lunedì 18 febbraio 2013

Perché votare Ingroia alla Camera e Vendola al Senato.

Si, io farò così e faccio propaganda in questo senso:  in Toscana, dove vivo, molti sono d’accordo, dopo l’esplosione della nuova Tangentopoli, finanziaria e manifatturiera.
Proverò quindi a elencare le ragioni della scelta:
1) la Legalità al primo posto:  glielo rimproverano come il suo mantra. (Lo fa anche Susanna Turco sull’ultimo numero dell’Espresso)
Ma Ingroia  ha ragione!...Solo stabilendo per legge la confisca dei beni acquisiti illegalmente, sia dai mafiosi sia  dai corrotti   che  dagli evasori  fiscali ( 400 miliardi di euro), saremo in grado di mettere in atto quelle politiche a favore del lavoro, col reddito minimo garantito ai disoccupati, per le quali occorrono capitali. ( per es. il piano generale  di riassetto idrogeologico del territorio, la ricostruzione delle scuole e degli ospedali obsoleti ecc.) Questo per cominciare a   ridurre la disoccupazione.
Maroni da Ministro degli Interni ha confiscato beni alla Criminalità organizzata per 25 milioni di euro: ma ha detto che quello è stato solo un primo passo. E ora che la Ndrangheta  è arrivata al Nord, in Lombardia, il motore della economia del paese, bisogna assolutamente continuare.
Perfino Veltroni ha ricordato, nel suo ultimo articolo su Repubblica,  la priorità  assoluta della lotta alla mafia, ai corrotti e agli evasori, visto che miliardi di euro ricavati dai profitti della droga sono stati riciclati  in pizzerie, ristoranti, supermercati, negozi di abbigliamento: e questo succhia al paese miliardi di prodotto interno lordo.)
 Perché Bersani non ha risposto a Ingroia quando gli ha proposto un incontro? Eppure le sue proposte sono vitali per il nostro paese!...
2) Lo voto perché vuole abolire completamente la legge Fornero sulle pensioni, (a 67 anni)  estesa anche a quelle dei dipendenti  pubblici, che ha generato 350.000 esodati, (rimasti senza stipendio e senza pensione)  Il Pd vuole solo correggerla.
3) Voto Ingroia perché cancella completamente la spesa per gli F35, che invece il PD vuole solo ridurre ( 35 miliardi di euro) Di che avviare a soluzione il problema degli esodati!...
4) Voto Ingroia perché non solo vuole fare una legge sul conflitto di interessi ma anche cancellare completamente la legge Gasparri sulle telecomunicazioni, e farne una nuova.  Indispensabile per salvare l’art. 21 della Costituzione. ( Il Pd potrebbe consentire, se non se ne occupa Gentiloni)
5)  Ingroia vuole  un’altra politica industriale eco-compatibile, e per questo ha fatto propria la proposta di Bonelli per lo sviluppo della green-economy, non solo per le imprese che producono pale eoliche e pannelli solari, ma anche per i trasporti pubblici, i treni regionali che possano facilitare la vita ai  pendolari e ai turisti)
Al riguardo per quanto riguarda Finmeccanica, invece di farle produrre  armamenti. come ha voluto finora  Orsi,  favorito dalla Lega, privilegiare invece, come vuole Pansa, le industrie dei trasporti e dell’ energia.
6) In materia di etica e diritti civili è favorevole al matrimonio tra coppie omosessuali e a favore dell’adozione. (cfr. Obama negli Usa, Hollande in Francia, Cameron in G.B.)
Il Pd è solo per una legalizzazione delle coppie di fatto, per i diritti  civili di assistenza, di eredità ecc.)
7) è per il Centro-sinistra perché in Lombardia vota Ambrosoli, consapevole che è il solo modo per impedire che Bersani sia costretto ad  allearsi con Monti (una vera tragedia per tutti) Grazie al voto disgiunto della Borletti Buitoni e di Oscar Giannino, questo sarà possibile.
Speriamo nelle tradizioni della borghesia lombarda.
8) Voto Ingroia perché è contro la politica dell’austerità, che col Fiscal Compact nella Costituzione ci condanna per 20 anni a manovre intollerabili in tempi di crisi.
Gli danno ragione, Olhi Rehn, Hollande, che ha dichiarato il 2013 una data impossibile per la parità del bilancio, data la crisi, e a leggere sull’Espresso  una intervista al  ministro delle finanze tedesco Schauble,  appare ora convinto che l’austerity ammazza lo sviluppo, e si dice favorevole a una nuova Europa Federale, con un vero bilancio e delle misure comuni in materia bancaria e fiscale.(revisionando tutti i trattati). Meglio tardi che mai.   Ha visto Bersani ed è d’accordo con lui.
9 Voto Ingroia  perché  ha  detto  di trovare  inaccettabile che  lo Ior voglia eludere i controlli anti riciclaggio sui capitali di origine sospetta, da parte delle banche italiane e di Banca Italia.
Per quanto riguarda i rapporti con il Vaticano e  la politica  di trasparenza  dello Ior si fa presente che il segretario di stato Tarcisio Bertone ha modificato radicalmente la legge voluta dal Papa Benedetto, favorevole alla linea dell’anticiriclaggio voluta in Europa, con ispezioni autonome della Banca d’Italia. Infatti
a)  Ha sostenuto che le ispezioni debbano essere autorizzate dal Vaticano, negando loro il diritto all’autonomia.
b)  ha negato la tracciabilità dei flussi finanziari dallo Ior all’estero, e i nomi degli intestatari dei conti correnti fino al 2011.
3) ha fatto transitare estero su estero, sui conti di Deutche bank o di J.P. Morgan,  senza passare dalle banche italiane anche il miliardo di euro che i nostri cittadini versano per l’8 per mille alla Chiesa. E se sono misti a capitali sporchi?
 ( Si ricorda che Ettore Gotti Tedeschi si era dimesso perché contrario a queste modifiche radicali  da parte di Bertone,  e favorevole alla  legge voluta dal papa per la trasparenza.)
Solo ora è stato nominato un altro banchiere, il tedesco Von Freyberg,  a capo dello IOR, voluto  fortemente dal Papa.
Quindi è a lui che il capo del prossimo governo italiano dovrà chiedere il rispetto di una nuova eventuale  legge, proposta da Ingroia : un testo unico  anti-riciclaggio, per impedire che le tangenti ottenute  dalle Imprese con la corruzione vadano all’estero, anche tramite lo Ior, un paradiso fiscale nel centro di Roma,   come pure vada all’estero  il miliardo incassato dalla Santa Sede grazie all’8 per mille.
Pensiamo che Ingroia  se sarà eletto in Parlamento, come appare dalle piazze e dai cittadini che incontra,  potrà meglio di Monti, aiutare il centro-sinistra a  realizzare una nuova normativa al riguardo. Queste sono riforme veramente utili.
  E se il centro-sinistra sarà d’accordo con le sue proposte di legge,  il paese potrebbe veramente cambiare. E anche i 5 stelluti  eletti in Parlamento potrebbero schierarsi a suo favore, qualunque cosa Grillo ne pensi.
                                                                                             ***
II°)
Al Senato dico  no a votare  Grillo, innanzitutto perché, invece di parlare, urla. ( E tanti hanno urlato in Italia prima di lui,  soprattutto Bossi, negli anni Novanta, mentre personalmente  preferisco la parola  calma e ragionante).
 E poi  gli dico no,  per i suoi  7 tipi di ambiguità.
        a)    Vuole uscire dall’euro e dall’Europa, esattamente come Berlusconi.  (mentre noi lottiamo per un’altra Europa federale, con un bilancio più vasto, e poteri bancari, fiscali e politici più forti, come gli USA)
b) Dice che la mafia non esiste, e i grillini eletti danno in Sicilia i soldi dei rimborsi elettorali alle PMI, senza informarsi se sono mafiose o no.
c) Non vuole magistrati in politica, e ne ha paura perché gli hanno intentato 80 processi. Un corto circuito con Berlusconi, molto pericoloso, una  marcia  comune contro i palazzi di giustizia.
d) Sposa la protesta e la rivolta sociale contro gli abusi della casta Ma sono i magistrati che finora sono riusciti a portarla alla sbarra.  E  se dice di essere  contro l’illegalità, perché non accetta il programma della confisca dei beni illegalmente acquisiti,  dei mafiosi, dei corrotti e degli evasori fiscali , come sostiene Ingroia, negandogli una possibile alleanza, almeno su questo punto? Teme per la sorte delle  proprie  ricchezze accumulate? Ma lui non è mafioso, corrotto ecc.   Gli chiedo:  è  per caso un evasore o le tasse le ha  sempre pagate?
e) Raccoglie voti a destra e a sinistra: e allora  non avremo  alla fine un Parlamento confuso,  consociativo,    secondo le nobili tradizioni italiane, da Agostino Depretis fino al Giulio Andreotti della solidarietà  nazionale,  per arrivare alla mggioranza composita del Governo Monti?
 Se è vero che porterà a votare gli indecisi, bisognerà vedere poi  se  potrà assicurare una guida coerente  alle persone perbene che  saranno elette  in Parlamento nella lista a 5 stelle..  Dai loro CV non sembrano  giuridicamente molto qualificate  per operare correttamente sul piano legislativo..  Come farebbero a governare un paese allo sfascio?
Grillo è  autoritario e non accetta critiche dai suoi seguaci. Penso che non  possa essere  una guida coerente, anche se non si candida. Ma  guai se  la lista dovesse stravincere e  riportare un premio di maggioranza.
Sarebbe veramente  preoccupante.Si dovrebbe subito tornare alle urne.
 Torni al teatro: e verremo ad applaudirlo tutti.
 Conclusione:
Al Senato voterò Vendola, perché non promette favole, ma affigge tutti i risultati economici e politici realizzati  come Governatore della Puglia:
a) E‘ la seconda regione d’Italia, dopo la Lombardia, per il prodotto interno lordo (Lo ha detto perfino Monti, a lui contrario, durante la tappa pugliese  della sua campagna elettorale.)
b) Ha realizzato un piano energetico fondato sulle rinnovabili (pale eoliche e pannelli fotovoltaici), gettando le basi per una green economy)  per  il quale è stato premiato a Berlino.
c) Ha incentivato la ricerca e l’innovazione  detassando le imprese impegnate in tal senso
d) ha riparato l’Acquedotto pugliese, che prima era un colabrodo, favorendo lo sviluppo di un’economia agricola biologica
e)E’ favorevole alla Tav Napoli-Bari,  cruciale per lo sviluppo di tutta un’area fin qui esclusa (passando per Avellino e Benevento), ma non  l’accetta in Val di Susa, dove il traforo delle montagne, piene di amianto, potrebbe nuocere alla salute dei cittadini.
f) ha investito soldi regionali nella scuola, nella formazione professionale e nel diritto allo studio con borse per i meno abbienti: la scuola, stravolta dai tagli della Gelmini e del Governo  Monti, essenziale per poter trovare e ritrovare lavoro, per tutelare gli insegnanti che le dedicano la vita.
g) Vuole  che  Finmeccanica  operi su un piano civile (energia e trasporti) e non esclusivamente su quello militare (con gli elicotteri Agusta).
h)  Si batte per il matrimonio gay, chiedendo ai cattolici di non volerlo privare di un diritto alla felicità di cui loro  già godono.
 Ha sbagliato quando nel 1998 ha silurato, insieme a Bertinotti,  il governo Prodi, facendolo cadere per un solo  voto negativo?  Si, forse: ma ricordiamo che la principale responsabilità del fatto si deve ascrivere all’allora Governatore di Bankitalia, Fazio, il quale  mise  tutti gli ostacoli possibili al governo per le misure sociali che R.C. riteneva indispensabili per il suo  elettorato. Al riguardo avevo scritto un articolo: Fazio fazioso!, pubblicato anche  sull’Espresso.
 In ogni caso  Vendola ha già dichiarato che  potrebbe ravvedersi in futuro votando Prodi alla Presidenza della Repubblica, cosa  che anche io personalmente auspico.

domenica 10 febbraio 2013

70 esimo anniversario della battaglia di Stalingrado


Quando ero a Mosca come lettrice d’italiano all’Università, avevo avuto una conversazione  con Tanja Sciaumian, nipote di un bolscevico ucciso nel 1920 dall’armata bianca a Bakù, la cui famiglia era poi stata perseguitata dalla polizia di Stalin.

-          Si sapeva che gli errori vistosi di Baffone come l’assassimio del maresciallo  Tuchacevski nel 1937  e dell’agente del Komintern Sorge in Giappone nel 1939,  gli avevano impedito di predisporre i necessari strumenti di difesa del territorio.  Stalin si sentiva garantito dal  famoso Patto di acciaio, stipulato da Molotov e da Von Ribbentropp,   che aveva permesso all’Urss di impadronirsi di Estonia, Lettonia e  Lituania e di attaccare la Finlandia, ma non aveva capito  che non  avrebbe affatto  impedito  a Hitler di scatenare   il suo vero piano: l’attacco all’Urss e l’avanzata dell’esercito tedesco fino al Volga, con  la distruzione delle fabbriche di trattori, della centrale elettrica di Stalingrado  e centinaia di migliaia di morti.

Lo Stato c'era, - dicevo io - ma dov'era la Rivoluzione ?   Tania si era messa  a ridere.

-          A pensarci bene  invece  qualcosa era cambiato, rispetto all'era tsarista: tutti i cittadini sovietici erano stati sollecitati  a diventare dei "Vasia", dei Giuda-delatori, per facilitare il compito dei poliziotti. Un sistema ultra-perfezionato di sorveglianza sui “nemici del popolo”.  E a questo gli tsar non erano arrivati. 

Invece  il sistema delle false confessioni sotto tortura era già stato inventato dalla Terza Sezione della polizia tzarista..  Era Strelnikov, lo specialista,  e nel ’37  venne messo in atto con le famose purghe contro i nemici del popolo, soprattutto alla fine di quell ’anno.   

-          “ La città che porta il mio nome non deve cadere”

 Fu questa la parola d’ordine proclamata da Stalin all’inizio dell’assedio di Stalingrado, e non solo l’armata rossa ma tutto il popolo avevano combattuto eroicamente  nella difesa della città, per tener fede a questo  slogan, fra l’estate del 1942 e il febbraio del ’43.

 E proprio  nell’estate del ’42  mio padre ci aveva portato in vacanza a Giaveno, in Piemonte, a poca distanza da un luogo dove Benedetto Croce e la sua famiglia erano in villegiatura. Don Benedetto stava scrivendo un saggio contro il marxismo, ma disse a mio padre,  andato da lui  in visita,  che per ora non l’avrebbe pubblicato.

” I sovietici stavano  combattendo  troppo bene a Stalingrado per fermare gli orrori nazisti!”

 Non solo Don Benedetto ma  tutto il mondo occidentale democratico era stato  in ammirazione  a fronte degli eroici  sforzi bellici  dell’Armata Rossa, al momento dell’invasione tedesca in tutta Europa, e così migliaia di militanti antifascisti. E l’offensiva finale  con l’accerchiamento delle divisioni tedesche a nord e a sud della città  avrebbe invertito le sorti del conflitto a favore dei russi e degli occidentali.

Il solo a non  condividere l’esaltazione di Stalin  era uno scrittore russo  ebreo, corrispondente militare a Stalingrado, Vassili Grossmna.

 

                                                                                   ***

Nel 1965, quando ero a Mosca,   non ero ancora al corrente del  suo grande libro, “Vita e destino”,davvero singolare. Non circolava, nemmeno in samizdat,  perché i  manoscritti erano stati confiscati dal KGB nel 1962.

Scritto prima del Dott. Zivago, durante e dopo la sua pubblicazione in Italia, era stato  considerato molto più pericoloso del romanzo di Pasternak.  Se la rivista Novyj Mir ne aveva rifiutato la pubblicazione, Zivago non era però mai stato sequestrato. Invece  la rivista Znamia, alla quale Grossman aveva spedito il  suo manoscritto, aveva addirittura avvertito la polizia, segnalando la necessità  urgente di una confisca, per impedire che il testo, estremamente pericoloso,  fosse dato in lettura a parenti o amici. (La stessa sorte sarebbe toccata a”L’arcipelago del gulag” di Solzenytzin, nel 1973

 

 Eppure Grossmann, autore  di un romanzo sulla storia di un operaio,” Stepan Kolttchougine”,  non aveva mai dato ragioni di preoccupazione ai poteri burocratici di controllo culturale. Era infatti perfettamente conforme alle regole del realismo socialista, tanto da essere sponsorizzato da Gorki,   (1936-41),

Grande ammiratore di Tolstoj,  Grossman voleva scrivere una grande opera,  sull’esempio di Guerra e pace, un affresco della società sovietica, attraverso la storia di una famiglia e delle sue ramificazioni. 

Nel 1952 aveva pubblicato il primo volume “ Per una giusta causa”, e subito dopo si era messo a scrivere il secondo: “Vita e destino”.

 Il suo romanzo, scritto con nomi inventati, non da documentario, non avrebbe mai potuto essere pubblicato: così gli aveva detto un personaggio del Comitato Centrale, consigliandogli di consegnare tutti i manoscritti alla polizia, inviata per la perquisizione. Questo nonostante il disgelo e il XX° Congresso  dove Nikita Krustciov  aveva denunciato i crimini di Stalin.

Grossman sarebbe purtroppo  morto di cancro nel 1963, addolorato per il sequestro del suo libro maggiore. Ma aveva per fortuna  scritto un altro testo “Tutto passa”, in cui aveva ripreso gli stessi temi di “Vita e Destino”.

                                                                         ***

Perché il libro era stato  avversato come un pericolo?

 Fra il 1949 e il 1953 Grossman  era un ebreo in crisi:  aveva assistito allo scatenamento di una vigorosa campagna anti-semita e all’arresto di alcuni ebrei,  bolsceviki convinti, una campagna che si era conclusa nel 1953  con il  famoso processo  ai medici “avvelenatori”, i camici bianchi.

Era stato anche  giornalista militare, prima a Stalingrado, durante l’assedio,  e poi aveva seguito l’Armata rossa fino in Germania, al campo di concentramento di Treblinka, e ne era rimasto sconvolto. Nel suo  romanzo c’erano ampie tracce del suo lavoro di reporter di guerra, e perfino un capitolo in cui immaginava la morte di ebrei a Treblinka, con i loro bambini, nelle camere a gas, “per fare la doccia”…

 Era rimasto colpito  dalla  similitudine della  realtà concentrazionaria, in Germania e in Russia, e aveva deciso di ripensare alla storia del proprio paese dopo la Rivoluzione, alla luce sinistra del lager  della Treblinka e  dei gulag della Kolyma, dove c’erano lagers di sterminio,  sia pure senza camera a gas.  Era ossessionato da una domanda:  perché l’Avvenire radioso socialista aveva avuto gli stessi esiti del demoniaco Walalla?

Grossman sapeva che  a Stalingrado l’esercito tedesco era stato vincitore sul Volga, e   le SS avevano addirittura potuto organizzare sui territori occupati  dei lagers con i prigionieri di guerra, ma   Baffone   aveva poi  potuto ascrivere a sé stesso il merito patriottico della  resistenza  nella città assediata e della vittoria finale, grazie all’offensiva. Finiti i sogni dell’Internazionale! Era venuto il momento di uccidere gli invasori tedeschi, e  difendere la patria, per  il socialismo in un solo paese.

A Stalingrado, i due regimi, nazista e stalinista, apparentemente antagonisti, finivano per  specchiare l’uno nell’altro  molte somiglianze: la catastrofe sarebbe stata  certamente per i vinti. Basta leggere le lettere laceranti dei militari tedeschi alle loro famiglie, mai pervenute,  rimaste chiuse negli archivi di stato nazisti a Berlino est,  e pubblicate solo  dopo la caduta del Muro.

Ma sarebbe stata  anche una catastrofe per i russi vincitori, perché, .dopo aver consolidato nei  gulags,   lo sfruttamento dei detenuti, (contadini, operai, intellettuali  e  bolsceviki oppositori),  utilizzandoli  gratuitamente per i lavori pesanti   (estrazione mineraria, di oro, carbone e petrolio, costruzione di infrastrutture ecc.), Stalin, proprio nel decimo anniversario della vittoria a Stalingrado, nel 1952-53,  si sarebbe lanciato nella sua campagna anti-semita.

”Il lavoro rende liberi”, diceva un cartello ad Auschvitz, e alla Kolyma il lavoro si perfezionava con lo stachanovismo produttivo, cioè con lo  schiavismo convinto  dei detenuti,   in  omaggio  glorioso al  compagno Stalin.

                                                                            ***                                                                          

Molto significativo nel romanzo un dialogo fra due comunisti prigionieri in una miniera di carbone, Abartciuk e Magar: il primo pensa  che il suo arresto  sia stato un errore, un dettaglio, che non avrebbe mai potuto inficiare il grande progetto di palingenesi sociale di Stalin e del Partito, nei quali continuava a credere, mentre il suo ex-maestro Magar nutre al riguardo profondi dubbi. E’  invecchiato, molto malato e si trova all’ospedale del lager, accanto a un altro detenuto, già morto.

“Noi la libertà l’abbiamo schiacciata, e senza libertà la rivoluzione proletaria non esiste. I comunisti si sono creati degli idoli, sono diventati nazionalisti, se la sono presa con i contadini e con  la classe operaia e finiranno come la Lega dei Centurioni neri, con i pogroms!..”.

- Tu stai delirando – gli risponde l’altro- Smettila!

- No, non deliro. E se non possiamo vivere da rivoluzionari, meglio morire! –

L’indomani Abartciuk porta su uno slittino un bidone di latte per il suo amico. L’infermiera, guardandolo gli dice: - Non potrà più berlo il latte. Stanotte si è impiccato.-  ( cap. 40,  pag. 178-79,   ed francese (Juillard, l’Age d’homme” 1980)

                                                                              ***

                

2) Sorprendente poi la conversazione fra Liss,  il capo delle SS responsabile del lager approntato in Ucraina, rappresentante di Himler, ministro degli Interni a Berlino,  e il  detenuto bolscevico Mastovskoj.

Liss, tedesco di Riga, parlava bene russo e non aveva bisogno di interpreti. Si era fatto portare  in ufficio il bolscevico per interrogarlo, ma invece delle domande, con eventuali torture, si era lanciato in  strane affermazioni:

“Noi siamo un gioco di specchi: quando Ezov, capo della polizia sovietica, nel ’37 ha messo nel lager come nemici del popolo  i comunisti tedeschi scappati dalla Germania, ha anticipato quello che avrebbe poi fatto la Ghestapo nei nostri lager. Ci sono sulla terra due  grandi rivoluzionari: Hitler e Stalin, ed è nella Notte dei grandi coltelli che Stalin  ha trovato  l’esempio per le grandi purghe del ’37.  E anche le leggi razziali contro gli Ebrei, che voi tanto deplorate, presto ci saranno anche da voi: sono molto colpito dal vostro odio per la giudeità.”

  Il bolscevico taceva, ma pensava che Liss  stesse dicendo il vero.

  E il capo SS continuava:” Il nazionalismo è la sola vera forza nel XX° secolo, l’anima del nostro tempo: e voi, con il Socialismo in un solo paese avete realizzato la suprema espressione del nazionalismo”. ( ibidem, p.378)

                                                                          ***

 Anche  Varlam  Shalamov  avrebbe raccontato la vita nei gulags sovietici, nei suoi  Racconti della Kolyma,  cominciati nel 1954,  descrivendo  il funzionamento della Carriola, al giacimento Partizan nella   miniera d’oro.

( I racconti della Kolyma, Einaudi, Torino, 1999, II° vol. pp.1138-1155 )

Aveva scritto il racconto dopo aver letto una lettera al Compagno Stalin del movimento stachanovista della Kolyma, dove i firmatari,  entusiasti della sua  propaganda, raccontavano come avevano quintuplicato la produzione del prezioso metallo. ( ibidem, nota, p.1155)

Shalamov era un militante trozkista, che aveva manifestato contro Stalin fin dal 1927, era stato più volte internato nei campi, estraendo  anche carbone, e solo nel 1956 era stato riabilitato.

Aveva cominciato a collaborare con la rivista Moskvà e poi con la Znamia, dove vennero  publicate le prime poesie. che poi sarebbero  apparsi  in  vari volumi negli anni successivi.

 Ma “I racconti della Kolyma sarebbero stati pubblicati in russo a Londra  nel 1978,  e poi anche  a Parigi, nel 1980, con un’introduzione di Siniavsky, mentre  sarebbero apparsi  a Mosca solo nel  1991. nove anni dopo la sua morte (1982)

Dopo le grandi purghe del '37, gli arrestati in base all'articolo 58 della Costituzione, con l'accusa di Trotskismo e Zinovievismo, venivano addetti alla Carriola, che, nel 1938,  in assenza di bulldozer e di  escavatrici meccaniche,  giunte solo più tardi,  durante la guerra, doveva garantire il funzionamento dell'estrazione dell'oro  nella miniera. Estrazione gratuita, naturalmente, com lo era quella del carbone, o del petrolio. Bisognava spingere la carriola fino in cima. I criminali comuni  ne erano esentati. Erano soltanto  i "social-traditori" politici a farla funzionare. E morivano come mosche, da lei schiacciati,  perché,  affamati e deperiti,  non avevano la forza di trascinarla col corpo fino alla piattaforma in alto. ) (Op.cit. , II° volume, p.760, e  poi “La Carriola”, II° vol. p.1138 - 1154).

Due testimonianze di vita vissuta: Grossmann e Shalamov  racccontavano, meglio di un libro di storia, quello che era accaduto nel paese. Il Termidoro staliniano, la fine della Rivoluzione,  sulla pelle dei russi.

Col suo libro, pubblicato in Francia solo nel 1980, Grossmann era arrivato alle stesse conclusioni del cineasta ebreo  di Leningrado, Schtorm, nel suo documentario “ Il Fascismo consueto”, che avevo visto a Mosca, insieme a Tania Sciaumiàn,  nel 1960, durante il mio primo soggiorno, quando ero  borsista ufficiale del Ministero degli esteri, per continuare le ricerche della mia tesi di laurea.

Anche li  le immagini  mostravano la somiglianza effettiva  dei 2 regimi: le parate, le delazioni,  le pratiche poliziesche con gli arresti notturni. Era  la stessa  violazione dei diritti umani, sociali  e civili, e il pubblico del cinema commentava: “A eto kak u nas!” E questo proprio come da noi…

 Molto interessante quello che aveva affermato  nel cap. 49  del libro:

 “Ci sono due forze nell’animo umano, lo spririto di sottomissione, che spinge ad accettare pedissequamente qualsiasi realtà (era quello che avevano dimostrato gli ebrei, scavando la propria fossa, in attesa di essere uccisi, il momento sospirato della  liberazione, ma anche di molti sovietici, al tempo delle purghe).

 “Ma esiste anche lo spirito della libertà, che spinge alla rivolta, come è accaduto nel ghetto di Varsavia, nel campo di Treblinka,  come pure a Berlino, nel 1953, dopo la morte di Stalin, con la ribellione  degli operai per salari migliori e per  la libertà di sciopero, e a Budapest, nel 1956. L’aspirazione della natura umana alla libertà  è invincibile: può essere schiacciata, ma non annientata. Questa è la luce del nostro tempo, la luce dell’avvenire” ( op.cit. cap. 49, p.200).

                                                                                     ***

L'8 settembre del 1965  quando io sono tornata in Italia,  gli scrittori  Daniel e Sinjavski dovevano essere arrestati.  Alla stazione un amico mi aveva portato il giornale che aveva pubblicato un racconto di Daniel “ le mani”.

Cominciava  il regno di Leonid Breznjev !...

- Kak budem sejcias  zit? Come vivremo ora ? diceva il famoso intervistatore  di Radio Erevan, protagonista di tutte le migliori storielle sovietiche.

"Po Brezniemu “.rispondeva l'intervistato.

Come Brima"- Con un gioco di parole: alla maniera di Breznjev...E Brima  che il dissenso dilagasse come un fiume in piena  in tutto il paese, sarebbe  passato ancora   un quarto di secolo.

L'Empire doveva veramente "éclater", solo  sotto il peso delle rivolte nazionalistiche: come un castello di carte. Dovevano pensarci gli Ukrajni, gli Armeni, i Georgiani, gli Uzbechi,  i Kirghisi, gli Estoni, i Lettoni, i Lituani, a   sollevare i Russi della Moscovia dal fardello  eccessivo  delle cure dell'impero.

 Ma la democrazia sarebbe stata veramente  possibile?

 Le vicende di Putin, ex agente del KGB  che  è stato  eletto 2 volte come Presidente, hanno finora dimostrato il contrario: se i giornalisti che difendono  la libertà di informazione  e alcuni  rappresentanti delle Associazioni per i diritti umani vengono fatti regolarmente  fuori, la democrazia non può considerarsi   esaurita   con  il ricorso alle urne.    La strada in Russia è ancora molto lunga. E così pure in Ukraina e in Bjelorussia.

 E per celebrare degnamente il settantesimo anniversario della vittoria di Stalingrado, bisogna rileggere “Vita e destino”, il libro sequestrato dal  KGB.

lunedì 4 febbraio 2013

Colonialismo, guerra in Mali, asimettria del confronto

1) Le risorse  del sottosuolo  e gli interessi energetici internazionali.
La prima cosa da notare all’origine della decisione di  andare in guerra nel Mali da parte di Hollande, è l’estrema necessità di tutelare  i giacimenti  di gas e petrolio nel Sud dell’Algeria,  a In Amenas, e a Touademi, fra la Mauritania e l’Algeria, nonché quelli di uranio nel Niger e nel Nord del  Mali, vitali per le centrali nucleari in Francia.
Il Governo italiano ha dato un supporto ai francesi, 3 droni e gli istruttori militari per l’esercito  africano, perché possa combattere gli Al khaedisti: l’Eni, interessata alle attività estrattive,  ha certamente dovuto suonare le trombe per sollecitare la nostra solidarietà.
Molto grave per gli interessi energetici occidentali   l’episodio del sequestro di ostaggi a In Amenas, da parte dei Firmatari del sangue, uno dei gruppi jihadisti più determinati e  selvaggi, guidati dal Guercio, Moktar Ben Moktar, chiamato così per aver perduto un occhio quando era al seguito di Ben Laden in Afganistan, all’età di 19 anni.
 L’intervento-blitz da parte dell’esercito algerino è stato brutale ed efficace:sono morti 123 terroristi e 11 ostaggi.
Non si poteva fare altrimenti, ha detto Hollande, anche perché  un altro gruppo, “I difensori della sciaria”aveva collaborato  all’azione,  avendo a sua disposizione armi modernissime, (tra cui additittura dei missili) appartenute ai seguaci di Gheddafi, in Libia:  se ne  era impadronito scontrandosi con i lealisti di Bengasi. 
Grazie al bliz algerino  sono state per fortuna ricuperate.
Ma in Algeria ci sono altri jihadisti, provenienti dall’Afganistan fin dal 2006: capitanati da Drukdel, che si nasconde fra i monti della Kabilia. (la sua  fonte di finanziamento è la droga). Mentre nel Sud, c’è un altro gruppo, guidato da Abu Sahid che fa soldi con i sequestri di persona ( cfr. il caso  Cicala)
Poiché i francesi hanno liberato  Gao, che era la loro roccaforte,importante perché sulla strada verso i giacimenti petroliferi di Duenza,  e sono  arrivati a Timbuctù, la città  più importante  del paese sul piano culturale, ora i ribelli scappano nel deserto, riservandosi probabilmente delle azioni di guerriglia terroristica in futuro.
 Una famosa  storica canzone francese dice:
 Malbrough s’en va-t-en guerre
 miridon, miridon, mirodaine
 Malbrough s’en va –t- en guerre
 Et ne sait quand reviendra.
 I giornalisti stranieri non hanno diritto di accedere alle zone dei combattimenti, per motivi di sicurezza,- dicono i francesi- Così vengono pubblicati  solo i comunicati  ufficiali dall’esercito. Nessuno è lì per raccontare  i  probabili danni collaterali che gli attacchi dell’aviazione hanno prodotto sui civili del Mali.
 Tuttavia   è il caso di ricordare che il fanatismo religioso  nei paesi dell’Africa occidentale è alimentato anche da profonde ragioni di ingiustizia sociale, di mancanza di sicurezza, e, sul piano finanziario, da un imponente traffico di droga. (60 tonnellate di cocaina negli ultimi 10 anni)
. Lo ricorda un articolo di Kofy Annan, ex segretario generale dell Onu, originario del Ghana.
 C’è una grave crisi economica, e i giovani sono completamente senza lavoro,  esercito e polizia sono mal pagati, quindi corruttibili e non efficaci nella protezione dei  cittadini.
 L’industria petrolifera e tutte le attività estrattive minerarie hanno creato grandi disparità nei redditi, fra minoranze elitarie che si sono molto arricchite, e la stragrande maggioranza della popolazione,  rimasta poverissima.
 Pertanto sono urgentissime  riforme per creare lavoro nella costruzione di infrastrutture, per incentivare l’agricoltura,e promuovere la scuola e la formazione professionale: obiettivo,  sottrarre la manodopera al fanatismo jihadista.
L’Europa dovrebbe promuovere quindi non solo interventi militari per la difesa dei propri interessi, ma un’attiva cooperazione economico- sociale, per collaborare al contrasto del narco-traffico e al futuro benessere generale delle popolazioni, in Africa e in Nord-Africa.
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 L’Europa avrebbe già potuto intervenire per esempio,  sulla questione dei Tuaregs, sui nomadi del deserto, che sono divisi in jihadisti “Difensori della Fede” (Ansar Dine), favorevoli alla sharia,  e laici intellettuali.
L’invasione  di Ansar Dine ha provocato la fuga di centinaia di persone da Timbuctù, imponendo il silenzio alle musiche e alle canzoni.   I Tuaregs  laici, musicisti famosi, che hanno organizzato a Londra e a Parigi importantissimi concerti di blues africani,  grazie allla bande più celebre,  i Tinariwen, premiati  per il loro ultimo album, Tassili, con un  Grammy Award nel 2011.
 Avevano reclamizzato la loro musica  nel  famosissimo  Festival del deserto, frequentato da migliaia di musicofili occidentali,  a Timbuctù, ora appena liberata.
Una famosa cantante, Fadimata,  è l’ambasciatrice nel mondo della musica Tuareg, e  sostiene che i difensori della Sharia sono contrari alla libertà delle donne,  nel vestiario, nelle canzoni, nelle danze, e  vogliono distruggere a Timbuctù  anche  i musei  e le biblioteche, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Conclusione:
 la guerra contro il terrore islamico è asimettrica, dura da 20 anni, quando è cominciata in Algeria, nel ’93,    e non è stata risolta con la morte di Ben Laden. Continua con attentati kamikaze in Pakistan, (l’ultimo è di ieri),in Turchia, in Algeria e in Egitto. Non si sa quando finirà.
 Pertanto è necessaria non solo una risposta militarmente repressiva, ma una  ampia cooperazione economico-sociale, con la scuola, il lavoro, l’educazione,  e un contrasto al traffico di droga, loro principale fonte finanziaria.
 E’ l’Europa che è chiamata a rispondere perché ne  è  ormai direttamente minacciata.