essere come
l’acciaio,
nella
vita in cui tanto
poco possiamo
con cioccolata curar la tristezza
e ridere
in faccia a chi
passa
Questi versi potrebbero essere
la cifra poetica
di due adolescenti toscane, protagoniste del
romanzo di Silvia Avallone, Acciaio, insieme alle
loro famiglie, nella Piombino popolare di Via
Stalingrado, all’inizio del XXI°
secolo.
I versi
sono stati scritti da
Marina Tsvietajeva in Russia, nel 1918, in
piena rivoluzione e
in piena guerra
mondiale, quando la
Russia
aveva fame e
freddo, alla vigilia
dell’Anno Nudo.
Il romanzo, “Acciaio”,( Rizzoli, 2009),
che ho letto di
un fiato, è per me
una vera t.a.c, dell’Italia
odierna, di un’Italia malata, dove
tutto è inquinato :
i discorsi, dalle
escandescenze e dagli insulti, l’aria, dal fumo
della acciaieria, la
Lucchini S.P .A, le spiagge
dalla spazzatura, le relazioni
familiari dalla miseria. E senza
ideali.
“
La vita, un sobborgo dove
non si può
vivere”,- diceva Marina
T- , esule a
Berlino nel 1922, col marito al fronte, capitata, per carenza
di mezzi, in un
quartiere operaio di
periferia.
I
casermoni popolari, costruiti
con buona volontà,
dalle giunte di
sinistra, con vista mare, (e
non con vista
fabbrica), guardano all’Elba come
al paradiso dei
tedeschi e dei
milanesi, ma per tutti i loro,abitanti di
Via Stalingrado, impossibile.
A
Piombino, - scrive Silvia A- .“Il
mare e il
muro dei casermoni sembrano la
vita e la
morte che si urlano
contro …
Sono
tutti uguali, con la
facciata che somiglia alla
parete dei loculi
di un cimitero”.
A
Piombino, l’ex acciaieria
Ilva, dotata di
4 altoforni, ora ne
ha solo uno. Molti
i licenziati. E i
casermoni, costruiti negli
anni Cinquanta, completamente degradati,
nessuno pensa a
restaurarli.
Ilva, era
il nome etrusco
dell’Elba, perché anche
2 millenni fa
si estraeva il
ferro dalle sue
miniere per fabbricare armi.
Rispetto a quelli che
lavoravano alla vecchia
Ilva, oggi i salariati,
operai e impiegati, sono ridotti
a 1 terzo,perché un’importante partecipazione finanziaria di capitale
russo ha richiesto vistosi tagli
di personale. Ed è così che
la gloriosa fabbrica del
passato è’ diventata la
triste Lucchini S.p.a, che
fabbrica di tutto:
rotaie, binari, componenti
per bastimenti, armi, ma dove i top
managers continuano a
licenziare gli italiani, perché
il costo dei
rumeni, ukraini e marocchini
è decisamente più
conveniente. Delocalizzare dunque.
***
Marina T. ha 30
anni quando fugge
da Mosca per
rifugiarsi a Berlino,con sua
figlia Alia , insieme a
tanti altri scrittori
e artisti, privati della
loro libertà, (1922)
Abitava in
un quartiere di
periferia. Lo vedeva. C’era
chi stava peggio
di lei. Scrive allora un
breve poema:
“Quelli delle
fabbriche”.
“Stanno con
tetraggine operaia
I corpi
di fabbrica anneriti
dal fumo
Sopra la fuliggine scuotono i
ricci
I cieli, mossi
a pietà.
Verso la
fumosa orfanità dell’osteria
Si trascina un
berretto unto di grasso.
L’ultima sirena
della periferia
Ulula, chiedendo
giustizia.
Il suo
penoso ululato
Azzanna la
vostra sazietà di velluto
E Dio? Affumicato fino alla
fronte
Non interviene
Versi che potrebbero essere, a 90 anni di distanza, un commento di fuoco al romanzo di Silvia Avallone.
Versi che potrebbero essere, a 90 anni di distanza, un commento di fuoco al romanzo di Silvia Avallone.
2)Personaggi e
vicende.
Enrico,
metalmeccanico grande e
corpulento, a riposo
in
un
giorno festivo, segue
preoccupato e geloso col
cannocchiale la figlia
Francesca, sulla spiaggia di
fronte.
Orrenda. “Sabbia mescolata
a ruggine,e a immondizia,
cumuli e
cumuli di alghe
che il Comune
non rimuoveva, e quando
il sole scioglieva l’asfalto, l’afa ammorbava l’aria, e le tossi espulse
dalle ciminiere della Lucchini,ristagnavano sopra
la testa”.
Il degrado
ambientale fa parte del
quadro..
“Come cazzo
va in giro
conciata tua figlia ?- urla Enrico
alla moglie Rosa,
che avvilisce dentro
un secchio. mentre, su un
altro balcone Arturo, padre
di Alessandra, l’amica
del cuore di
Francesca, dice alla moglie,
Sandra:
“Visto che
sono stato licenziato,
perché rubavo il
gasolio alla fabbrica, vado anch’io
in spiaggia. Oggi è
bello.
Nato
a Procida, era
stato prima borseggiatore, poi
operaio e poi
caporeparto.
Cera tutto
da pagare in casa : la rata degli elettrodomestici, l’affitto, ma
lui si era
giocato lo stipendio a
poker. Sandra, molto
politicizzata,diffonde i volantini
di Rifondazione comunista, lavora, legge almeno 1
giornale ogni mattina, ma
è sconfortata. Dal marito
nessun soccorso. “Perché lo ha sposato,‘sto
disgraziato”?-si chiede.
Il sabato
sera il loro
figlio Alessio esce
dalla fabbrica, si precipita
nella doccia per
scartavetrare il nero Coke
dalla pelle. Il lavoro?
Prima portava la
ghisa dall’altoforno ai convertitori, ma ora
lavorava sul carroponte.
Uno
da fuori non
può capire che cosa
significa trasformare
tonnellate e tonnellate
di materia, la più
dura che esista. Alessio è sfiancato
dopo il turno notturno di
8 ore ,all’interno dell’altoforno.
“Guardava le
colate continue dell’acciaio
quando hanno il colore del
sangue ... Acciaio fuso che
cola in siviere,
acciaio incandescente che diventa
prodotto di mercato,
profitto,
salario,connessione fra le città,fra
luoghi e tempi :
che si fa
binario.(La vita è rotaie: non
piangere!.. –diceva Marina.)
Alessio sogna la Golf , e
vota Forza Italia:
la sinistra è
sfigata,- pensa. Il sabato sera però vuole andare
in discoteca, a
cercare quelle che
la danno,non senza
un po’ di
cocaina prima.
“Lavorare tutta
la vita là
dentro avrebbe senso
se ti dessero
5-6 milioni al mese – dice
al suo amico
Cristiano-
- Allora si, avrebbe un
sacco di senso-
(Mi chiedo: qualcuno ha
regalato a Marchionne AD. della Fiat, questo romanzo?
Brillante top
manager, guadagna 420.000 euro
al mese, a fronte
dei 1500 euro della paga operai.( un dislivello remunerativo mai raggiunto prima!)
Ma,- dice,-
sono 3 anni
che non va
in vacanza . Fuma 20
pacchetti di sigarette
al giorno e lavora
ai calcoli con
musica a tutto
volume. Ora sono
finiti anche gli
incentivi dello Stato. Vendere
le macchine è dura,in un
mondo globalizzato e nell’Europa
in crisi, con la
agguerrita concorrenza tedesca
.
E lui ha
perduto la vera
ricchezza al mondo: il
tempo per vivere,
e per ascoltare
coloro che le macchine
le fabbricano, (mentre i politici, ora
che “i cancelli dello
zoo sono stati
aperti, fanno a gara a chi
muggisce o raglia
meglio, di preferenza in
televisione”)
Ha
senso per lui
una vita così? Beh,
almeno i suoi
figli studiano in Svizzera
e respirano l’aria buona.
Lo
vedremo al prossimo
incontro con i sindacati
riuniti,CGIL e Fiom
comprese.
Un patto
sociale, ma anche una
legge sulla rappresentanza sindacale, che dovrebbe
non escludere la CGIL , maggioritaria
per numero.
Per il progetto di Pomigliano Marchionne dovrà pure trovare
ora il tempo per
ascoltare il dissenso.
E intanto
un attentato telecomandato
contro la sede della Cisl, rinnova la
vecchia pratica terroristico-intimidatoria al
momento di stipulare
contratti di lavoro. Sacconi punta
sulla divisione sindacale, che si
è manifestata a
Pomigliano,mentre la Presidente della
Confindustria, memore della
scala mobile ottenuta negli
anni Ottanta, grazie all’unità
della Confederazione, con
Lama, alla direzione della
CGIL, abbraccia Epifani
e Camusso, sperando che il
miracolo si ripeta )
***
Tornando al
romanzo, Alessio, operaio alla Lucchini, deve arrotondare
la paga, nettamente insufficiente, e
col suo amico
Cristiano va a rubare
cavi di rame
da tralicci dismessi, alle Dalmine :
venderli conviene, almeno per
la droga, ma non
è abbastanza per
comprare una Golf, la
macchina dei sogni.
Non aveva
il coraggio di
cambiare lavoro, di
rischiare mettendosi in
proprio, come gli
consigliava Arturo, suo padre. Lui aveva fatto
così. Commerciava ora in
quadri d’autore, pagando con moneta
falsa.
Lui Alessio
preferiva invece restare
operaio e “non inculare
la gente”.Ma la Golf alla
fine gliela compra
suo padre.
La
scuola a Piombino: ci vanno
le due adolescenti, Alessandra e
Francesca, molto amiche
e molto belle.
Tra
i compagni molti
sono i ripetenti.
Per ora scaldano
il banco, (come prescrive
la legge), ma fra
due anni andranno
a lavorare alla Lucchini, a“sollevare siviere, e a
perdere un braccio,
nel turno di
notte”(!)
Per la bella
Francesca parole oscene,
suggerite dall’ultimo libretto porno, portato in
classe, per non
morire di noia.
Suo
padre è contrario alla scuola :
tempo perso, deve restare
a casa ad
aiutare sua madre, e quando Francesca va
alla festa di
Ferragosto,a sua insaputa, la
massacra di botte.
Contraddizioni e
compromessi sono evidenti,
soprattutto nelle donne
adulte, le madri del
passato, che non hanno
il coraggio di
affrontare la solitudine di
una vita autonoma.
Le storie
sentimentali,le passioni,
gli incidenti fino
alla tragedia finale, la
morte di Alessio
in fabbrica, tutto si avvicenda
per i personaggi
vorticosamente.
Non
li racconterò per
non togliere la
sorpresa.
Lascio a
voi il piacere
della scoperta e dei commenti.
La
mia domanda è: per
fare una vera
letteratura bisogna fare la Tac alla
realtà? Complimenti a Silvia Avallone, piemontese
di Biella, e
dott.ssa. in filosofia , per averlo
osato, e per
averci trascinato nell’avventura della
sua narrazione col suo
stile sciolto, aggressivo,
cinematografico.
Dopotutto quando si
ama un individuo, non deve essere necessariamente del
genere opposto. Questa è la verità alla
quale approdano Alessandra
e Francesca.
Le
due adolescenti, arroganti
nella loro bellezza
e aggressive nei
loro comportamenti, inteneriscono
per la loro fragilità, e
per il loro
bisogno di fare
muro a due, contro un
mondo maschile duro, ostile,
violento o, nel migliore
dei casi, irresponsabile.
E
L’Elba, l’Ilva degli Etruschi , è
pronta ad offrire
alla loro
amicizia, fedele nonostante
tutto, il paradiso necessario
per respirare.
3) 11 settembre
2001: irruzione della storia.
Al
bar, si affacciano i
metalmeccanici, fra un turno
e l’altro, dopolavoro o
prima -del -lavoro, e
vecchi pensionati. Biliardino,
e televisione a tutto
volume per vedere
la partita. Nessuno ascoltava nessuno
se non c’erano
di mezzo sesso e soldi
Ma a
un certo punto:
TG, edizione straordinaria !...
Tutti parlavano
tutti insieme.
-Ma fatemi
sentire, - dice il
gestore del bar spazientito!.. E improvvisamente si fermano
tutti.
Le immagini : due Torri, con
una scritta, World Trade Center,
una colonna di fumo,
e il commento
di Giulio Borrelli da
New York:
“Questo è
il più grosso
attacco terroristico portato
nel cuore dell’America.”
Dopo 42
minuti crolla il secondo
grattacielo.
Il titolo
del Manifesto “ Apocalisse!”
“Dalla Lucchini
decine di radio
e televisioni, tutte sintonizzate sulla
stessa frequenza. Gli uomini
in tuta guardavano e
contemporaneamente fondevano ferro, carbonio,ghisa e
acciaio.
A Manhattan
ora c’era un buco, e
stava per cambiare
la direzione del
mondo.”Quello del XXI°
secolo.
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