza se e senza ma. Ma era un giornale su cui i giovani facevano la fronda. Lei venne cacciato dopo un articolo di po0litica economica e una grande discussione con Scorza.
La fronda esisteva anche sulla rivista di Bottai “Primato”, dove  sia mio padre che Jaime Pintor, vincitori dei Littoriali,  praticavano “la dissimulazione onesta”e dove Pintor, ufficiale, in tempo di guerra scriveva contro la guerra. (Il sangue d’Europa).

 Mio padre aveva 12 anni più di lei ( nato nel 1912), ma, essendo amico di Guido Dorso, gobettiano, che aveva pubblicato “La rivoluzione meridionale” proprio nella casa editrice fondata da Piero Gobetti,),   non era fascista, avendo appreso tutto ciò che  gli squadristi avevano fatto al libero pensatore liberale, quando aveva espresso le sue opinioni. A 19 anni, al suo primo anno di Università,  a Napoli venne alle mani con fascisti che avevano affisso un manifesto contro Croce, di cui si considerava allievo e seguace. Cambiò università e andò a studiare a Firenze.

Mio padre, dopo l’8 settembre,  insieme a  Leone Ginzburg,  lavora all’ l’Italia Libera clandestina, organo del Partito d’azione, e viene arrestato alla tipografia di via Basento, poi portato a Via  Tasso,malmenato e torturato dal maresciallo Brandt., mentre Ginzburg moriva dopo l’interrogatorio.
 Fra l’8 settembre e il giugno 1944 lei non fa la Resistenza: “Furono mesi di spensieratezza (!), la città era occupata dai tedeschi e dai fascisti di Salò.”
Per evitare di doversi arruolare nell’esercito, e sfuggire alla legge che condannava a morte chi non lo faceva, lei si rifugia in un collegio gestito dai Gesuiti, in via dei Penitenzieri, che poteva ospitare fino a 120 persone. Ma, dopo l’attentato in via Rasella, i tedeschi cominciano a invadere anche luoghi del Vaticano, e in aprile del ’44 i gesuiti  vi pregarono di andarvene. Cominciò quindi  a lavorare con i volontari della libertà, per proteggere il Ponte S.Angelo dalle mine tedesche.

 Alla fine della guerra lei seguì la famiglia in Calabria, e visse nel palazzo di suo padre: poi riprese gli studi di diritto e si laureò con una tesi in economia, a 23 anni, grazie alla quale ottenne un posto  di lavoro alla BNL, segnalato dall’ Università di Roma , come uno dei migliori studenti. Scrisse un saggio che fu pubblicato sulla Nuova Antologia nel ’47.
Nel 1946 al Referendum  su Monarchia e Repubblica lei votò Monarchia: mio padre fece campagna elettorale per la Repubblica nel Sud, dove erano tutti monarchici, rischiando sassate , ma indicando sulla scheda  la nuova Regina: la Repubblica, con  molto successo….

 Lei divenne buon amico di Pannunzio, della sinistra liberale, che dirigeva “Omnibus”  . Ma nel 1949  Pannunzio si  distaccò dal partito liberale con Carandini e Storoni ,  essendo radicale di sinistra, e fondò “Il Mondo”, mentre Arrigo. Benedetti fondava “L’Europeo”.
Anche lei lavorava al “ Mondo “ , collaborando con Ernesto Rossi,del  ex-Pda,  sul   tema di nazionalizzazione dell’industria elettrica.

 Nel 1955, grazie a modesti capitali di  Caracciolo, ma  soprattutto a quelli importanti di Adriano Olivetti,  nacque l’Espresso”: un anno dopo Olivetti si ritirava dall’impresa, per difficoltà con la Confindustria,  regalando a Caracciolo tutte le azioni  di sua  proprietà, e L’Espresso potè così continuare le pubblicazioni mantenendo la  linea politico-culturale  decisa insieme.

 Nel ’56 , dopo i fatti d’Ungheria,  ci fu una grande emorragia politico-intellettuale dal PCI.  Lei non nomina mio padre, pur essendo stato  lui il redattore del manifesto dei 101, con Colletti e Bertelli. Ne parla invece lungamente Nello Aiello, collaboratore dell’Espresso, nel suo libro “Gli intellettuali e il PCI, “, e a p.404 cita anche il mio nome , da poco iscritta alla CGIL, dopo la denuncia dei delitti di Stalin  al XX° Congresso. Infatti   scortando lo storico Caracciolo, avevo portato il documento all’Unità, diretta da Ingrao, perché  fosse pubblicato, cosa che naturalmente non avvenne. Nel frattempo Sergio Bertelli, ( che aveva subito lo stesso rifiuto nel 1953, con una mozione  di   protesta redatta all’Università,  per  l’intervento dei carri armati sovietici a Berlino,  contro gli operai in sciopero  per salari migliori,)  consegnò il documento a Basevi dell’Ansa, perché lo  pubblicasse  lui.
Risultato: “Le  Monde pubblicò  il nostro  documento, stimolando poi tutti gli intellettuali francesi a  scriverne   uno  analogo contro l’Urss. . ( Bertelli venne cacciato dall’istituto Gramsci dove lavorava, e mio padre ricevette una lettera di Togliatti, in cui   gli diceva perché   si schierava dalla parte dei sovietici. E nel ’57 uscì dal PCI.

La linea dell’Espresso caldeggiava la formazione di un governo di centro-sinistra, che, grazie a Enrico Mattei,  venne formato da  Fanfani  nel 1959: il programma era buono. Promossero subito la costruzione di case popolari ( vennero fatte allora per la I° volta, e poi mai più, come dimostrano le manifestazioni per  il diritto alla casa  di questi giorni).
 Raimondo Craveri, entusiasta di Mattei e del governo , faceva scrivere a mio padre un epigramma: “ Il socialismo o si fanfanerà  o non si farà!”
Mattei avrebbe dovuto essere ricevuto da Kennedy, d’accordo con lui per una politica petrolifera più equa nei paesi del terzo mondo, contro la linea delle Sette  Sorelle, e favorevole alla nuova esperienza di centro-sinistra in Italia,  ma Mattei   venne ucciso nell’ottobre del ’62, con un attentato sull’aereo per Milano e l’anno dopo i texani a Dallas  fecero fuori anche il Presidente Kennedy..

Fu così che il nuovo governo di centro- sinistra presieduto da Aldo Moro nel dicembre del ’63 nacque zoppo, senza il supporto  importantissimo  di Mattei.
 Ricordo Antonio Giolitti, fuoruscito dal PCI e entrato nel PSI di Nenni e Lombardi, venne al matrimonio di mio fratello Sergio, l’8 dicembre del 1963,  e tra un pasticcino e l’altro disse: “ Ho fatto anch’io un matrimonio, ma un po’losco, per la verità.”Aveva ragione.
Dopo la morte di  Mattei emerge all’Eni Cefis, che inaugura un’altra linea politica non concorrenziale  nei confronti dei petrolieri americani, e soprattutto, incoraggia l’annullamento di tutte le riforme programmate con i socialisti: via la programmazione economica, via  la legge sui suoli demaniali, che minacciava gli interessi del Vaticano, proprietario dei terreni dovunque in Italia : quelle riforme  erano contro  le norme concordatarie. Così pensava  il Presidente della Repubblica Segni,  della destra DC , e nel ’64  concordò  col generale dei Carabinieri De Lorenzo il famoso Piano Solo, che prevedeva l’arresto nottetempo di esponenti del PSI e del PCI, dei sindacalisti, e la loro deportazione in Sardegna, e contemporaneamente l’occupazione della radio e della TV.
 L’Espresso iniziò una inchiesta giornalistica su questo fatto, poiché se tutto lo Stato maggiore aveva testimoniato a favore di De Lorenzo, che aveva accusato L’Espresso di averlo calunniato, il generale  dei carabinieri a Milano, Zinza , aveva invece  confermato tutte le accuse, e il PM Occorsio aveva proposto l’archiviazione del processo all’Espresso e predisposto un processo per golpe contro De Lorenzo: ma il giudice disse che non bastava una sola testimonianza e Jannuzzi e lei, Scalfari,  veniste condannati .
 Di questo fu responsabile il Presidente del Consiglio, Aldo Moro, che rese illeggibili le carte di Zinza con i famosi “omissis”. ( 1967)
                                                    
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 Grazie agli apporti di nuovi capitali della Cir di De Benedetti e della Mondadori nel ’68 nacque  il quotidiano La Repubblica.
Era cominciata la protesta nelle ’Università  ed erano nati movimenti extra-parlamentari,  anche violenti. Le  brigate rosse,  nacquero a Trento,  col cattolico Curcio che aveva letto Lenin come il catechismo. Pensava che  Stato e Rivoluzione, fosse il nuovo Vangelo,  senza  fare nessuna differenza storica di contesto.

 In quel periodo nasce quindi un patto di emergenza fra la DC di Aldo Moro e il PCI di Enrico Berlinguer, che , dopo tanti anni di percorso legalitario-democratico non voleva certo essere assimilato dall’opinione pubblica come difensore della violenza rivoluzionaria. Repubblica aderisce al patto, e rifiuta lo slogan dei radicali e di
 Leonardo Sciascia “né con lo Stato ( che pure era molto corrotto) né con le BR.

Qui comincia il mio radicale dissenso con la sua linea e quella del giornale.
Quando Moro venne rapito in via  Fani e tutta la scorta uccisa, venne tenuto prigioniero non molto lontano,  in una strada della periferia romana.
 Non si fecero seriamente i tentativi per ritrovarlo: Sciascia lo scrisse nel suo  testo “L’affare Moro” e quando fece parte dell’inchiesta parlamentare firmò un documento di minoranza.
 Anche se Moro era stato responsabile degli omissis nel processo L’Espresso- De Lorenzo,  io ero favorevole alla trattativa con le BR  per salvargli la vita, come lui suggeriva nelle lettere scritte nella prigione brigatista, indirizzate ai suoi compagni di partito. Una trattativa  che venne sottoscritta tanto dai radicali che dai socialisti.
 Andreotti, divenuto Presidente del Consiglio,  aveva risposto che non era possibile  allo Stato fare questo,  dopo l’uccisione dei 5 della scorta. I comunisti, temendo di essere annoverati fra i violenti si schierarono dalla parte dello Stato, corrotto, per il partito della fermezza,  contribuendo insieme alla DC a ristabilire la pena di morte, che la Costituzione aveva soppressa.
 Kissinger, allora  Segretario di stato americano, non aveva approvato la teoria di Moro della convergenze parallele con i comunisti italiani,  dal momento che  nell’Urss era al potere  Brezniev  e la guerra fredda era tutt’altro che finita.  Non voleva un ruolo per il PCI. Si fidava invece di Andreotti, il quale adottò la stessa strategia di Moro col governo di solidarietà nazionale.  L’Espresso titolava “ Andreotti super star!....”
 Ma Berlinguer che  votava tutte le sue contro-riforme rimanendo però fuori dal governo, ebbe a un certo punto il sospetto di essere stato turlupinato per ingenuità.
 Repubblica sposò il partito della fermezza, senza chiedersi chi fossero veramente  le famose BR, chi fosse Mario Moretti ( Per me era come Asev,  nella Russia degli tzar, un agente dell’Ocrana e un finto terrorista)  Era anche lui un terrorista e soprattutto  un agente dei servizi, come dissi a Giorgio Bocca incontrato in casa Pietromarchi. Non mi rispose. 

 Oggi,  con la testimonianza di un ex ispettore della Digos  in pensione,  Enrico Rossi,  il processo è stato riaperto dal procuratore generale Ciampoli, il quale ha avuto la sensazione che finora non è stato fatto abbastanza per scoprire la verità: pare che il 16 marzo erano passati sulla Honda blù 2 agenti che spararono colpi di armi da fuoco, per  impedire    l’accesso di estranei. Sul luogo del rapimento, ( all’incrocio tra via Fani e via Stresa.  Sul posto è stata accertata la presenza del colonnello Camillo Guglielmi, addestratore nella superstruttura operativa  di Gladio. L’ispettore Rossi ritiene che i 2 agenti che spararono i colpi fossero agli ordini di Guglielmi. e lo ha detto ai P.M Capaldo e Palamara che lo hanno interrogato.
Del  resto , caro Scalfari, anche il presidente Oscar  L. Scalfaro di cui lei  era  buon amico, a proposito del delitto Moro si è detto convinto che la manovalanza erano i Br,  ma i manovratori erano altri.
 Lei era dalla parte di Andreotti, che oggi definisce inquietante, a metà fra il mandarino cinese e un cardinale del Settecento, coinvolto in decine di scandali, senza che si sia potuto veramente accertare la sua responsabilità, ad eccezione di quanto è accaduto dopo l’uccisione del suo sostenitore in Sicilia, Salvo Lima, che la mafia fece fuori perché non riusciva più a ottenere vantaggi per quelli che erano in prigione col 41 bis , dopo il maxi-processo, grazie alla procura di Palermo, guidata dal  giudice Caselli
 Con sentenza della cassazione Andreotti. fu riconosciuto in rapporti sistematici con la mafia fino al 1980, ma non venne condannato,   grazie alla abilità   del suo avvocato Giulia Buongiorno, che lo fece prescrivere  Non  riuscì a diventare presidente della Repubblica, ma  rimase  fino alla fine. senatore a vita.  Dopo tutto si era fatto processare e non aveva mai insultato la magistratura, come invece  ha sempre fatto   Berlusconi

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Dopo la nazionalizzazione dell’industria elettrica si era determinata una grande fuga di capitali, e il ministro del Tesoro, Colombo, molto preoccupato, annullò la soppressione del segreto bancario e cancellò la programmazione economica.
 Era il 1967.

Cefis all’Eni  imperversa e punta al controllo della  Bastogi ( allora era importante come fu dopo Mediobanca,)  e della Montedison, l’industria  elettro-chimica, per controllare tutta la finanza italiana.
 Ma non poteva dirigere contemporaneamente  l’Eni   e la Montedison: fu costretto ad affidare l’Eni a Girotti, prima suo grande fedele,  però poi  molto critico nei suoi confronti per come aveva gestito l’Eni.  Cefis   aveva comprato  anche giornali , il CDS e il Messaggero e   in 10 anni   lasciò Montedison in un mare di debiti.
 Lei, nel 1974  insieme a Turani , scrisse per Feltrinelli un libro importantissimo “ Razza padrona”, con 70.000 copie vendute.  Lo lessi con molto interesse

 Su Berlinguer lei dice cose  essenziali: negli anni Ottanta, finita la strategia del compromesso storico, dopo l’amara esperienza col governo di solidarietà nazionale guidato da  Andreotti, Berlinguer mette al centro della sua azione la questione morale. Famosa la  intervista  su Repubblica di attacco a Craxi e alla DC che avevano occupato le istituzioni: sono perfettamente d’accordo con lei per tutta l’azione che  il giornale  ha condotto contro Craxi, essendo il craxismo il prologo del berlusconismo. Potere economico per avere più potere politico, e ruberie sul conto personale. .

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Nel 1975  ci fu un evento importante. Volevate cambiare il formato dell’Espresso e renderlo più simile all’Express francese, piccolo e a colori. Per fare questo occorrevano nuove rotative, diverse da quelle che avevate per il lenzuolo in bianco e nero. Occorrevano nuovi capitali.
La CIR di De Benedetti era entrata nel gruppo Espresso con nuovi fondi, ma volevate costituire insieme a Giorgio Mondadori e a Mario Formentor una nuova società , che avesse avuto 2 settimanali dalla linea simile ( Panorama, diretto da Lamberto Sechi  e l’Espresso).  Forte di questa nuova società, nel 1987 lei aveva immaginato un nuovo progetto importante: nel ’68-69 era nata Repubblica, un quotidiano in gara col Corriere della Sera, ora progettavate un grande quotidiano europeo di centro-sinistra, e avevate preso contatti con l’Indipendent,   britannico, , col PaIs in Spagna e con un giornale tedesco.
 Purtroppo  dopo la morte improvvisa di Mario Formentor,   Berlusconi convinse la sua famiglia a vendergli le  della vostra società  da lui possedute  per estromettere Benedetti dalla Mondadori e impossessarsene.
 Solo ora il  Tribunale, che aveva dato ragione a Berlusconi, a quell’epoca,  ha stabilito,  20 anni dopo, un risarcimento pecuniario a De Benedetti  per  questo furto.
Ma il gran peccato per noi cittadini è che sia venuto a mancare un giornale progressista  europeo  che avrebbe potuto   trattare  dei nostri problemi , dando voce a chi non ce l’aveva, per un Europa diversa:   non quella delle nazioni, ma  quella federale, equa e solidale. Grande è la  responsabilità di Berlusconi se le cose sono andate storte.

 CONCLUSIONE.

Nel suo editoriale sull’Espresso del 12 aprile  lei scrive:
“Siamo dotati di un pensiero capace di guardare fuori di sé, di cogliere i mutamenti delle persone, (crescere, invecchiare, amare, odiare, vincere, perdere) ma certezze e verità non ce ne sono.  Il viaggio deve continuare….
…L’osservatore è la mente, e se si dovesse guastare non è come un orologio: non può essere sostituito. Può perdere il suo ruolo per malattia o per disturbi mentali. Ma , anche se la mente non soffre di alcun disturbo,  cambia, registra con diversa velocità e con un’altra sensibilità, rispetto a quella del corpo. Invecchia e cambia.
 La nostra identità è in perenne oscillazione.”

Lei ha parlato a lungo della magistratura che non insabbia e continua a indagare, e della stampa che riflette e denuncia. Ma sarà forse perché la mente cambia, queste idee sul ruolo del giornalista si sono attenuate.
Come lettrice dell’Espresso da quando avevo 19 anni, non ho personalmente condiviso  alcune sue valutazioni recenti su fatti politici nel nostro paese,
Ho scritto regolarmente sul mio blog quando non ero d’accordo con lei: per es. perché Napolitano non  può essere criticato? E’ un uomo, e quindi, come tutti, può sbagliare.  Perché sulla trattativa stato-mafia Repubblica si è espressa con dubbi e reticenze? (“la cosiddetta trattativa”)?  Perché ha sostenuto che la conversazione telefonica Mancino-Napolitano doveva essere  distrutta, pur essendo Mancino un soggetto indagato per falsa testimonianza?
Di Matteo rischia la vita, dopo le minacce di Riina, e Repubblica se ne accorge in ritardo e con fatica.  Perché Pirani ha sostenuto l’accusa di vilipendio al Fatto Quotidiano,  non d’accordo col  Presidente?  Perché  lei ha criticato Barbara Spinelli, Rodotà, e Zagrebjelski per le loro posizioni ?
 Rileggendo il suo  racconto  autobiografico  mi è stato utile vedere tutti i punti di accordo totale, e di condivisione assoluta del suo percorso, pur riepilogando tutte le  mie divergenze  dalle sue posizioni, sia nel passato che  negli ultimi tempi.
Come lei dice giustamente la Mente invecchia come invecchia il corpo.
 A 90 anni lei è contento della sua vita, intensa, piena di soddisfazioni.: non tutti possono dirlo della propria. Quindi quello che le auguro è di non aver bisogno di auguri.

Con affettuosi saluti. Sinceramente.

lunedì 31 marzo 2014

Perché il 25 maggio votare Tsipras, e non PD?

Le ragioni stanno tutte nelle gravi omissioni di Matteo.

Avevo pensato di dargli l’Oscar per aver nominato  il giudice Raffaele Cantone a capo dell’authority anti- corruzione (una misura approvata già in Senato): un buon inizio.

a)    Ma  il decreto non ha precisato né quali saranno le sue competenze né i suoi poteri . E se  il Ministro della Giustizia  non arriverà a completare la legge Severino sulla Corruzione,  ( restaurando il reato di falso in bilancio, soppresso nel 2001,  inserendo nel codice penale il reato di riciclaggio,  e abolendo la prescrizione, dopo il primo grado di giudizio),  Cantone da solo,  non potrà fare molto.  Come la pensa in proposito Angelino Joli? Renzi  dovrà battagliare col suo alleato.

b) Per la spending rewiew anche Pinotti, neo ministra della Difesa, si era rapidamente convinta di dover tagliare gli F 35, continuando quanto aveva già  fatto Monti ( da 140 ridotti a 90).

Ma Obama e Napolitano non sono d’accordo. ( All’erario Usa verrebbero a mancare 20 miliardi di dollari, se non li comprassimo.) Malgrado al Congresso sia risultato che i bombardieri non sono né affidabili né efficaci, noi li compreremmo senza sapere quali siano i loro  problemi,  perché  questi sono top secret! 

 Matteo,  prima  determinato a  risparmiare su una spesa insensata,   ha già cambiato idea. Non li taglierà.

c)  Ma quello che manca nel suo programma  è soprattutto un’azione incisiva contro l’evasione fiscale ( 200 miliardi di euro) . Finora sul problema le misure sono state puramente di scena, a Cortina e a Portofino sugli scontrini : pinzillacchere!...

Come ha scritto Livadiotti nel suo libro “Ladri: gli evasori e i partiti che li proteggono”, il Parlamento non ha legiferato seriamente sul tema perché sono in ballo 10 milioni di voti, che né la destra né la sinistra sono disposte a perdere!...

Come ha detto Vincenzo Visco, vice  Ministro alle finanze al tempo del governo Prodi, attaccato duramente per la sua azione rigorosa  da Tremonti che lo aveva   definito  “ un  vampiro succhia-sangue,” ha dichiarato al Fatto Quotidiano di aver trovato freni e riserve  anche nel PD.

                                              ***

Il programma di riforme sottoscritto da  Matteo contiene una prima iniziativa di “sinistra”: 10 miliardi per 10 milioni di lavoratori dipendenti  (80 euro in più al mese in busta paga).

 Sono stati esclusi dal regalo i lavoratori autonomi con partite Iva e soprattutto i pensionati,  con meno di 30.000 euro l’anno):il che vuol dire che la misura non servirà a far ripartire la domanda interna come sarebbe necessario per superare la crisi.

Il programma renziano  comprende anche  iniziative di restauro di scuole vecchie e obsolete, la riduzione dell’Irap alle Imprese, perché contribuiscano alla crescita con investimenti produttivi,  e le riforme istituzionali ( la riduzione del numero di parlamentari alla Camera e al Senato,) la vendita all’asta delle auto blu, e l’abolizione delle provincie.

Sull’abolizione del Senato Matteo ha scommesso la sua carriera politica:  se ne andrebbe, se non dovesse riuscirci.

 Il  Presidente, Grasso, pur essendo d’accordo per l’abolizione del bicameralismo perfetto, ritiene tuttavia che l’abolizione del Senato  implica dei rischi, e che invece il CDM debba riflettere su un suo  possibile  cambiamento di funzione,  per esempio  la sua trasformazione  in Camera di controllo sull’attività legislativa della Camera.  ( con un parere fornito dopo un massimo di  30 giorni).  Dovrebbe quindi restare elettivo, pur limitando le elezioni al momento di quelle Regionali,  affinché il senatore sia espressione degli interessi del  territorio, e venga scelto con le preferenze.

Non parliamo poi della riforma elettorale maggioritaria, che sia pure parzialmente modificata, è stata approvata alla Camera,  escludendo dal Parlamento con la soglia dell’8% i partiti che si presenteranno da soli, privando della rappresentanza 4 milioni di persone. Una legge peggiore di quella fascista  del ’24.

Vediamo che cosa succederà al Senato, dove la sin istra PD vuole proporre emendamenti per migliorarla.

                                         ***

 La riforma della Pubblica Amministrazione, con il licenziamento o il pensionamento anticipato dei dirigenti sui 50 anni, proposta dal Ministro Madia,  è un non-sense economico, perché comporterebbe  degli oneri,  anche se si vogliono assumere funzionari giovani al loro posto. (Non è d’accordo il Ministro della Pubblica istruzione Giannini, e non solo lei).

Ma il progetto renziano che suscita una vera opposizione è il Jobs Act, con una proposta che è stata in passato di  Berlusconi  e che piacerebbe ora  solo a Forza Italia e  ad Angelino Joli… Si tratta di un contratto a tempo determinato per tutti, per poter ridurre immediatamente la disoccupazione giovanile, giunta a livelli drammatici.

Decisamente ostili i sindacati che vedono in questa misura  una eternizzazione della precarietà. Mai più la speranza di  un contratto a tempo indeterminato.  Posto fisso addio!

La liberalizzazione del mercato del lavoro, in termini di orari part- time e di  bassi salari  ( a 400 euro) era andata bene in Germania  all’inizio della crisi, e la disoccupazione era scesa al 6%.. Ma con la crescita della precarietà e dei mini-jobs sono molto aumentate le disuguaglianze salariali, con rischio di povertà  per i  giovani e per i futuri pensionati.

A Francoforte 100.000 funzionari pubblici sono scesi in piazza,  in sciopero, e hanno detto basta: i socialisti hanno chiesto un aumento della paga oraria a 8 euro e 50, e la Merkel ha dovuto accordarla, disincentivando i contratti a tempo determinato. Renzi propone invece il contrario:  un  progetto di legge per contratti a termine e con bassi salari.

 In Italia è impossibile adottare il modello del contratto di lavoro danese, dove è lo Stato che aiuta i licenziati con ricchi sussidi, finché non trovano un altro lavoro, dopo un contratto di apprendistato.  Perché lo Stato danese lo può fare? Perché le tasse sono alte e le pagano tutti: ci sono le risorse necessarie, mentre in Italia ha vinto il partito dell’evasione, e Renzi non  ha previsto di ostacolarlo e di ricuperare la refurtiva..

  CONCLUSIONE.

Non voteremo  per il PD il 25 maggio: Renzi è andato a Parigi,  ma non ha concordato un asse politico con Hollande, malgrado quello che hanno detto i giornali italiani.

 E’ andato a Berlino, ma dalla Merkel, impressionata dal suo dinamismo, non ha ottenuto concessioni né sul 3% del deficit-pil, né tanto meno sul Fiscal Compact, purtroppo firmato a larga maggioranza sia a destra che a sinistra.  Ha detto: “rispetteremo le regole sulle quali ci siamo impegnati.”

Questo vuol dire che per 20 anni dovremo pagare un tributo di 50 miliardi l’anno, il che significa  per i tedeschi eliminare la concorrenza delle imprese italiane a beneficio di quelle germaniche.  I PIGS , i paesi dell’Europa Mediterranea, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia sono destinati a un futuro di sacrifici e di stenti.

Per questa ragione la sinistra del PD dovrebbe impegnarsi per raccogliere  150.000  firme per consentire alla lista Tsipras di presentarsi alle elezioni . Lo voteremo perché il suo programma è chiaro:

a)  Una lotta dura all’austerity

b)   No al Fiscal Compact

c)  Ha richiesto una conferenza europea sul debito, come si fece nel ’53 per consentire alla Germania di uscire dal disastro del conflitto.

Tsipras in Grecia ha lavorato duro contro la corruzione, sia dei partiti di destra che del grande  Pasok, socialista, e contro l’incompetenza economica dei deputati.

Si è scagliato contro la rapacità delle Istituzioni finanziarie internazionali che hanno gettato il popolo greco nella miseria.

Tsipras non è come Grillo, che si rivolta per protesta, ma costruisce positivamente piattaforme di proposte, canalizzando in energia positiva la sua richiesta di giustizia sociale,  per un’altra Europa, solidale verso i paesi del Sud.

 E’ un leader politico serio, che non dice come Renzi  tutto e il contrario di tutto, e crede ancora nel modello sociale,  la vera cifra dell’Europa, che la Destra  del PPE vuole smantellare.

sabato 22 marzo 2014

Ricordo di Carlo Muscetta - Nel decimo anniversario della sua scomparsa ( 22 marzo 2004)

La sua  vita, non è stata  come le altre, e può essere ripercorsa nella sua autobiografia “L’erranza” ( Sellerio 2009)
Antifascista della prima ora, quando studente al I° anno dell’Università di Napoli, si batteva in difesa di Benedetto Croce  contro chi lo denigrava: era  un padre ideale, con il quale era già in corrispondenza per i suoi studi su Francesco De Sanctis , pubblicati quando aveva appena  18 anni.
Anti colonialista, dopo un discorso contro la guerra in Etiopia al liceo dove insegnava a Molfetta,  fu oleato e perse il posto di insegnante.  Collaboratore della rivista di Bottai “ Primato” dopo aver vinto i Littoriali,  praticava la dissimulazione onesta , insieme a una nutrita schiera di antifascisti, come Jaime Pintor, Mario Alicata e An tonello Trombadori che scrivevano sullo stesso periodico culturale.
Il suo nome figura nel Museo della Resistenza in Via Tasso dove fu condotto per interrogatori musclés delle SS,  con Leone Ginzburg, in seguito al loro arresto nella tipografia di Via Basento, dove si stampava  clandestinamente “L’Italia Libera”, organo del partito d’Azione”. ( 22 novembre 1943). Ginzburg ne morì il 5 febbraio 1944.
Collaboratore della casa editrice Einaudi, fin dal 1940,  insieme a Leone Ginzburg e Jaime Pintor, si iscrisse al PCI nel 1947, dove si distinse per vivace spirito critico ,  sia negli articoli letterari pubblicati sull’Unità,  che in quelli sulla rivista “ Società”, di cui era stato nominato direttore nel 1953. Fino a manifestare  un’aperta dissidenza nel  1956 in occasione dei fatti d’Ungheria,  redigendo il famoso documento dei 101 , pubblicato poi in alcuni giornali europei, come “Le Monde”,  come il primo caso esemplare  di dissenso politico culturale rispetto all’Unione Sovietica.
 Collaboratore delle maggiori case editrici, dopo Einaudi, Feltrinelli e Laterza, è stato autore di acuti saggi critici, più volte ristampati, su G.G.Belli,  Boccaccio,  Leopardi,  Galilei e su scrittori contemporanei, come Leonardo Sciascia, Primo Levi,  o su poeti come  Umberto  Saba, grazie ai quali  nel 1963  vinceva la cattedra universitaria, per    insegnare  a  Catania, a Roma e alla Sorbonne Nouvelle a  Parigi, seguito e amato da molti allievi.
 Si ricordano anche le sue splendide traduzioni de “les Fleurs du mal”, di Baudelaire, ( ed. La Terza)   di Hugo, di Molière pubblicate  dalla casa editrice Il Girasole (Valverde).
 La sua ricca biblioteca  è stata donata al Centro Dorso, nel palazzo Viktor Hugo di Avellino, mentre il suo epistolario è custodito  nell’Archivio Capitolino a Roma, diretto da un suo allievo, Enzo Frustaci.  Quest’anno, in occasione del decennale della sua scomparsa,  si pubblica la bibliografia completa delle sue opere, l’inventario delle lettere,   strumenti bibliografici essenziali   agli    studiosi che di lui  vorranno occuparsi. Una prima tesi di dottorato sulla sua attività di critico è  già stata discussa all’Università di Siena,  da  Lorenzo Giustolisi, (relatore Romano Luperini)   ed  è ora in lettura, in vista di un’eventuale pubblicazione,  al Centro Dorso,  ora diretto da Sabino Cassese.
 Per ulteriori informazioni consultare il” Ritratto di Carlo Muscetta”,   atti di un convegno, editi dal Centro Dorso nel 2005 con numerosi contributi di vari studiosi e amici.  Tra gli altri un intervento di Nicola Caracciolo ricorda la sua attività di militante ecologico a Capalbio, contro le centrali nucleari.)
I figli, Mara e Sergio,  ricordano con rimpianto e con orgoglio i migliori momenti della vita familiare  e il dono  della sua presenza, sempre  dinamizzata  dalle sue boutades e dal  suo  magnifico senso umoristico.

lunedì 10 marzo 2014

Un Oscar per Matteo?

Ieri  Renzi ci ha dato una bella notizia: creerà l’authority contro la corruzione e la affiderà al giudice Cantone.
 Chi lo ha convinto a farlo? L’ex magistrato  Emiliano attuale sindaco di Bari, suo sostenitore e candidato alle elezioni europee?  Forse si.
Intanto nel codice penale Civati ha fatto introdurre il reato di auto riciclaggio. Perché la legge Severino sia completa  ora mancano solo  il falso in bilancio e riallungare  i tempi della prescrizione, rendendola impossibile dopo il primo grado di giudizio.
  Il sottosegretario Costa dovrà ingoiare qualche piccolo rospo, ma dopo tutti i regali fatti in passato al Cavaliere,  si deve meritare la sua poltrona…
 Bravo Matteo! Un punto al Signore! Piccoli boy scout crescono!....

b) Ma vuoi far vedere all’Europa come sei capace di fare i compiti a casa, senza che te lo dicano?
 Mercoldì    con  Padoan  dovrai presentare
 un pacchetto di riforme economiche : la diminuzione delle tasse  a chi guadagna fino a 1500 euro al mese.
Bene. Ma Angelino ha detto : “No derby per il cuneo fiscale fra lavoratori e imprese. Ottimo.
 Come fare allora  a trovare le altre risorse, perché i dieci miliardi previsti  non vengano divisi?
E’ molto semplice:  nella spending rewew bisogna ricuperare i 14 miliardi   messi in bilancio da Mauro per gli  F 35.   Pinotti,  nuovo ministro della difesa,  dovrà farsene carico: se no le pari opportunità  a che cosa servirebbero se le donne  facessero le stesse cose degli uomini?. Ora Pinotti non avrebbe altre scuse:
 c’è una novità importante, visto che  anche gli americani hanno detto che gli F 35 non sono così utili ed efficaci. Allora?

 c) Che cosa si può fare con 14 miliardi?
a) Metterne 4 per sanare il debito, (“per i nostri figli!”) . Così Oli Rehn la smette di fare il ragioniere e di chiedere un’altra manovra.
b)  Darne almeno 6 alle imprese per  fare investimenti e creare posti di lavoro: per la crescita.
c)  Te ne restano ancora 4 per la scuola, per  risanare l’edilizia degli edifici scolastici obsoleti, e rimettere in marcia l’economia con i poteri locali.

Matteo, così l’Oscar  te lo danno anche gli elettori del M5S : pentastellati d’Italia , unitevi!... Grillo!  Tu  torna a teatro, e “ facce ride”
Con Cantone all’authority, caro Matteo, potrai ricuperare, anche se non subito,  i 60 miliardi di euro che la Corte dei Conti ha contabilizzato per  la refurtiva dei corruttori e dei corrotti.  Anche noi li potremo mandare in galera, come ganno già fatto Francia e Germania,   per poterci  presentare nella nuova Europa  che uscirà dalle elezioni di maggio a testa alta.
 Dai, Matteo, le cose giuste tu le sai!   Lo vuoi prendere o no questo Oscar?


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  II° Grande bellezza, grande bruttezza, grande tristezza
Questa è una lettera per Paolo Sorrentino.
Ho visto il  suo film  su Canale 5 di Mediaset,  scanalando sulla  Tre, con  Ballarò, per soffocare gli sbadigli. Anche li  si parlava anche di Roma, a proposito della lite Marino- Renzi,  una città che ha un conto in rosso di  più 1 miliardo di euro!  (dovuto non solo ad Alemanno,  ma anche all’incuria finanziaria di Veltroni , che organizzava festival del cinema, ma che lasciava le strade piene di buche, non si curava delle periferie,  e dei problemi dei loro abitanti, che  si sentivano  totalmente abbandonati.
Più che rovine, macerie.
Non solo, ma  a Roma  tutti sanno che  non si respira per le polvere sottili, dovute al gran traffico, dove i mezzi pubblici non circolano con la frequenza dovuta, a causa del numero delle macchine private in giro ( niente car sharing, ma  una  sola persona  per  macchina)
Negli ospedali si aspetta per ore e ore su una barella, al pronto soccorso. Se vai a Piazza Navona in cerca di bellezza,  le chiese e le fontane non si vedono: la piazza è sommersa dalle  bancarelle. Un modo di arrangiarsi per sbarcare il lunario.
 Caro  Paolo Sorrentino,  scusami se non mi unisco al coro patriottico di soddisfazione per il premio Oscar al  tuo film.  Mi è parso una palla incomprensibile,  di una noia mortale, dove la contemplazione  della  grande bellezza si concentra su  una passeggiata  all’alba lungo il Tevere del personaggio interpretato da Servillo.  con la sua  maschera tragica,  una  faccia piena di rughe e  lo sguardo perduto.
Il suo monologo  sconvolge, perché lo fa  dopo aver partecipato  alla  festa.  Li abbiamo incontrati, gli altri, mentre sgambettavano al party, (un ballo  collettivo folle, più lungo di quello del Gattopardo di Visconti),   e da lì cominciava  già il nostro irrefrenabile sbadiglio…
Quando i fantocci  hanno finito  di ballare, e si ritrovano nelle loro case di lusso, non sanno di che cosa parlare e, pur stando in compagnia, sono  in uno stato di  totale disperazione solitaria . Non riescono ad essere persone,  non sanno parlare  di problemi comuni,  né di amore:  senza   appartenenza comunitaria.
 Hai commentato il premio Oscar che gli americani ti hanno dato (in un momento di follia, di cui a volte sono capaci), dicendo onestamente: “ Sono contento perché questo premio non era affatto scontato!”.
 Eri consapevole del fatto che il tuo era un  film anomalo, troppo lungo, con molte monache,  e senza  alcuna storia.
  Era in gara anche un film danese, pare molto bello!... Lo avevi visto, e magari pensavi di non meritarlo il premio?
Quando andrò a Copenaghen a trovare mia figlia le chiederò di andare a vederlo insieme: i cineasti danesi sanno raccontare le loro storie, (come hanno fatto nel bellissimo film “Italian for beginners”)  dove  i personaggi, pur vivendo in un paese più giusto, più civile,  meglio organizzato del nostro,  (vanno in bicicletta, non in macchina), studiano  l’italiano perché  hanno angosciose  tristezze familiari:  vite ordinate, le loro,  ma non particolarmente allegre,  e sognano la propria personale felicità   preparandosi , studiando la nostra lingua, al   prossimo viaggio in Italia, durante le vacanze!... Una grande occasione!...
 Caro Sorrentino, la prossima volta che fai un film ( pare che tu lo stia già  scrivendo, e  comincerai  a girarlo in primavera) ,  cerca di raccontarla  una storia,  di come vive oggi  la gente a Roma, dei problemi reali al quotidiano.  Anche la bravissima Sabrina Ferilli, indimenticabile interprete del film di Virzì, “Tutta la vita davanti”, potrà  meglio   esprimere una verità:  quanto sia difficile l’amore oggi per una donna ,  spesso senza lavoro, senza asili nido,  senza denaro in periodo di crisi. Quanto sia difficile sopportare   la rabbia e la  frustrazione dei maschi, che sono soliti  sfogarsi, magari con la violenza, fino a un   possibile   femminicidio. (sempre più facile prendersela con le donne!) 
E il personaggio più lucido del tuo film, più capace di autoanalisi , interpretato  da Servillo, potrebbe tornare ad esprimere tutte le frustrazioni che  vivono  anche gli uomini oggi nella città, dove, per andare a lavorare si impiegano almeno 2 ore, tutte in macchina, da soli, e altre due  per tornare. Magari per  dire, a fine giornata, di averlo perduto, il lavoro.

 Conclusione:  Il tuo film non mi  è piaciuto. 
 Soffre di un eccesso di retorica, un eccesso di  estetismo, di compiacimento nelle inquadrature, che pur essendo di  grande bellezza formale,  restano  insufficienti a scatenare emozioni.
 Risorse umane?  Solo fantocci, su un fondo di macerie, per  raccontare  solo la loro disperazione.
Va in giro,  e ascolta quello che ti dice la gente. Vedrai che il prossimo film sarà  più interessante.

domenica 2 marzo 2014

Svolta trionfale del baccalà!....

La squadra del sottogoverno è ineccepibile!
 Renzi ha nominato, su consiglio di Verdini, Enrico Costa come vice Ministro alla giustizia, (NCD)  e come sottosegretario l’ex magistrato indipendente Cosimo Ferri
 Aveva rapidamente rinunciato a nominare il magistrato calabrese Gratteri,( Un magistrato al governo non andava bene,- gli aveva detto Napolitano,  anche se Nitto Palma era stato invece al Ministero, e lui non aveva assolutamente eccepito).
 E ora, in Toscana ci si intende sempre, su consiglio della destra, Berlusconi ritorna al governo,  e non solo con Federica Guidi! Allo sviluppo economico, ma ha arraffato  anche la Giustizia!...
Il Ministro Orlando, che con Letta stava tranquillo al Ministero dell’ambiente,  aveva dichiarato di volersi servire di Gratteri come consulente,   essendo convinto di un’importante misura da introdurre nel codice penale, quella  di auto riciclaggio, e poi anche  del ripristino del falso in bilancio, cancellato dal Cavaliere.
  Quindi nel Cd:M si è vivamente  alterato quando si è visto affiancare al posto di vice ministro  l’autore di tutte le leggi vergogna, un vero regalo al Caimano.  Non solo: ma come sottosegretario è stato chiamato il magistrato indipendente Cosimo Ferri, “un tecnico”, come dice lui,  che ha scritto di persona tutto il lodo Alfano. I due sono stati imposti da Angelino Joli, perché  ora membri del suo partito, mentre  prima  avevano militato nel PDL .
 Per  Orlando  c’era solo da dare le dimissioni, per dignità: Renzi aveva praticamente annullato tutte le sue dichiarazioni di cooperazione con Gratteri.
C’è poi il caso Gentile. Questo Sottosegretario alle Infrastrutture è stato voluto anche lui  da Angelino Joli.  Non per niente è anche  indagato,  per minacce al Direttore di un giornale calabrese che voleva   denunciare in un articolo una  losca questione che riguardava  suo figlio.
  Non solo: ma in piena crisi internazionale sull’Ucraina,  Renzi non può che essere GENTILE con Putin, Attaccati come siamo alla canna del Gas russo, è giusto dargli, come a suo tempo   aveva proposto Gentile, il Nobel per la Pace.  Del resto non lo dicevano anche i Romani: “ Si vis pacem para bellum”?  E così fa il nuovo Zar, con la pistola posata sul tavolo per difendere i russi di Crimea dalle aggressioni di ucraino.
In questa situazione che cosa potrebbe fare la povera  Mogherini  a neo ministra di bella presenza all MAE, se non contattare durante il week-end di riposo, i suoi colleghi ministri degli Esteri in Europa, che hanno la fortuna di essere energeticamente indipendenti dalla Russia? ( La Francia perché ha il nucleare e la Germania con i paesi del Nord,  hanno tutti  le energie rinnovabili?)
 L’Ucraina brucia, ma l’Europa nel week end non ha fretta!. Si occuperanno  della questione domani, lunedì.

2) “ Lasciatelo lavorare in pace!- ha detto a Lilly Gruber lo psicanalista Crépet-  Non siete generosi a criticare Renzi  prima che abbia cominciato a realizzare il programma. ! E vedrete, con l’aiuto del mio libro” riuscirete  a trovare la felicità! .”( pubblicato da Einaudi)  ( Io da lui non mi farei curare nemmeno un callo!...)
E se filosofando anche Cacciari è d’accordo con lui, contro l’ipotesi di un governo di centro-sinistra, messa in campo dall’esitante  Civati e da Vendola,  ( roba vecchia, da XX° secolo), siamo tranquilli!.. Al governo psicanalisi e filosofia uniti nella lotta a dare consigli giusti. Soprattutto perché potrebbero coinvolgere i grillini sulla questione degli F35, e magari alle prossime elezioni europee come Presidente della UE  voterebbero Tsipras e non Martin Schultz.

3) Il baccalà è  nel frattempo arrivato anche  in Europa !... Finalmente ( io avevo detto che di problemi del continente  non ne capiva niente, ma avevo torto) Ora, contando  sui consigli di D’Alema e della sua Fondazione “Italiani Europei” ,Renzi ha iscritto al PSE tutto  il Pd, condannando Fioroni e Bindi, che non volevano morire socialisti, a prendere l’olio di ricino!
 Martin Schulz, che prima di essere socialista è d’abord  tedesco,     è il candidato PSE alla Presidenza  al posto  di Barroso....
E’ rimasto incantato dalla dichiarazione del nostro puledro di voler tener i conti in ordine “ non perché lo chiede l’Europa, ma per dare dignità ai nostri figli”!.
” E’ lui che dà speranza all’Europa, con le sue riforme!” ( elettorale, istituzionale, jobs act per il lavoro, fisco, e restituzione di denaro alle imprese” – ha detto Schultz.
 Si tratta di un programma da 100 miliardi di euro : ma  tutti si chiedono: dove li prende?    Martin non lo sa e  purtroppo non  è al corrente del pasticcio renziano con le nomine di sottogoverno,  e tutti i congrui  regali fatti al Caimano. ( Non sa nemmeno che Matteo, quando era piccolo faceva il boy-scout,  e che era un bambino vestito da cretino!..).
 Prendiamo per esempio il caso dei processi ai corrotti: nel Regno Unito in carcere, ce ne sono 6500, mentre in Italia solo 48…Perché? Grazie alla prescrizione lunga, introdotta dal viceministro Costa,  quando  operava nel PDL i ladri corrotti circolano nella penisola  impuniti, e vengono perfino eletti in Parlamento…alla  comoda ricerca della felicità,  promessa da Crépet nel suo libro.
. E all’erario mancano 60 miliardi di euro della loro refurtiva, (come ha registrato la Corte dei Conti).
 Nella nuova squadra renziana al sottogoverno ci sono 4 inquisiti del PD: ( Bubbico,agli  Interni, Barracciu ( alle attività culturali)  De Filippo (  alla Salute) e Del Basso De Caro ( ai Trasporti).
 Ma non poteva mancare nemmeno il simpatico Lupi, ministro delle Infrastrutture per il NCD.

 3) Per nostra fortuna c’è un governo parallelo all’Ministero dell’Economia ( Con ‘Padoan, Ministro, Burlando vice ministro, Baretta, sottosegretario). Purtroppo non potranno collaborare col Ministero della Giustizia per ricuperare i miliardi della corruzione,( visto il ritorno alla grande  del  cavaliere.
 Ma se dessero un’occhiata al libro di Livadiotti (pubblicato da Bompiani) “Ladri , evasori  fiscali e i partiti che li proteggono”), troverebbero i nomi e i cognomi di 518 Paperoni, che vivono da nababbi, pur avendo denunciato al fisco solo 20.000 euro l’anno).
 Mica per niente: non solo per mettere i conti in ordine, ma anche per  diminuire l’Irpef a chi le tasse le ha sempre pagate,dare l’assegno di reddito minimo ai disoccupati,  la pensione agli esodati e restituire i soldi alle Imprese da parte della P.A.).
Si, se Matteo,  fatte tutte le riforme di cui ha parlato con Schulz e che ha promesso  agli italiani, vorrà evitare di rompersi le scatole con Alfano fino al 2018, ma andare a votare al più presto, come desidera Berlusconi, probabilmente lo farà vincere.
 Ma ha già detto:” Se fallisco sarà tutta colpa mia. Ci ho messo la faccia.  DI BACCALA’!….
 Il   problema è che, se anche non darà la colpa ad altri, come ha sempre fatto il Cavaliere, noi italiani, che siamo già in rovina, andremo definitivamente a picco.

Postilla sulla svolta: un referendum per cambiare verso!


Dopo  le nomine al sottogoverno,  e la rinuncia al nome di Gratteri come Ministro della Giustizia,  è apparso evidente che Renzi è ostaggio di Alfano, che per certi versi nella sua  linea politica continua  con quella  del PDL: in caso di nuove elezioni ravvicinate si alleerebbero di nuovo, e il PD perderebbe.  Nella  squadra  renziana restano ancora 5 inquisiti, di cui 4 piddini  e Lupi. Ma c’è un altro fatto ancora più grave : la nomina di Costa e di Ferri alla Giustizia,  sono molto, anzi  troppo  funzionali al Cavaliere.
 Cosa si può fare allora?  Non  resta  che  tornare alla democrazia dal basso, partecipativa e non rappresentativa. Come?  con un referendum sulla  legge contro la Corruzione, che il governo, così com’è strutturato, non sarebbe in grado di integrare, malgrado la fretta di Renzi di uscire dalla palude.
Dopo le sue dichiarazioni per la lotta alla Mafia SPA,  in risposta alla lettera di Saviano, Renzi dovrebbe convincersi che l’altra faccia della medaglia è la corruzione,  con una legge efficace che completi quella Severino, del novembre 2012,  per migliorarla e renderla veramente utile sul fronte della repressione dei colpevoli , soprattutto  per poter ricuperare all’erario la refurtiva dei loro patrimoni (60 miliardi di euro) . Questo è vitale per il paese, proprio  come recuperare i capitali  mafiosi,  largamente affluiti nelle ’industrie del Nord,   bisognose di  liquidità bancaria in tempi di crisi. ( Gratteri lo sapeva che la Ndrangheta si era arricchita dando alle imprese i suoi capitali  accumulati con  la vendita della droga, con l’usura ecc. per compensare la mancanza di credito bancario).
                                 ***
Allora dovremmo  chiedere una nuova legge anti-corruzione.

A) Perché ce lo ha ripetutamente chiesto l’Europa
B) Perché  gli stranieri non verrebbero mai ad investire in un paese dove la  concorrenza sarebbe sleale.
C) Perché la legge Severino  non è completa .

Che cosa le manca?
Come dice il magistrato Raffaele Cantone sull’Espresso, non è stato possibile, al tempo del governo Monti, inserire 3 punti  cruciali:
1) Il ripristino della legge sul falso in bilancio, cancellato nel 2001 dal Cavaliere.
2) il delitto di auto riciclaggio per punire chi ha investito i proventi delle mazzette ricevute
3) Correggere la prescrizione breve, e allungarla,  come era  prima del 2003.  Anzi, meglio,  fare come in Europa:   dopo il  primo grado di giudizio,  bloccarla al secondo e al terzo perché i processi possano continuare fino alla punizione dei corrotti  colpevoli e al recupero della refurtiva,  per poterla spendere in beni e servizi sociali ( assegni  di reddito minimo garantito, scuole, nidi, jobs act, soldi alle imprese e investimenti nella cultura e nel patrimonio.)

E’ così che in Germania ci sono 8500 corrotti in carcere, in Francia 6500, e in Italia, invece, solo 14.
Occorre poi nominare un Authority contro la corruzione, che per ora esiste solo sulla carta: mai nominata, e  resa effettiva.
 Escludiamo che questo Parlamento, così com’è, pieno di corrotti inquisiti, possa fare rapidamente  una legge seria,   vitale sul piano della legalità politica e sul piano economico.
 Se Renzi non vuole continuare a essere un ostaggio –baccalà di Alfano, se vuole che il cambiare verso non resti uno slogan,  ma si traduca  in misure efficaci per far dimettere Costa e Ferri al primo sgarro, noi cittadini potremmo aiutarlo, raccogliendo le firme per un referendum sulla legge anti-corruzione con 4 quesiti:
( authority, falso in bilancio ,auto riciclaggio, e prescrizione lunga, bloccata al primo grado di giudizio.)
 Grillo si attivi in questo senso, invece di continuare a dire sempre di no, alleandosi con Di Pietro, un autorità in fatto di referendum, con Sel, e con le minoranze del PD. Gli elettori del M5S sarebbero utilissimi! E noi cittadini  torneremmo brillantemente ad agire per la democrazia diretta,  non solo per eliminare gli inquisiti dal sottogoverno,  e dal Parlamento, ma per  uscire dalla palude economica, se Renzi al governo, malgrado  il suo vistoso ’aumento di popolarità,  non ce la dovesse fare